Nina Moric: “Quei politici contro la Cirinnà, che vanno a trans!”

La Moric parla a ruota libera dei suoi post al vetriolo sui social, di politica e di chirurgia. Ma guai a farle quel nome lì..

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Prima dell’intervista viene messo un solo paletto: no domande su Fabrizio Corona e su tutte le figure che ruotavano intorno a quella storia. Tanto io, a dir la verità, domande su quella storia, non ne ho. Invece, quello che mi incuriosisce della bella modella croata, è il modo, piuttosto alternativo, di approcciare con il suo pubblico.

Su Facebook, Nina Moric parla e scrive come se davanti a lei non ci fosse davvero nessuno. Come se quei 72.000 followers fossero solo dei numeri e non delle persone. Scherzando e non sempre ridendo, minaccia di spezzare un dito alla Henger, se la prende con la popolazione del Molise, attacca Belén Rodríguez, appellandola come una brutta trans, e discute apertamente della cellulite di Paola Ferrari, meglio conosciuta come Sailor Querela. Ma saranno banali provocazioni o momenti di massima sincerità? E soprattutto: è così necessario condividere queste perle al vetriolo? Tra una domanda e l’altra, la dolce Nina, si racconta in un modo totalmente inaspettato e parla persino di quel passato del quale non avrebbe più voluto parlare.

Seguendola, su Facebook, sembrerebbe che stia facendo di tutto per farsi più nemici, che amici. Non trova?

Gli amici si fanno quando si è piccoli, dopo sono solo rapporti di convenienza. Oppure, rapporti dove ci si fa compagnia perché si è soli. Ad ogni modo non credo proprio che io mi stia facendo dei nemici, anzi. Sono le persone che fraintendono, o che si offendono perché hanno la famosissima coda di paglia.

Quella che per certi versi è mediaticamente definita come la sua antagonista, non segue la sua stessa linea di pensiero sui social. Non pensa che per acquisire più consensi, dovrebbe cambiare atteggiamento?

Antagonista? Ma quale antagonista! Ho già fatto sin troppa pubblicità agli altri, mi creda. La mia unica antagonista è l’altra Nina. Io sono troppo diversa da tutte le altre pseudo modelle che sono sui social network. Oggi, i social, sono essenziali per lavorare, ma a me non interessano. Non devo collezionare followers. Ho avuto la fortuna di lavorare quando le aziende avevano dei budget da milioni di dollari. E secondo lei, oggi come oggi, mi interessa essere contattata per pubblicare foto su Instagram e prendere, magari, solamente cinquecento euro? Perché è questo quello che si guadagna oggi. Se le aziende mi vogliono e mi pagano così come sono, allora ben venga, altrimenti io sto bene a casa mia. Io non ho i seguaci che hanno tante altre, ma loro non hanno il mio fisico.

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Un giorno ha minacciato di rompere un dito alla Henger. Poi se l’è presa con gli abitanti del Molise, fino a disquisire della cellulite di Paola Ferrari. Chi sarà il prossimo?

Mi perdoni, ma a questo punto penso che neanche lei abbia capito niente. Il post su Eva era pura ironia e spero che anche la Henger si sia fatta una risata. Il post sul Molise, invece, andrebbe divulgato.

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Divulgato?

Sì, è un perfetto testo basato sulla logica e sul paradosso. Sarò folle, ma per me c’è un essenza letteraria da far studiare all’Università. Soprattutto a quella di Campobasso. Ad ogni modo, pensi che quello ho scritto voleva essere un complimento al Molise. Per quanto riguarda la Ferrari è solo un fatto oggettivo. Non la conosco personalmente e magari è tanto brava, quanto competente di calcio.

Ha sostenuto molto la comunità gay dopo la triste vicenda di Orlando. Cosa l’ha spinta ad evidenziare tutta questa indifferenza da parte dei media e non solo?

Le vicende dei gay mi stanno da sempre a cuore. Reputo assurdo che nel 2016 ci debbano essere ancora tutte queste disparità dovute all’orientamento sessuale. Le abitudini sessuali delle persone non dovrebbero generare nessuna distinzione, non trova? I politici italiani, che si sono schierati contro la Cirinnà, sono i primi che vanno con le trans. La loro non è omofobia: è omosessualità repressa, e di questo ne sono più che convinta.

Eppure c’è chi ne ha approfittato, nella sua ascesa da icona gay, per ricordare la volta in cui lei utilizzò il genere trans, come un epiteto, per denigrare la Rodríguez. 

In verità le dissi “Trans brutto”. Ci sono trans bellissime e trans bruttissime. Esattamente come le donne, solo che se una trans è brutta, vuol dire che la chirurgia è venuta male. E quando la chirurgia viene male, si rischia di sembrare solo dei pagliacci.

Pare che lei sia molto amata dal mondo transessuale. Si è mai chiesta come mai?

(Ride, ndr) Forse si riconoscono in me? La gente, a Milano, mi conosce e sa che sono vera e genuina. Mi amano tutti quelli che mi conoscono e non solo il mondo transessuale.

Come si comporterebbe se un domani, suo figlio, le dicesse: “Mamma sono trans”?

Non credo sia una cosa possibile.

In che senso?

Il cambiamento non avviene di punto in bianco; se sei nato in un corpo in cui non ti riconosci, si vede e si vede ancor prima che tu stesso lo capisca. Una mamma lo sa. Una mamma certe cose le sente. Una mamma attenta come me lo capirebbe subito e, in ogni caso, non avrei nessun tipo di problema.

Oggi, Nina, come sta?

Sto meglio. Sono una donna piena di cicatrici, ma non di ferite. Le ferite, fortunatamente, non le ho più.

Ha fatto pace con il passato?

Il passato non mi ha mai chiesto scusa, ma ho fatto pace con me stessa, che è la cosa più importante.

Non si è mai pentita di aver messo a nudo tutto il suo privato?

Le sembrerà assurdo, ma io, come persona, sono molto riservata. Sono stata circondata da persone che volevano mettere a nudo la propria vita e di conseguenza c’è finita anche la mia.

Tornasse indietro c’è qualcosa che proprio non rifarebbe?

No per carità, rifarei tutto.

Il suo momento d’oro è arrivato quando Ricky Martin la scelse per il suo video clip. L’ha mai più sentito?

Sì, all’inizio sì. Poi, pian piano, ci siamo persi di vista. Gli ho scritto una mail per il mio compleanno, a luglio farò diciotto anni (sorride, ndr) e l’ho invitato alla mia festa. Gli ho scritto proprio oggi, vediamo se risponderà.

Tutti pensavo che tra di voi ci fosse un’intesa e invece, anche Ricky, è gay. Come mai lei si circonda sempre di persone gay?

I gay sono gli unici che non ci provano. Non hanno la cattiveria che hanno alcune donne e hanno un buongusto, senza alcun dubbio, superiore agli etero.

Ora che progetti ha?

Ho aperto un ristorante di sushi e sto lavorando su altri progetti. Tra non molto tutti sapranno, ma le assicuro che non sto mai ferma a grattarmi la pancia.

Non ha mai pensato: mollo tutto e scappo via?

Sì, ogni tanto sì. Se non avessi un figlio che studia qui, sarei andata via. Poi, magari, me ne sarei pentita. Oramai sono abituata a stare a Milano e le dirò: mi piace. In Italia si sta troppo bene.

 

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