Finché Serena Williams non vincerà un altro Slam, evento che non si verifica da 3 anni, la 77enne Margaret Court rimarrà la tennista ad averne vinti più di tutte. 24, contro i 23 della tennista americana. Una leggenda d’Australian, la Court, a tal punto dall’aver prestato il proprio nome al secondo stadio degli Australian Open, che si stanno svolgendo da due settimane a Melbourne.
Nulla di scandaloso, se non fosse che negli ultimi anni la Court, diventata nel frattempo pastore di una chiesa evangelica, abbia più volte vomitato odio nei confronti della comunità LGBT. Dichiarazioni folli, orgogliosamente omofobe, che hanno scatenato la reazione del circuito e le proteste di decine di tennisti. Tra i tanti spiccano due icone come John McEnroe e Martina Navratilova, 7 Slam singoli vinti lui e 18 lei, che dopo aver preso parte al doppio del torneo delle leggende hanno srotolato in campo, a Melbourne, uno striscione contro la Court.
‘Evonne Goolagong Arena‘, c’era scritto nel lenzuolone realizzato dalla Navratilova in albergo, manifestando così la volontà che la Margaret Court Arena venisse intitolata ad un’altra campionessa di tennis, la 68enne Goolagong, prima donna aborigena di sempre a diventare campionessa Slam, vincendone sette in totale e ben 4 nella sola Australia. “Una campionessa che può ispirare e motivare giovani e meno giovani a fare del loro meglio ogni giorno”, hanno rivendicato John e Martina, che hanno persino tentato di strappare il microfono del giudice di sedia, con la diretta tv bruscamente interrotta dagli organizzatori. “Margaret Court è un ventriloquio che utilizza la Bibbia come scusa per dire quello che vuole. Tennis Australia è di fronte a un dilemma: cosa hanno intenzione di fare con questa zia pazza?“, ha proseguito McEnroe.
“Evonne è un’eroina australiana, Margaret una razzista omofoba“, ha tuonato la Navratilova, lesbica dichiarata dal lontano 1981, con l’Australian Open che ha reagito duramente al colpo di teatro dei due miti, tanto da minacciare di togliergli gli accrediti. Perché la Court, che sia tremendamente omofoba o meno, rimane inattaccabile per il tennis australiano, tanto dall’aver ricevuto persino una celebrazione sulla Rod Laver Arena, poche sere fa, prima dell’incontro tra Rafa Nadal e Nick Kyrgios.
C’è da dire che anche Martina è stata accusata di transfobia, nel 2019, tanto dall’essere stata destituita dal ruolo di ambasciatrice e consigliera di Athlete Ally, organizzazione USA che si batte per gli sportivi Lgbt. La Navratilova ha infatti definito una ‘follia’, un ‘imbroglio’, le sportive transgender: “Sono felice di rivolgermi a una donna transgender in qualsiasi forma preferisca, ma non sarei felice di competere contro di lei”.
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