“Dobbiamo avere attenzione a ciò che ci sta attorno; stare attenti agli altri; volerci bene” ha detto Elio al Corriere in una toccante intervista a proposito dell’autismo, disturbo molti chiamano malattia, ma che malattia in realtà non è. E nonostante più di 600 mila persone in Italia ne siano affette, tanti – troppi -, incluse le istituzioni, spesso fanno finta di niente. Stiamo parlando dell’autismo, disturbo del neurosviluppo di cui, nonostante coinvolga così tante persone, si sa ancora troppo poco. Questo nell’opinione pubblica.
Dal novembre 2009 Elio ha due figli, Dante e Ulisse. Ulisse è un bambino autistico. Ed Elio conosce bene, quindi, la lotta che tutti i genitori come lui devono affrontare quotidianamente in una società che spesso non comprende i bisogni dei loro figli.
«Siamo ancora all’anno zero. Anzi, sottozero, perché il servizio pubblico non si è ancora messo in moto per sostenere le 600 mila persone autistiche che ci sono in Italia: praticamente un partito politico»
Il 2 aprile si è tenuta la Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo ma, come accade per molte ricorrenze del genere, l’impegno di sensibilizzare e migliorare la situazione, i buoni propositi sembrano fermarsi a quel giorno. In realtà, molto ancora va fatto per aiutare le persone autistiche a inserirsi adeguatamente nella società.
Il disturbo dell’autismo, che compromette l’interazione sociale e la comunicazione, non è invalidante e non preclude a chi ne è affetto di condurre una vita come tutti gli altri. Servono però alcune accortezze, e alcune agevolazioni. Che però, guarda caso, mancano. E questo a partire dal primo incontro che queste persone hanno con la società: la scuola. «Esiste una terapia comportamentale che aiuta ragazzi e ragazze autistici a essere inclusi e costruirsi le armi per vivere una vita autonoma e indipendente. Ma nelle scuole non ci sono le competenze. Non lo dico solo da genitore inviperito. Penso anche che stiamo lasciando indietro potenziali uomini e donne che domani potrebbero pagare le tasse, piuttosto che essere un costo», ha spiegato Elio.
«Il problema è che esistono poche figure specializzare in grado di intercettarli, per intervenire al più presto. Anche ora che Dante ha 12 anni, dobbiamo noi da casa guidare gli insegnanti di sostegno»
In Italia, la Fondazione Italiana per l’Autismo si avvale di volontari per assistere le persone autistiche e le loro famiglie nella vita quotidiana. Ma nonostante il loro lavoro sia fondamentale per avere un rapporto diretto e stabile con gli aiuti, quello che manca è un vero e proprio impegno delle istituzioni. Come ha sottolineato lo stesso Elio: «Manca la volontà dello Stato per affrontare, come ha fatto con il Covid, questa malattia che si sta diffondendo, sulla quale circolano ancora tante fake news».
Per Elio, però, un primo passo è quello dell’accettazione. Capire che chi è affetto da autismo non è “diverso”, e che la solidarietà è fondamentale.
«Dobbiamo avere attenzione a ciò che ci sta attorno; stare attenti agli altri; volerci bene»
Foto di copertina: crediti Maki Galimberti
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