Le streghe vissero anche in Italia. Nel corso del tempo tante di loro sono state scoperte e, le più sfortunate, condannate a morte, ma in alcune zone italiane si sente ancora parlare di loro. Tutta l’Italia, da nord a sud, è attraversata da storie e leggende su queste figure di donne misteriose, dotate di poteri straordinari, in contatto con presenze oscure, malefiche. In alcuni periodi della storia italiana queste leggende sono diventate una tragicamente reali: molte di loro sono state arrestate, torturate e sono finite sul rogo. La Chiesa e la comunità in cui queste donne vivevano hanno cercato di eliminare loro e le loro pratiche pagane o non ortodosse: fu l’esito di una società patriarcale e del suo tentativo estremo di controllare l’irrazionale, il mondo oscuro delle pulsioni, di preservare l’ordine sociale. Gay.it vi presenta i 5 luoghi più importanti della stregoneria in Italia.
TRIORA (IMPERIA)
In questo bel borgo dell’entroterra ligure, chiamato da qualcuno la Salem d’Italia, alla fine del ‘500 si svolse un importante processo di stregoneria. Accusate di blasfemia, rapporti col demonio, omicidio rituale di donne e bambini, e di provocare la carestia, le donne di Triora furono interrogate e torturate, e trasferite poi a Genova. L’esito della persecuzione è incerto: probabilmente alla fine furono lasciate libere. Oggi a Triora si possono visitare le loro case, che furono trasformate in carceri. I luoghi più legati alle streghe sono quelli dove c’era dell’acqua, elemento connesso alla luna, alle emozioni, alla magia: ad esempio, il famoso Lagodégnu, fuori dalle mura, dove si trova un piccolo lago, il lavatoio del paese e la fontana di Campomavùe. Una zona importante è poi Cabotina, che era la zona più povera di Triora. In tale luogo si sarebbero svolti i convegni notturni delle streghe, che si diceva giocassero a palla usando neonati rapiti. È probabile che in questa zona vivessero donne sole, forse anche prostitute, le quali furono tra le prime a essere coinvolte nel processo. Un noce è diventato famoso come albero prediletto dalle streghe, punto di ritrovo e presso il quale esse sarebbe state solite organizzare i loro scellerati rituali.
VAL CAMONICA (BRESCIA)
La famosa valle vicino al lago d’Iseo, fu uno dei luoghi italiani con più roghi. Qui, tra il 1400 e il 1600, ci fu una serie di persecuzioni, in cui morirono più di cento persone, sia donne che uomini, condannate dal vescovo di Brescia per aver provocato la siccità e aver fatto ammalare persone e animali coi loro sortilegi, spargendo una polvere data loro dal demonio. Il centro più importante delle streghe della Val Camonica fu il monte Tonale, tra la Lombardia ed il Trentino-Alto Adige, che veniva infatti evitato dai pellegrini che dovevano passare per quelle zone, soprattutto se verso sera. Si racconta che su questo monte avvenivano gli incontri tra le streghe, i cosiddetti sabba. In particolare si racconta che le streghe della valle disegnavano delle croci a terra e ci sputavano sopra urlando bestemmie e oscenità. Questo rito faceva apparire il demonio a cavallo che le portava in volo sulla vetta del monte Tonale, dove si tenevano spaventosi banchetti e dove le streghe imparavano i loro malefici, come ad esempio, scatenare le tempeste.
BENEVENTO
La leggenda delle streghe di Benevento, diffusa già dal 1200, è una delle ragioni principali della fama della città. Le persecuzioni delle streghe iniziarono però con le prediche di San Bernardino da Siena, nel 1400. Un ulteriore spinta alla caccia alle streghe venne data dalla pubblicazione, nel 1486, del Malleus Maleficarum, che spiegava come riconoscere le streghe e parlava nello specifico delle streghe di Benevento. La leggenda vuole che le streghe, qui chiamate janare, indistinguibili dalle altre donne di giorno, di notte si spalmassero con un unguento e, pronunciando parole segrete, spiccassero il volo. Si diceva che fossero capaci di causare aborti, di generare deformità nei neonati, che sfiorassero come una folata di vento i dormienti e fossero la causa del senso di oppressione sul petto che si può avvertire nel sonno. Si temevano anche certi loro piccoli dispetti: per esempio che facessero ritrovare al mattino i cavalli nelle stalle con la criniera intrecciata, o sudati e sfiniti per essere stati cavalcati tutta la notte. Le janare, grazie alla loro consistenza incorporea, entravano in casa passando sotto la porta. Per questo si era soliti lasciare una scopa o del sale fuori dalle case: la strega avrebbe dovuto contare tutti i fili della scopa o i grani di sale prima di entrare, ma nel frattempo sarebbe sorto il sole e la strega se ne sarebbe andata. Nelle credenze popolari queste leggende sopravvivono in buona parte ancora oggi, a Benevento ma anche nel resto della Campania, unendosi alla tipica superstizione assai diffusa in quelle zone.
VOLTERRA (PISA)
Le streghe di Volterra erano considerate le più antiche e potenti d’Italia e si riunivano ogni sabato nei pressi del grande sasso della Mandringa, una grossa roccia con una lunga crepa, sotto la quale scorrono ancora oggi le acque limpide di una fonte: durante il giorno la zona era frequentata da donne e bambini che si recavano là per attingere l’acqua ma il sabato sera, si racconta, il luogo ospitava la riunione delle streghe. Il folklore ricorda che la prima strega italiana fu proprio di queste terre, il suo nome era Aradia. Per le sue pratiche inusuali fu condannata a morte dalla Chiesa ma il giorno dell’esecuzione la sua cella venne trovata vuota. Un’altra strega famosa è Elena di Travale, conosciuta come “la strega dei rondinini”, perché per i suoi incantesimi utilizzava delle polveri ottenute dai resti delle rondini, che faceva morire bollendole in pentola. Ancora oggi a Volterra esiste una via dedicate alle streghe, un vicolo nel borgo di Santo Stefano.
SALENTO (PUGLIA)
In queste zone della Puglia, striàra (o macàra) è un tipico termine dialettale che indica le streghe, donne che, secondo la credenza popolare, nelle notti di luna piena si trasformavano in spaventose figure vestite di stracci neri o in gatti e si recavano in gruppo in riva al mare o sotto un grande albero di noce per abbandonarsi in interminabili danze e riti spaventosi. Le striàre incutevano allo stesso tempo timore e rispetto. A loro spesso ci si rivolgeva per risolvere i problemi più diversi: erano infatti in grado di “lanciare” il malocchio (malocchiu) o di liberare dai sortilegi fatti da altri ed erano straordinariamente abili nel preparare filtri, pozioni magiche, unguenti, incantesimi (macarìe) per far nascere o tornare l’amore in un amante o per provocare la morte dei nemici. Erano solite importunare coloro che andavano in giro di notte, costringendoli a balli sfrenati e riti macabri nei pressi dei cimiteri. Costrette a camminare sempre dritte impettite, non potevano piegarsi, per questo motivo le porte di ingresso delle case venivano costruite di un’altezza ridotta, appunto per non farle entrare durante la notte. Un ferro di cavallo, delle forbici aperte o una falce sulla porta di casa o vicino alle culle dei bambini sono gli amuleti ancora oggi usati contro queste donne temibili.
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altra puntualizzazione:Aradia era (pare.....nessuna fonte ne parla,mai vista nè sentita....)soltanto un personaggio folkloristico,figlia del Sole e della Luna. Aradia o il vangelo delle streghe è un libro,in italiano,in vendita su internet edizioni Il gatto nero-centro editoriale Rebis(scritto nel diciannovesimo secolo da un inglese,Charles Godfrey Leland,secondo quanto rivelatogli da una strega fiorentina alla fine del 1800)
molto carino bell'articolo. una puntualizzazione:le persecuzioni furono molto più estese e cruente nei paesi protestanti.
Il sindaco di Corsico si rifiuta di celebrare le unioni gay perché contrarie alla sua morale e ora è criticato per aver patrocinato una fiera organizzata da mafiosi sveglia gaypuntoit! !!!