46enne volto di Orange is the New Black, nonché prima persona transessuale ad essere candidata per un premio Emmy in un ruolo d’attrice e ad apparire sulla copertina della rivista TIME, Laverne Cox ha confessato al magazine People un’amara verità.
17 anni or sono Laverne, esplosa in tv solo nel 2013, arrivò ad un niente dal suicidio.
“Un giorno mi sono seduta e ho scritto una lettera, che diceva: ‘Mi chiamo Laverne Cox e non voglio che si faccia riferimento a me con nessun altro nome. I miei pronomi preferiti sono “lei” e “sua”, e non dovrei essere definita con nessun altro pronome”. “Ne feci circa cinque copie, avevo una copia in ognuna delle mie tasche e le altre le sistemai nel mio appartamento perché stavo progettando di suicidarmi. Avevo intenzione di uccidermi. Volevo essere sicura di non essere disinteressata alla mia morte. Volevo essere sicura di non avere un nome sbagliato con la mia morte. Che il disprezzo della mia identità su base giornaliera non accadesse anche da morta. Non sono del tutto sicura del perché non mi sia suicidata mentre pensavo di farlo, 17 anni fa … e sono così grata di non averci provato. Sono così grata che io sia sopravvissuta. Sono giunta alla conclusione che sono qui per uno scopo divino e voglio che ogni persona trans sappia che è qui per uno scopo divino, non importa quello che qualcuno dice di voi“.
Diventata icona transgender, e non solo, la Cox si sta battendo per un referendum nel Massachusetts, in difesa di una legge approvata nel 2016 che protegge le persone transgender dalla discriminazione nei luoghi pubblici come ristoranti, negozi e cinema.
“Vivevo a New York all’epoca e ogni giorno che uscivo di casa dovevo armarmi“, ha continuato Laverne. “Non letteralmente, ma emotivamente. Perché sapevo che quando sarei uscita di casa, probabilmente sarei stato molestata“.
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