Il sito internet Vidimus Domini (www.vidimusdominum.org), che si occupa di problematiche connesse con la vita consacrata, ha pubblicato ieri un articolo sulla compatibilità tra omosessualità e sacerdozio, riportando i risultati di due studi condotti all’interno dell’ Istituto Teologico di Vita Religiosa di Vitoria (Spagna). Secondo gli studi, condotti da una religiosa, suor Lola Arrieta delle Carmelitane della Carità, e da un religioso, il gesuita Carlos Dominguez Morano, non vi sarebbe incompatibilità sostanziale, tant’è vero che molti sacerdoti, ammette il gesuita, sarebbero omosessuali: "Nascondere che nel clero e la vita religiosa esista una quota di persone omosessuali – osserva padre Dominguez – numerose almeno quanto in altri contesti sociali, sarebbe un atteggiamento ipocrita che la società in maggioranza non è disposta ad accettare". Padre Dominguez, unendosi alla maggioranza degli psichiatri mondiali che rifiutano di considerare l’omosessualità una patologia, afferma che "si dimentica che questo orientamento sessuale non è, dopo tutto, che un aspetto secondario della persona rispetto alla sua identità essenziale che è data dall’essere figlio di Dio e fratello di tutti gli altri esseri umani".
Suor Lola Arrieta, da parte sua, afferma nel suo studio, che fa parte di una serie di quattro studi che dovrebbero essere pubblicati entro l’anno, che "la persona con buona integrazione della sua sessualità, qualunque sia il suo orientamento, è capace di stabilire relazioni profondamente positive". Viceversa, "quando un celibe non è capace di riconoscere ed elaborare sufficientemente il suo orientamento omosessuale, si cade facilmente in una dinamica impregnata di patologia, di repressione, di occultamento, di sensi di colpa che consumano tutta la vita del soggetto, impedendo ogni progetto dedicato al Regno".
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