Un tempo arrivava in ottobre, come la vendemmia, come i primi freddi, Mina puntuale più di qualsiasi altro artista. Per anni è stato un doppio album, uno d’inediti ed uno di cover a scandire la stagione autunnale ed a rinnovare la sua presenza, se non altro sul mercato discografico. «Ci sono ancora, eccome se ci sono… ed ancora ho fiato per cantare!», sembrava fosse il messaggio subliminale dei suoi lavori. Stavolta invece la cantante ha aspettato il mese di gennaio per questo Bula Bula, il nuovissimo album di brani inediti, a due anni di distanza dall’ultimo Veleno.
Ah Mina… Mina! Icona gay, se vogliamo usare un luogo comune, amata da molti e detestata da altri, un termometro di gayezza sia nel bene sia nel male. Puoi incontrare il gay che ne parla con disprezzo: «Non so che cosa ci trovino in lei e come mai sia stata eletta icona…». Oppure puoi finire in casa di un super macho, per una notte di sesso e scoprire che tra gli scaffali della sua libreria c’è l’intera collezione della tigre di Cremona o un suo poster che dalle pareti sembra guardarti interrogativo dicendoti: «Sei sicuro di quello che stai facendo?!» E stavolta che cosa ci avrà confezionato, con la complicità di Paciughino, suo figlio Massimiliano Pani, deus ex machina del prodotto Mina da anni? Sarà valsa l’attesa?
Beh, direi proprio di sì! Bula Bula è un bel disco. Le canzoni sono state selezionate con grande cura. Ormai sappiamo da tempo che è Mina in persona a sceglierle, tra le migliaia che le arrivano, da autori più o meno noti. Sceglie e registra. Magari accade, come stavolta (ciò giustifica il ritardo nell’uscita), che quando la tracklist è conclusa, arrivano altri brani che le piacciono di più e vanno a sostituirne altri già compresi nella rosa dei prescelti. La copertina come di consueto è firmata da Mauro Balletti, e la ritrae con una lunga treccia alla quale è attaccato un elefantino. Il titolo fa riferimento ad un luogo dello spirito, un’immaginaria isola dove rifugiarsi per dimenticare le brutture di questo mondo: «Bula Bula è un disco/isola – ha spiegato la stessa Mina – un disco/rifugio nel quale dimenticare, per poco meno di un’ora, la muzak (avrebbe detto John Lennon) nella quale siamo quotidianamente immersi».
Vai e vai e vai è il singolo che fa da traino all’intero album, già in programmazione su tutte le radio da alcuni giorni, firmato da Nicolò Fragile, rappresenta un po’ lo spirito del disco. Portati via è un brano tipicamente minoso, la voce maschile al telefono appartiene ad Alex Pani, nipote della cantante. In Fragile, che annovera tra gli autori Gennaro Cosmo Parlato, artista e performer napoletano, ritroviamo lo spirito amaro e drammatico di Mina. Se è firmata da Alex Britti del quale Mina aveva già magistralmente interpretato Oggi sono io (come dimenticarsi dell’unico piano sequenza in cui ne è filmata l’interpretazione nel video Mina in studio?).
Andando avanti nell’ascolto troviamo Fra mille anni, testo di Cheope, musica di Danijel Vuletic, giovane artista che dopo il debutto come cantautore si avvia così ad una promettente carriera di autore. La fin des vacances è l’unico brano non inedito incluso nel disco, Sei o non sei è firmata anche dallo stesso Massimiliano Pani. Molto bello il testo di 20 parole, che precede Bell’animalone, brano paradossale in cui emerge la vena ironica e divertente di Mina. Ritroviamo Fragile tra gli autori di Dove sarai, Quella briciola in più dal sapore jazz è, invece, l’unico brano dell’album firmato da una donna, Maria Enrica Andolfi. A chiudere il disco La fretta nel vestito, dal testo particolarmente interessante… ma non finisce qui. Se lasciate il cd nel lettore ed avete la pazienza di aspettare qualche minuto troverete una ghost track, una traccia fantasma, a sorpresa. Stavolta nonna Mina si avvale della complicità dell’altro suo nipotino, Edoardo, cui appartiene la risatina che si sente ad un certo punto del brano.
Alcune delle canzoni dell’album faranno da colonna sonora al thriller comico La terza stella, diretto da Alberto Ferrari, nelle sale dal prossimo 11 marzo.
Bula Bula… un altro grande segnale della Mina che c’è… ma non si vede. Tuttavia c’è chi ha la rara fortuna di incontrarla. Si racconta che qualcuno l’abbia vista aggirarsi dalle parti di Forte dei Marmi, che questo qualcuno di fronte a cotanta apparizione abbia avuto un malore e che lei, serafica, abbia detto: «Tesoro, tranquillo… sono solo Mina!». Magari queste sono solo leggende… del resto anche lei lo è!
di Francesco Belais
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