La RAI premia un romanzo gay: Cani Randagi vince La Giara

E' in libreria Cani Randagi, dell'esordiente Roberto Paterlini, un romanzo pubblicato e promosso nientemeno che dalla RAI che finalmente prova a fare i conti con l'omosessualità.

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Non è la RAI, la stessa che censurava solo qualche tempo fa Cani Randagi (edizioni Rai Eri, 15 euro), di Roberto Paterlini, ha conquistando il premio “La Giara”, un riconoscimento che l’azienda pubblica  attribuisce a scrittori sotto i 40 anni “che sappiamo raccontare con linguaggi attuali le dinamiche più significative del nostro tempo”.
E il romanzo, che concentra la sua attenzione proprio sull’omosessualità, dopo essere passato al vaglio di 21 commissioni in  21 sedi regionali dell’azienda del servizio pubblico si è conquistato meritatamente il premio tra 1500 scritti inediti e fa una certa impressione vederlo promosso sul sito dell’azienda. Ne parliamo con l’autore.

Roberto, puoi anticiparci qualcosa della trama di Cani Randagi?
Il romanzo racconta tre storie lungo un arco temporale di ottant’anni. La prima è ambientata durante il fascismo: è la vicenda di Luigi, ragazzo catanese che viene condannato al confino perché arrusu, vale a dire omosessuale passivo… La seconda parla di Francesco, un giornalista Romano la cui esistenza è stata scossa dall’HIV, che a metà degli anni ’80 scende a Catania per intervistare Luigi sui fatti del confino… Il terzo protagonista, infine, è Giacomo, nipote di Francesco, che ai giorni nostri trova il vecchio nastro dell’intervista mentre la sua vita è tormentata da un amore del passato che non accenna ad andarsene.

Il tuo romanzo è un percorso alla conquista della serenità che gioca sul tempo. C’è molto spazio per il dolore, Luigi, ad esempio, nella Catania degli anni ’30 deve subire il marchio dell’infamia e il confino, Francesco, negli anni 80, deve combattere con l’incubo dell’Aids. Perché?
Molto banalmente, mi viene spontaneo e trovo più interessante esplorare il dolore che non la felicità. Poi, diciamo che la cronologia dei fatti e il caso hanno giocato un ruolo importante: l’episodio del confino in Italia è relativamente poco conosciuto, e ho pensato che sarebbe stato interessante parlarne. Le prime interviste ai confinati sono state fatte effettivamente negli anni ’80, e a quel punto parlare di AIDS è stato quasi inevitabile.

Cosa è cambiato oggi? Giacomo, il protagonista contemporaneo del romanzo è in difficoltà nel conciliare desiderio di libertà, anche sessuale e relazione di coppia.
Oggi, pur con i difetti che possiamo trovare, tutto è molto cambiato. Le questioni che tormentano Giacomo sono legate alla vita e all’amore, non alla sua sessualità, e in questo c’è il cambiamento: la libertà che oggi gli omosessuali hanno, almeno in generale, di vivere, amare e anche di auto-flagellarsi nello stesso modo degli eterosessuali… Non in quanto omosessuali.

Perché hai scelto di affrontare le tematiche omosessuali?
Mi viene da dire che non è stata una scelta. Come si sul dire, ho scritto il romanzo che mi sarebbe piaciuto leggere.

Come cambia l’omosessualità nel ‘900? L’evoluzione è positiva?
Credo di sì. Pur limitandosi a tre casi, questo è ciò che tratteggia anche Cani Randagi. Il modo di vivere l’omosessualità, sia da parte degli omosessuali che dal resto della società, è cambiato in positivo, verso una sempre maggiore libertà. Ma sarebbe cieco non notare sacche di discriminazione e di paura che anche oggi ci sono. La cronaca recente ce ne ha illustrate alcune.

Al tuo romanzo è stato attribuito il Premio Giara dalla Rai. Tra 1500 è il miglior romanzo inedito di giovani autori al di sotto dei trentanove anni tra 1500 opere dalla RAI. E’ un segnale importante.
Credo sia davvero un segnale importante. Non valuto la scelta di assegnarmi il premio in termini qualitativi, perché non sta a me dire se il mio romanzo fosse migliore o meno degli altri. Però sono certo che qualche anno fa un romanzo come il mio dalla Rai, proprio dalla Rai, non sarebbe stato mai premiato, e nemmeno pubblicato o promosso.

Quanto bisogno c’è ancora di buona letteratura tematica?
Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna si è già passati da anni alla cosiddetta “letteratura post omosessuale”. Ma sono paesi molto più evoluti del nostro sia dal punto di vista editoriale che, ahimè, civile. Io credo che ci sia sempre bisogno di buona letteratura, e nello specifico anche di letteratura “gay”. Soprattutto da noi, dove ce n’è stata poca a livello di editoria medio-grande.

Quanto il tuo romanzo ha da raccontare a un pubblico generalista e perché?

Mi piace pensare che le tematiche siano universali. Cani Randagi narra vicende di personaggi omosessuali, ma la persecuzione, la malattia, l’amore, l’ossessione sono temi che hanno interessato e interessano tutti.

di Stefano Bolognini

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