Dell’omosessualità o almeno bisessualità di Leonardo si è già parlato, anche se non a sufficienza e senza riuscire a documentarla con prove forti. Ora, in un lungo articolo appraso sull’ultimo numero di Art & Dossier, ne parla con dovizia di riferimenti uno dei più illustri studiosi del genio di Vinci, quel Carlo Pedretti che già aveva reso possibile l’esposizione Stia (AR) del controverso disegno leonardiano dell’Angelo Incarnato (foto).
Leonardo avrebbe avuto una relazione persino con il Perugino, nome d’arte di Pietro Vannucci (1452-1523), autore tra l’altro dell’affresco della Consegna delle chiavi nella Cappella Sistina.
E a riprova del fatto che l’autore della Monna Lisa avesse avuto questa relazione, Pedretti cita a testimone il pittore lombardo Giovan Paolo Lomazzo (1538-1600), autore di un manoscritto, intitolato "Il Libro dei Sogni" rinvenuto di recente presso la biblioteca del British Museum. Nell’opera il Lomazzo narra anche delle vicende della vita privata di Leonardo, oltre che delle sue doti artistiche. E cita un immaginario dialogo di Leonardo da Vinci sui suoi rapporti omosessuali con il suo allievo milanese Gian Giacomo Salai: qui, si trova una serie di elogi a quello che Leonardo chiamava l’"amor dei garzoni", che, «fuggendo la volubilità delle femmine» consente a «tanti rari spiriti» di uscire fuori. In questa affermazione, Pedretti individuerebbe un riferimento al Perugino, che era stato compagno di apprendistato di Leonardo.
Pedretti è il primo a sottolineare l’importanza di questo rapporto, che ha lasciato dei segni anche nelle parentele artistiche dei due pittori: si pensi all’uso comune di una tecnica per rendere le volumetrie dei corpi.
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