Un tragico sabato mattina. La musica italiana piange una delle sue colonne portanti. Milva, decenduta all’età di 81 anni, nella sua casa di Milano. 15 partecipazioni al Festival di Sanremo (record insieme Peppino Di Capri, Toto Cutugno e Al Bano), oltre 80 milioni di copie vendute in tutto il mondo, quasi 180 dischi registrati, fan ai quattro angoli del pianeta, oltre mezzo secolo di carriera, per poi ritirarsi dalle scene nel 2010.
Tre anni prima, nel 2007, la intervistammo, a poche settimane dalla sua ultima partecipazione sanremese con il brano “The Show must go on”. Riproponiamo alcuni estratti di quell‘ultimissima intervista firmata Michele Sabia, in omaggio ad una delle più grandi interpreti di sempre della musica italiana, attrice sublime e cantante eccelsa. L’immortale Milva.
Tutto ciò che faccio mi piace, perché se scelgo di mettere in atto qualcosa è perché mi piace farlo. Ci sono delle cose che ho deciso di fare con poca considerazione, non pensandoci profondamente, e che avrei potuto evitare di fare, magari riposandomi un po’ di più. Ma, in linea di massima, tutto ciò che faccio, soprattutto ora, lo scelgo perché realmente lo voglio fare.
Qual’è il suo rapporto col mondo omosessuale?
Ho molte conoscenze nel mondo omosessuale, molti amici sono famosi altri meno. So di essere molto amata dal pubblico gay.
Sente di dover dire grazie a qualcuno in particolare?
Posso dire che ho avuto degli incontri molto importanti e fortunati, come quello con mio marito, ma li ho avuti anche nel mondo del lavoro e nel mondo delle amicizie. Incontri di grande valore.
In che cos’altro si sente rossa, a parte il colore dei capelli?
Il rosso è anche un modo di essere politicamente, è un modo di avere il cuore a sinistra, è un modo di sentire, che è poi la canzone che ho cantato con Enzo Jannacci e che ha mille significati. Amo il rosso perché è un colore molto determinato e forte, così come lo sono io, e credo sia alla base dell’amore che gli omosessuali hanno nei miei confronti. Loro hanno visto e capito che sono una donna che si è sempre ‘sbattuta’ da sola, mai attraverso altre persone.
Cosa la rende felice?
Niente mi rende felice e tutto può rendermi felice. La felicità non esiste, ci sono momenti di gioia, di grande benessere, che dipendono da chi e con chi li condividi, ma la felicità proprio non c’è. Non ricordo di essere stata felice per 24 ore. Cosa vuol dire essere felice? Devi essere stupido per essere felice.
Non è la prima volta che in questa intervista mi parla di incontri straordinari? Quali e con chi?
L’aver lavorato con Giorgio Strehler, il lavoro con Astor Piazzola, ma c’è sempre stato un grande impegno dietro, non è che ci si è abbandonati al momento straordinario di quell’attimo. Subito dopo si passa ad altre cose, ad altre sensazioni.
Nel 2004, nel corso di un’altra nostra intervista, Milva volle così salutare i lettori di Gay.it
Cari amici, sono vostra amica da sempre, vi sono vicina per tutto quello che sono i vostri diritti ed i nostri doveri per riuscire ad ottenere i giusti riconoscimenti sulla stessa scala di valori. Vi ringrazio molto dell’affetto che mi dimostrate e continuate a dimostrarmi, seguitemi ancora per un po’!
Cara la nostra Pantera di Goro , spero la terra ti sia lieve ! R.I.P.