E’ possibile l’amicizia tra un uomo e una donna? Il vecchio dilemma che affligge l’umanità, ovviamente solo quella eterosessuale, sembrerebbe risolto, almeno secondo i vivaci intrecci di Imagine Me & You.
Infatti la bella Rachel, pronta a convolare a nozze con quello che lei stessa definisce di continuo il suo “migliore amico”, proprio mentre percorre la navata della chiesa viene stregata dal passo determinato e dal volto enigmatico e fascinoso di Luce, la fiorista di nozze.
Il sì viene comunque pronunciato ma il destino della coppia è diretto verso altri lidi, come mostra la maliziosa locandina che ritrae le due donne di spalle accompagnate da due uomini ma con le mani intrecciate tra loro in quella che sarà molto più di una sbandata passeggera.
Il marito inconsapevole tornerà gradualmente e inconsapevolmente nelle vesti di “migliore amico” agli occhi della consorte, insicura su tutto tranne sulle emozioni che per la prima volta nella vita sta provando.
Nella scia delle migliori commedie britanniche, Imagine Me & You è una bella favola e non solo agli occhi delle spettatrici lesbiche. Nel gioco di sguardi tra le due donne, proprio quando il matrimonio sembra l’ennesima tappa condizionata dalla società, risiede il sogno di tutti di potersi innamorare incondizionatamente di un’altra persona, chiunque essa sia e per quanto il momento possa sembrare il meno opportuno.
Il regista e sceneggiatore Ol Parker, presumibilmente eterosessuale (è sposato con Thandie Newton, l’attrice di “Crash” e “L’assedio”) ma sufficientemente giovane e capace di cogliere le potenzialità di una storia simile senza scadere nel perbenismo o scivolare nel dramma, dichiara di essere partito proprio dalla ricerca del momento peggiore in cui una donna potrebbe vivere un colpo di fulmine, individuandolo nel giorno del proprio matrimonio.
Il taglio che ha saputo dare alla storia ricorda un po’, a ruoli invertiti, il recente Reinas: alla strada verso l’altare dei tanti mariti di marito sotto gli occhi delle madri, si sostituisce qui la fuga dall’altare in un clima alla Notting Hill. Meno peripezie e più brio nei dialoghi, personaggi cesellati e attori perfetti, e soprattutto due ragazze al posto dei tanti maschietti.
Pur sempre una favola, ma con la delicata ironia di stampo anglosassone
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Pur sempre una favola, ma con la delicata ironia di stampo anglosassone e un po’ di furbizia che non guasta, viste le molte strizzate d’occhio agli etero, uomini (le due ragazze – Piper Perabo e Lena Headey – sono molto femminili ed esteticamente inappuntabili) e donne (le madri comunque riescono a prendere sulle spalle la situazione).
Quanto ai maschietti gay, oltre alla solidarietà per le sorelline, resta un po’ di disappunto per non aver assistito a una medesima metamorfosi per il bel maritino deluso (Matthew Goode), magari con l’amichetto biondo (Darren Boyd). Ma forse, se tutti i protagonisti del film avessero cambiato sponda, la storia sarebbe stata magari più divertente ma poco credibile.
Invece uno dei pregi del film sta anche nella sua credibilità. Si soffre, ci si perde e ci si insegue sempre sopra le righe ma si percepisce che una storia così potrebbe anche accadere.
Dopo la stagione degli amori struggenti tra bellissimi cowboy si passa quindi a un clima più sereno. Nel filone gay, parte ormai acquisita del cinema di oggi, l’alternanza tra epopee drammatiche, quasi sempre ambientate nel passato, e commedie brillanti contemporanee segna un po’ la temperatura della nostra epoca.
L’omosessualità può lasciare ancora di stucco qualcuno ma in fondo in fondo, in quanto tale, non turba più nessuno. Anzi, può perfino servire da pretesto per questa variazione su un tema classico: il terzo che giunge a turbare la tranquillità di una coppia. La differenza sostanziale è che il terzo sia una donna interessata ad un’altra donna. Ma manca poco ormai che la differenza non la facciano i fiori.
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di Flavio Mazzini
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