Più alti e più grassi, e sempre meno dotati. Sono le caratteristiche della nuova generazione di giovani italiani, così come le hanno rilevate gli esperti che aprono oggi, ad Abano Terme, il XXV convegno sulla Medicina della riproduzione in corso fino a domani. Le misurazioni sono state fatte su 2.123 diciottenni veneti dall’equipe del Centro regionale di crioconservazione dei gameti maschili dell’universita’ degli Studi di Padova, diretto da Carlo Foresta. Dalla ricerca emerge che la statura dei maschi raggiunge una media di un metro e 79 centimetri e uno su quattro è obeso.
La lunghezza del pene "a riposo" – e qui viene il tasto dolente – si è ridotta da 9,7 centimetri a 8,9 centimetri, il 10% in meno negli ultimi 60 anni e un ulteriore 1% in meno rispetto al 2001. In 52 ragazzi (il 30,7% dei quali obesi) la lunghezza si era ridotta a circa 6 centimetri. Cambiamenti importanti, considerata la lentezza con cui gli organismi viventi si modificano.
Le cattive notizie, sul fronte delle "misure", non finiscono qui. Aumentano, infatti, anche i casi di "micropene" (sotto ai 5 centimetri a riposo), che oggi riguardano il 3,5% dei diciottenni coinvolti nello studio, a fronte di una media dello 0,6%. Sotto accusa l’inquinamento ambientale e i suoi effetti "anti-androgenici", legati in particolare a diossine, pesticidi, metalli pesanti, additivi di plastiche, vernici e materiali tossici liberati dai detergenti.
L’inquinamento, spiega Foresta, «danneggia lo sviluppo e la funzione dell’apparato sessuale maschile già nel periodo embrionale». Le dimensioni del pene, continua l’esperto, «sono androgeno-dipendenti e la crescita dell’organo si verifica nei primi quattro mesi di vita embrionale, entro i primi quattro anni di vita e durante lo sviluppo adolescenziale». E la riduzione di androgeni è legata anche allo sviluppo di tumori e all’aumento della sterilità.
«Un pene con qualche millimetro in meno non e’ un fatto preoccupante di per se’: il nostro non e’ un allarme sulla capacita’ sessuale dei giovani oggi. Quello che preoccupa – ha concluso – e’ la proiezione nel tempo di questo fenomeno, che annuncia una tendenza all’androginia».
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