Il volume “Genere e Giappone” (Asterisco Edizioni, 2023, 220 pagine), curato da Giorgia Sallusti analizza come la cultura popolare giapponese, rappresentata attraverso manga e animazione, ha radici profonde nell’immaginario occidentale da diversi decenni.
Attraverso analisi dettagliate di manga e serie animate, Sallusti traccia un quadro delle rappresentazioni queer e femministe nei media popolari del Giappone. Secondo Sallusti, i saggi presenti nel volume delineano un concetto di femminilità che va oltre l’antica visione della donna obbediente, offrendo figure femminili assertive e attive.
Il saggio introduttivo, dedicato a Sailor Moon e curato da Andrea Pancini, evidenzia come la serie sfidi i tradizionali ruoli di genere e il modello eterosessuale dominante fin dal suo primo volume. In Sailor Moon, i personaggi maschili sono quelli che necessitano di protezione, ribaltando così le convenzioni. Inoltre, la serie introduce uno dei personaggi queer più iconici del mondo degli anime e dei manga, Sailor Uranus, il cui aspetto e comportamento variano a seconda del contesto, sfidando le norme di genere.
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“Sailor Moon” (titolo originale “Bishōjo Senshi Sailor Moon”) è un manga shōjo creato da Naoko Takeuchi. È stato serializzato dal 1991 al 1997 e ha ottenuto grande successo sia in Giappone sia a livello internazionale. La trama segue le avventure di un gruppo di ragazze guerriere, le “Sailor Senshi“, che combattono per proteggere la Terra da forze oscure.
Anche il collettivo femminile di mangaka CLAMP offre un’interpretazione innovativa dei ruoli di genere nelle loro opere. Francesco Osmetti, in un altro saggio presente nel volume, analizza come opere quali “Il ladro dalle mille facce” sovvertano i ruoli tradizionalmente associati ai generi, conferendo alle donne un potere e un’autonomia raramente visti nei media giapponesi.
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Personaggi come Lamù, creata da Rumiko Takahashi, rappresentano un’altra forma di femminismo attraverso la sua forza e autonomia. Nel saggio dedicato a Lamù, Sallusti la identifica come un esempio di “xenofemminismo”, in quanto sfida le norme di genere e rifiuta l’ordine sociale patriarcale.
Mara Famularo offre uno sguardo storico sul Gruppo dell’Anno 24 e la loro rivoluzione nel mondo dei manga a partire dagli anni ’60. Queste mangaka hanno aperto il genere shojo a tematiche più complesse e hanno sfidato i dualismi di genere e l’eteronormatività.
Il volume comprende anche analisi su altre opere popolari come “Aggretsuko” e “Pokémon”, oltre a critiche su rappresentazioni problematiche, come quelle presenti in “C’era una volta… Pollon“. Inoltre, vengono esplorate opere che affrontano temi delicati come la violenza di genere e la condivisione non consensuale di immagini intime online.
fonte: il manifesto
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