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Beards of New York: libro fotografico sui ragazzi barbuti Newyorkesi

BEARDS OF NEW YORK di Greg Salvatori cattura l’individualità, la moda, lo spirito e la sessualità di ogni tipo esistente di uomo con la barba .

3 min. di lettura
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Noi di Gay.It abbiamo intervistato Greg Salvatori, scrittore italiano d’adozione americana, che ha appena pubblicato l’interessante libro BEARDS OF NEW YORK, photo book sui ragazzi barbuti Newyorkesi.

BEARDS OF NEW YORK cattura l’individualità, la moda, lo spirito e la sessualità di ogni tipo esistente di uomo con la barba, con ogni tipo di fisionomia, di ogni etnia esistente.

BEARDS OF NEW YORK  ha ottenuto già articoli sui website gay americani come Out Magazine e The Advocate.

L’introduzione del libro è in inglese con traduzione italiana a fronte, a detta di Greg Salvatori perchè:

fin dall’inizio ho pensato che sarebbe ottimo essere presente sui media italiani, c’e’ bisogno di alimentare una conversazione sana su genere e la mascolinità.

Ma, prima di addentrarci troppo in BEARDS OF NEW YORK, lasciamo che sia il bel Greg Salvatori ad illustrarci il suo stesso progetto e a parlarci, in via informale, di come sia essere italiani e americani d’adozione.

– Vivi e lavori negli USA…ti senti ancora italiano oppure sei ormai completamente “americano”?

Fin da ragazzino non mi sono mai sentito completamente benvenuto in Italia. Essere un cittadino gay in Italia e’ di fatto essere un cittadino di serie B: paghi le stesse tasse degli altri ma hai meno diritti degli altri. E’ difficile sentirsi parte di una comunità che ti rifiuta quotidianamente.

– Cosa ti piace degli USA che non riesci a trovare qui in Italia e viceversa?

Negli USA le persone non hanno paura. Soprattuto in ambito professionale, l’americano medio cresce con il mantra del “chi non risica non rosica”, ha una attitudine al rischio ottimista, ci prova, e questo crea lo spazio per nuove iniziative di ogni tipo, e non solo artistico e fotografico. L’italiano medio tende più a minimizzare i rischi e mettersi in sicurezza e questo a volte blocca un’opportunità sul nascere.  In Italia le persone hanno un buon rapporto con il passato e con la cultura.  Una cosa che adoro dell’Italia e’ la consapevolezza di avere ricevuto così tanto dalle generazioni precedenti. La storia, la cultura, l’arte sono importantissime per tutti, dal professore universitario al cameriere del bar all’angolo.  Per un creativo questa energia e’ una risorsa incredibile, un pozzo senza fondo di idee e opinioni nuove.

– Cosa vuoi comunicare al pubblico, in primis, col tuo nuovo progetto BEARDS OF NEW YORK?

​BEARDS OF NEW YORK vuole essere piacevole e scanzonato, e provocare una riflessione senza troppe pretese. Nel mondo – e in Italia – c’e’ ancora molto bisogno di parlare della misoginia e dell’omofobia che si nascondono tra le pieghe della mascolinità. La barba, simbolo di mascolinità, contrasta con lo sfondo rosa Barbie delle foto e mette sotto pressione la mascolinità di questi uomini. Alcuni non aspettano altro che un occasione per mostrare i loro trofei follicolari e i loro corpi palestrati. Altri, al contrario, usano la barba per coprire parte di un volto che non amano troppo. Alcuni usano la barba per mostrare la religione in cui credono. Ho fotografato quelli che “chi se ne frega del look”, ma non toccategli la barba impeccabile, e quelli che ti arrivano in studio e passano mezz’ora in bagno ad aggiustare il capello… Ho incontrato ragazzi giovani che usano la barba per sembrare più maturi e uomini maturi che la usano per ringiovanire il proprio look. Ho scattato ritratti di uomini che si sentono l’autorità definitiva in fatto di barbe e si arrogano il diritto di definire che cosa è una “vera barba”. Ho parlato con i machi e i duri, che vanno presto in paranoia appena gli menzioni il glitter. Ho scattato ritratti di quelli che, senza tanti proclami, non si spaventano dello sfondo “rosa da ragazzine” e ti offrono un immagine vera, forte e bellissima della propria mascolinità. Ho ascoltato pazientemente quelli che qualificano il tipo di illuminazione fotografica come “luce da donna” e ho scambiato opinioni con quelli che pensano che il genere non dovrebbe essere nemmeno sul passaporto. La mia domanda e’ semplice: come fai a definirti “un vero uomo” quando hai paura di uno sfondo rosa e del giudizio degli altri?

– Se ti proponessero un bel progetto, bellissimo ma rischioso, qui in Italia molleresti tutto negli USA per tornare qui da noi in pianta stabile?

​Da quando avevo ​17 anni, ho vissuto a Londra, Pisa, Firenze, Parigi e New York. Sono uno che si butta, se mi proponi un bel progetto, e’ quasi impossibile che io dica no. Parliamone!

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