ALESSANDRO IL GRANDE (BISEX)

Da divulgatore scientifico a paladino della visibilità gay. Alessandro Cecchi Paone, del suo 11esimo posto come icona gay, dice: «è la conferma che un filo di pancetta non allontana gli ammiratori».

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«I gay sono persone che, contrariamente a quello che si crede, non passano la loro vita nelle saune, nei giardinetti, nei gabinetti pubblici, ma come tutti hanno i loro amori e le loro pulsioni, le loro attrazioni, ma lavorano, studiano, soffrono, lottano, anzi, forse, anche più degli altri a causa della loro posizione». Bastano queste poche righe per presentare Alessandro Cecchi Paone. I lettori di Gay.it lo hanno imparato a conoscere bene, da quel famoso giorno del suo coming out, in cui una parte dell’Italia, quella gay, si è sentita meno sola e l’altra parte, quella etero, si è trovata spiazzata e sorpresa. Oggi, dopo tre anni, Alessandro, con la sua nuova trasmissione Azzardo, e gli altri suoi mille impegni, ha dimostrato che la società italiana ed il mondo del lavoro hanno bisogno di noi, e che l’essere gay non pregiudica una carriera. Basta non arrendersi e, soprattutto, non nascondersi.
Ritorni in tv con una sfida tutta nuova, il quiz Azzardo, su Italia1. Sei emozionato?

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Più che emozionato sono incuriosito, perché il linguaggio del quiz non è quello mio specifico. In trent’anni di carriera ne ho fatti alcuni, ma sempre a titolo sperimentale. Quindi, un quiz così importante, un quotidiano su una rete che da tempo corteggiavo come Italia1, mi incuriosisce molto, perché mi metterà davanti a situazioni che non conosco benissimo, ed in cui mi imbatto per la prima volta.
Nessuna ansia, dunque, nel fare qualcosa di diverso rispetto a quello che hai fatto per anni?
No, ansia nessuna. Grande curiosità e divertimento, perché probabilmente mi trovo di fronte a situazioni che in 30 anni non ho mai incappato, come la scelta di una valletta o di un corpo di ballo.
Ci dai un anticipazione sulla tua partner?
La partner ho chiesto che fosse, ed io stesso ho partecipato alla scelta, di una grande bellezza fisica, ma anche di una grande simpatia, intelligenza e capacità di interloquire con me. Non potrei avere accanto un oca giuliva, proprio perché la mia concezione delle donne non è questa. E poi ho chiesto di avere non solo delle donne in questo gruppo di collaboratori, ma per rispetto delle donne a casa e dei gay, almeno un bel ragazzo. Perchè non si capisce il motivo per cui donne e gay debbano guardare sempre belle ragazze e non bei ragazzi.
Quale sarà il meccanismo del tuo quiz?
La cosa fondamentale, dal punto di vista del meccanismo, è la difesa del montepremi. Si parte già con un montepremi molto alto, 250.000 euro a testa, che nel corso del quiz va difeso più che accresciuto. L’altra novità è che siamo in un nuovo secolo, quindi anziché prenotarsi per la risposta con un pulsante o con una gara di rapidità, bisogna assicurarsi di rispondere con una specie di asta, cioè bisogna puntare delle cifre e vincere nel confronto con gli altri per avere il diritto di rispondere.
Questo è un periodo particolarmente ricco per te: partecipazioni televisive, pubblicità, un programma tutto nuovo, e l’iper reality Open Space appena terminato. C’è chi si sarebbe aspettato, dopo il tuo coming out, una tua messa a riposo. Il tuo caso dimostra che venir fuori anche per quella che è la propria sessualità non è sempre discriminante, almeno nel mondo televisivo…

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Veramente non è discriminante in tutti i mondi, nel senso che il coming out è una definitiva pacificazione con se stesso e con gli altri, in termini positivi, in termini di ottimismo e di trasparenza. E questo non può che essere gradito. Di conseguenza è inevitabile che ci sia una specie di circolo virtuoso tra te ed il mondo, anzi, è anche più facile avere dei guai fingendo, nascondendosi, perché si percepisce l’imbarazzo, la paura, il non fidarsi. Dopo il coming out si è talmente sereni con se stessi e con il mondo che i rapporti non possono che migliorare, e quindi secondo me non è strano quello che è successo. Aggiungerei poi, su un piano un pochino meno profondo, la certezza che la società iataliana sia molto più avanti, sia dei suoi rappresentanti politici sia dei vertici della Chiesa.
A conferma di ciò che dici c’è il grande successo di pubblico di un film come Il padre delle spose con Lino Banfi, in cui si trattava il tema dell’amore lesbico e che ha avuto oltre 7 milioni di telespettatori. Mentre in politica si discute ancora di PaCS e adozioni gay…
Esatto! L’Italia è un paese civilissimo, come tutti gli altri paesi iper avanzati del mondo, i suoi politici ed i suoi preti sono invece indietro di almeno un secolo.
Dobbiamo considerare chiusa la tua esperienza in programmi come La macchina del tempo, programmi di approfondimento e divulgazione scientifica?
Continua in seconda pagina^d
Dobbiamo considerare chiusa la tua esperienza in programmi come La macchina del tempo, programmi di approfondimento e divulgazione scientifica?
Assolutamente no. Questo, innanzitutto, è un esperimento, è una novità. La mia natura di giornalista e divulgatore scientifico-culturale è e resta l’asse portante della mia identità professionale e della mia attività. Tanto è vero che, in conocomitanza con il quiz di Italia1, c’è la nomina a direttore di Marco Polo, che è la più importante rete satellitare italiana in Italia, semmai l’unica rimasta, mentre tutte le altre sono traduzioni di lingua straniera. Quindi, diciamo che mi metto a lavorare con impegno e passione in questa cosa nuova e curiosa ma, per esempio, nella scenografia di Azzardo c’è un enorme mappamondo, ci sono degli enormi pianeti sospesi, insomma dei riferimenti alla mia natura di divulgatore scientifico.
Giovedì scorso è ripartito il Grande Fratello dopo una stagione decisamente avversa per il genere reality. A te che hai apertamente osteggiato in molte occasioni i reality, non deve essere dispiaciuto moltissimo…
Io sono molto contento, perché sono 5 anni che contestavo non il fenomeno reality in se, ma il fatto che sembrasse che ci fosse ormai una identificazione tra reality e televisione. Ogni rete faceva tutti i giorni un reality uguale all’altro, e cambiava solo il nome. Questa è una follia. E se siamo arrivati, come credo, al fatto che nei palinsesti televisivi tra i vari generi ci sia anche un reality, non ho nulla in contrario. Era pazzesca la situazione in cui tv uguale reality, reality uguale tv, con danni enormi per gli spazi e per le risorse economiche per tutti gli altri generi. Secondo me stiamo rientrando nella normalità. Il reality sarà una delle tante cose che si possono fare in televisione, ma per fortuna non più l’unica.
Anche tu quest’anno hai condotto un iper reality, Open Space. Come si concilia questa tua conduzione con la tua avversione nei confronti dei reality?
Perché il mio non era un gioco, non c’erano meccanismi di mortificazione o di forzatura della realtà. Il mio, in realtà, era un talk-show in cui io volevo dimostrare come nella vita quotidiana dei nuovi gay e delle nuove lesbiche ci fosse molta normalità e somiglianza con la vita dei ragazzi e delle ragazze etero della stessa fascia d’età. Io credo di aver fatto il vero reality, cioè quello che veramente ha fornito un contributo per capire chi sono i ragazzi e le ragazze di oggi, e chi sono i ragazzi e le ragazze gay. Nei reality ci sono, per fortuna, delle rappresentazioni della gioventù italiana che non corrispondono al vero.
Sei soddisfatto di come è andato ‘Open Space’?

ALESSANDRO IL GRANDE (BISEX) - paoneF3 - Gay.it

Molto, perché abbiamo fatto piazza pulita delle caricature e dei luoghi comuni. Abbiamo visto persone che, contrariamente a quello che si crede, non passano la loro vita nelle saune, nei giardinetti, nei gabinetti pubblici, ma come tutti hanno i loro amori e le loro pulsioni, le loro attrazioni, ma lavorano, studiano, soffrono, lottano, anzi forse anche più degli altri a causa della loro posizione.
Un sondaggio di Gay.it ti incorona prima icona gay maschile, all’undicesimo posto, preceduto solo da figure femminili. Insomma sei il maschio più desiderato dai nostri lettori. Che ne dici?
Mi fa molto piacere ovviamente, perché lo vedo come un segno di simpatia e di riconoscimento di un lavoro quotidiano, che faccio dal mio coming out. Due anni e mezzo a favore di una visione normale e naturale della bisessualità e dell’omosessualità. Lo vedo anche come la conferma che un filo di pancetta non necessariamente rovina l’immagine ed allontana gli ammiratori.
In questo sondaggio ti precedono solo donne : Madonna in testa, seguita da due icone italianissime, la Carrà e Mina. Tu, in un articolo su un settimanle di gossip, contestavi questa idea di icone, sostenendo che le nuove icone gay semmai sono Cannavaro, Brad Pitt, i giocatori di calcio e di basket. I lettori di Gay.it, però, non sembrano essere d’accordo con te. Perché questa discrepanza?
Mah, io su questo dico, ed insisto, che tra i vari luoghi comuni che voglio battere è quello che l’omosessualità viva una sorta di appartenenza al sesso opposto. Cioè essere omosessuali non vuol dire essere uomini che vogliono essere donne, così come essere lesbiche non vuol dire essere donne che vogliono essere uomini. Insistevo sulla necessità che gli omosessuali maschi avessero icone maschili, che gli omosessuali donne avessero delle icone femminili, proprio per uscire da questa logica. Io credo che l’indicazione di modelli e di icone come la Carrà appartenga a questa fase che secondo me sta finendo, in cui un omosessuale maschio si identificava in una donna, ed un omosessuale donna si identificava in un maschio. Stiamo andando verso la normalità, che è tipica della cultura gay in tutto il resto del mondo, e che prevede un omosessualità come adesione al proprio sesso, e non come fuga dal proprio sesso. Poi, niente di male per chi continua a voler somigliare a qualcuno dall’altra parte.
Cecchi Paone tra qualche anno come si vede e dove?
In vacanza e che si riposa, nel senso che sto festeggiando, insieme ai 45 anni di vita, i 30 anni di carriera. Ho cominciato 30 anni fa con un telegiornale per ragazzi in bianco e nero nel pomeriggio di Raidue, e questo vuol dire che sono trent’anni che lavoro duramente. Oltre ai miei impegni televisivi c’è anche un impegno fortissimo da qualche anno speso per le mie due cattedre universitarie in due facoltà diverse, una a Milano ed una a Napoli. Non intendo certo fermarmi e mettermi in pensione, e sinceramente nemmeno potrei. Però, la mia speranza è che tra qualche anno ci siano un pochino di stacchi in più di vita privata.
In questo momento sei innamorato?
No, perché mi sono trovato a lottare per la libertà sentimentale e sessuale degli altri, non trovando più il tempo per un adeguato spazio per la mia vita privata. È una fase, va bene così, ed adesso devo fare in modo che anche io torni ad occuparmi della mia vita privata. Considerando poi che io ogni giorno sono in un posto diverso è impossibile che qualsiasi relazione nascente si possa consolidare.
Sono in molti a pensare che una coppia gay non possa durare e che non possa essere monogama. La tua opinione a riguardo?
Non c’è assolutamente nessuna differenza reale, dimostrata e documentabile tra una coppia gay ed etero da questo punto di vista. La coppia gay è stata in passato più fragile, ma l’unico motivo era la difficoltà di accettazione individuale per motivi religiosi, sociali e culturali, e l’accettazione da parte della società. Oggi che stiamo lavorando per ottenere dei risultati perché ogni gay sappia di essere assolutamente normale dal punto di vista della natura siamo molto vicini a quella dimensione naturale, per cui la dinamica del rapporto tra due persone non cambia con l’appartenenza sessuale di ciascuno dei due.
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di Michele Sabia

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