Era l’estate 1973. Con grande disappunto di vecchiette e Lord, Londra era divorata dalla febbre del travestimento. Sotto i flash di fans e fotografi, Brian Eno -tutto capelli lunghi, piume di struzzo e ombretto azzurro- Iggy Pop, Freddie Mercury e Bryan Ferry con Amanda Lear, passeggiavano per la capitale del Glam-Rock.
Ziggy Stardust alloggiava al Blake’s Hotel di Chelsea. Incarnato pallido, eyeliner pesante intorno agli occhi, pantaloni di lustrini, unghie laccate, zatteroni: così si presentava l’alter ego di David Bowie, la vera regina di quell’epoca. David era sposato con Angie, ma in realtà il loro legame era più un’amicizia che un matrimonio. Erano anni in cui David si sentiva Marlene Dietrich e non poteva fare altrimenti. Per fortuna Angie era comprensiva… L’amante di Ziggy era Mick Ronson, il chitarrista del suo gruppo, gli Spiders From Mars.
Mick era una vera checca isterica, pazza di gelosia. Il loro legame era nato appena un anno prima, nell’agosto 1972, quando, al Rainbow Theatre di Seven Sisters Road, si erano lasciati immortalare nel tipico atteggiamento di una fellatio: Ziggy inginocchiato davanti a Mick, con la bocca separata dal di lui membro soltanto da una chitarra. Il loro rapporto andava avanti tra alti e bassi. Naturalmente erano una coppia aperta, soprattutto quando Ziggy partecipava ai festini di Iggy Pop.
Fu lì che, una sera del marzo 1973, Ziggy fu folgorato dalla rabbiosa luminosità di Lou Reed, che era arrivato da New York col suo uomo, per concedersi una romantica vacanza londinese. Ziggy indossava un fasciante abito lamé fucsia che gli lasciava scoperta la spalla sinistra, e un cappello rosa, con lunga piuma dello stesso colore, che gli aveva prestato Angie. Lou non poté fare a meno di notarlo. Ziggy decise che quel nerboruto newyorchese -i bicipiti spavaldamente mostrati da Lou erano famosi in tutto "l’ambiente"- sarebbe stato suo. E quando Ziggy desiderava qualcosa…
Lou mandò il suo puledro a farsi fottere da qualcun altro e prese una camera al Blake’s. Non abitavano sullo stesso piano, si vedevano poco e con molta circospezione, perché Mick era un maniaco omicida e avrebbe potuto combinare guai seri, come quella volta in cui Ziggy dovette andare sul palco con un occhio nero abilmente coperto dal make-up. Questo era il loro rituale. David bussava tre volte alla porta di Lou, che lo faceva entrare velocemente, chiudeva a chiave e correva ad accendersi una sigaretta, mentre David si sdraiava sulla scrivania.
A Lou piaceva toccargli le labbra, infilargli tutte le dita in bocca e poi seguire i lineamenti delicati di quel viso, dalla bocca al naso, intorno agli occhi e fin dentro le orecchie. David lo lasciava fare, fremendo appena le mani di Lou si avvicinavano alla lampo, per aprirla e spogliarlo con frenesia. Ogni volta, quando erano entrambi pronti, David si girava e si stendeva sul tavolo, a pancia in giù. Lou si abbassava i pantaloni. A David piaceva sentire il corpo robusto di Lou che si allungava inclinandosi ad angolo sul suo. Si baciavano, ansimavano, bramavano l’uno la pelle dell’altro con ardore via via più intenso. Uniti da una passione primordiale, carnale e anche languida, tenera.
Ma non poteva andare avanti così, nella clandestinità. Lou cominciò ad essere categorico: voleva David tutto per sé, che mandasse a cagare Mick, una volta per tutte. "A te sembra facile…", piagnucolò David. "Basta. O chiudi con lui o non mi vedrai mai più! Se mi ami, dammi una prova.", rispose Lou. Era il 3 luglio 1973. Quella sera, all’Odeon di Hammersmith, Ziggy Stardust fece il concerto più strepitoso della sua carriera. I fan erano in visibilio. Tra di essi, come al solito, c’era anche Lou, che applaudiva e urlava a squarciagola.
Dopo essere uscito di scena, Ziggy si fermò, tornò indietro, prese il microfono e disse: "Questo è stato l’ultimo concerto di Ziggy Stardust. Stasera Ziggy è morto." Il pubblico ammutolì. Alcuni spettatori cominciarono a piangere e gridare, ma David Bowie non tornò più sui suoi passi. Andò a ubriacarsi in un ristorante con Lou e si fece fotografare, per la prima volta, mentre lo baciava. E Mick Ronson scomparve per sempre dalla sua vita.
di Debora Alessi
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