NEW YORK – The Advocate ha definito Baz Luhrmann “il più gay degli etero viventi”, e dopo aver visto la Bohème, nessun omosessuale tesserato potrebbe dubitarne. Come i suoi frenetici, sgargianti e esilaranti film “Moulin Rouge” e “Romeo + Juliet”, Luhrmann ha riempito il palcoscenico di costumi complicatissimi, ambientazioni brulicanti piene di movimento e di pura, prorompente emozione, senza alcun timore di essere etichettato come sentimentale.
Tutto merito della lontana Australia, ultimo bastione dell’incorrotta civiltà occidentale, capace di trasportare i grandi capolavori nel 21esimo secolo, e di produrre artisti visionari come Luhrmann (per non parlare di Nicole, Russell e tutti gli altri australiani che recentemente hanno ritirato l’Oscar). Agli antipodi, è certamente passata molto acqua sotto i ponti da Olivia Newton John in poi…
Puccini ha scritto e composto l’opera nel 1896, seguendo una trama piuttosto standard (anche qui c’è naturalmente una morte tragica, sennò che opera sarebbe…?). Ciò che invece era davvero insolito nella Bohème all’epoca della sua creazione, erano i dettagli azzardati. I nostri amanti maledetti dalla sorte, Rodolfo e Mimì, vivono nello stesso appartamento parigino senza essere sposati. Rodolfo e i suoi amici sono artisti, sregolati e incapaci di pagare l’affitto. Puttane e meretrici fanno da co-protagoniste della storia; insomma, non si tratta davvero della solita opera della nonna, piena di re e regine barbosissimi. Non sorprende perciò che la Bohème fosse un gran successo di pubblico quando uscì.
Luhrmann ha evidenziato gli aspetti più trasgressivi dell’opera, trasponendola nell’era beat di una Parigi anni ’50. Invece di una ampollosa traduzione letterale del testo italiano, i sottotitoli in inglese sono infarciti di gergo del tempo. Così l’opera scorre agevolmente come un video veloce, con quattro complessi cambi di scena e ambientazioni mobili. E in barba alla tradizione dell’opera, gli attori principali hanno davvero l’età dei personaggi, tutti intorno ai vent’anni. Luhrmann evidentemente cerca di richiamare a Broadway un pubblico più giovane, nutrito a MTV, molti dei quali probabilmente non sono mai stati all’opera nemmeno una volta.
Una delle sfide della Bohème è stata proprio quella di trovare abbastanza attori. Con otto spettacoli alla settimana, i protagonisti sono in grado di coprire solo due esibizioni settimanali, a causa delle esigenze vocali, e perciò i produttori hanno provinato più di duemila cantanti in un periodo di due anni, in numerosi paesi. La qualità di ciò che hanno trovato è impressionante. Se avete già visto un’opera, o persino se siete ciò che in gergo viene definita una fedelissima regina dell’opera, la Bohème vi farà certamente aprire occhi e cuore davanti alla grandezza magnifica e universale che questa forma d’arte può raggiungere.
“La Bohème” si replica a Broadway, nel Broadway Theater della 53esima strada a New York. Per i biglietti, potete consultare il sito www.bohemeonbroadway.com.
di Matthew Link – Gay.com
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.