Un processo sommario. Un’esecuzione clandestina, quasi di nascosto. Niente amici, niente parenti. Il 5 dicembre 2007, Makwan Moloudzadeh è stato ucciso in Iran, dopo la sentenza di un giudice che a giugno ne aveva confermato la detenzione e la pena di morte. La storia di questo ragazzo di nemmeno 21 anni, nel 2007, ha sconvolto il mondo. Una mobilitazione internazionale richiedeva all’Iran di concedere la grazia al ragazzo, o almeno di convertire la pena. Arrestato nell’ottobre del 2006 a Paveh, è stato in carcere fino al dicembre del 2007. Nel corso dell’anno, è stato maltrattato e forse anche torturato.
Nato il 31 marzo 1986 nella zona curda dell’Iran, la prima accusa era di aver abusato di un ragazzo, nel 1999. Ovvero quando sia Makwan che la vittima avevano 13 anni. Secondo le leggi del diritto internazionale, non si può condannare a morte una persone che all’epoca del reato era minorenne. Ma l’appello delle associazioni per i diritti umani era rimasto inascoltato. Inoltre, la legge iraniana non prevede la pena capitale per chi ha commesso un reato in un’età inferiore ai 14 anni e mezzo. Il giudice, a sua discrezione, ha però decretato che Makwan era già nella fase della pubertà. Anche la ritrattazione della presunta vittima dello stupro non è servita. Nonostante l’accusa di abuso era stata eliminata, era rimasta quella di “lavat”, ovvero di sodomia. Questo è bastato al tribunale penale di Kermanshah a rifiutare la punizione più “leggera”, la fustigazione, condannandolo a morte. La sentenza ha suscitato proteste in tutto il mondo. La sommaria revisione del processo aveva anche convinto il ministro della Giustizia, l’Ayatollah Mahmoud Hashemi Shahroudi, a concedere la grazia al ragazzo.
La pena capitale eseguita all’alba del 5 dicembre
La grazia è arrivata troppo tardi. Alle 5 del mattino, senza avvertire la stampa, l’avvocato e i familiari, Makwan Moloudzadeh è stato giustiziato, nel carcere di Kermanshah. Le associazioni EveryOne e Amnesty International avevano fatto di tutto per fermare l’esecuzione. Il tribunale aveva invece rigettato la richiesta di grazia presentata dal ministro.
La condanna a morte in Iran
L’Iran è l’unico paese al mondo a condannare a morte coloro che erano minorenni all’epoca del reato. Nel 2013, una riforma del codice penale permetteva al giudice di convertire la pena capitale con un’altra punizione, la fustigazione il più delle volte. Nonostante questo, nei primi 3 mesi del 2017 già due sono le condanne a morte per persone minorenni al momento del reato. Nel 2016 erano state 7, in un totale di 567 condanne.
L’impegno delle associazione e gli appelli internazionali solitamente riescono a fermare all’ultimo minuto l’esecuzione, quando il condannato ha già passato molti anni nel braccio della morte.
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Il Medio Oriente è un luogo impossibile. Le grandi potenze rubano ingiustamente il petrolio e ridisegnano i confini a piacere, ma i governi mediorientali sono la merda piú totale. Che fare?
E per fortuna che lo Shain Shah era un sanguinario tiranno!!!! Jimmy Carter ,venditore di noccioline , per caso Presidente degli USA , ha anche questo peso sulla coscienza.