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“Fran Lebowitz: una vita a New York”, arriva su Netflix il doc sull’iconica scrittrice LGBT

Alla regia del doc l’amico di sempre, il premio Oscar Martin Scorsese.

2 min. di lettura

70 anni, a poco più di 20 assunta da Andy Warhol come editorialista per Interview, amica di Robert Mapplethorpe, scrittrice, umorista, lesbica dichiarata da sempre, Fran Lebowitz è un’icona della comunità LGBT d’America, dall’8 gennaio su Netflix con Pretend it’s a City, documentario diretto dal premio Oscar Martin Scorsese.

Fran Lebowitz sa cosa le piace e cosa non le piace… e lo comunica senza imbarazzo. Per decenni, la critica e saggista ha espresso le proprie opinioni a volte in modo brusco e sempre con grande esuberanza. Da vera newyorchese, Lebowitz ha trasformato la schiettezza in un’arte, distribuendo il suo pungente sarcasmo verso la città e sui suoi abitanti sotto forma di cronaca satirica che non risparmia nessuno.

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Fran Lebowitz: una vita a New York raccoglie i pensieri dell’autrice in una guida incredibilmente divertente che ogni newyorchese avrebbe voluto avere a disposizione. Attraverso una classica prospettiva urbana esplora argomenti che vanno da turisti, denaro e arte all’atto apparentemente semplice di attraversare Times Square a piedi (esiste il modo giusto di farlo). Il passato di Lebowitz viene a mano mano a galla: una vita segnata da una perenne curiosità e da un’inebriante indipendenza.

Fran Lebowitz: una vita a New York offre una doppia dose di spirito newyorchese che suscita gioia, furia e riconoscenza tra tutti quelli che amano questo luogo tanto quanto loro due.

Negli anni ’80, quando molti dei suoi amici gay morirono di HIV / AIDS, Lebowitz discusse apertamente dell’impatto degli “anni della peste” sulla cultura americana. In particolare, rimarcò il vuoto culturale lasciato dalla perdita di una generazione di artisti e intellettuali: “Cos’è la cultura senza i gay?“, si chiese Fran. “Questa è l’America, qual è la sua cultura? Non solo New York. L’AIDS ha cambiato completamente la cultura americana … E con l’AIDS, un’intera generazione di uomini gay è morta praticamente tutta in una volta, nel giro di un paio d’anni. E soprattutto quelli che conoscevo. Le prime persone che morirono di AIDS furono artisti. Erano anche le persone più interessanti“. Nel 1987 Lebowitz pubblicò un articolo sul New York Times intitolato “L’impatto dell’AIDS sulla comunità artistica“.

 

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