Negli Usa e nel Regno Unito, ottobre è il Mese della Storia Gay. E sebbene la storia delle battaglie per la conquista dei diritti da parte delle persone lgbt risalga a più di un secolo fa, ci si riferisce comunemente alla Rivolta di Stonewall per indicare l’inizio del movimento lgbt internazionale moderno. In occasione di questo speciale mese, il blog statunitense Queerty elenca nove fatti legati al mito della Rivolta di Stonewall. Ecco di cosa si tratta:
1 – La Rivolta di Stonewall è iniziata domenica 28 giugno 1969 all’1,20 di notte allo Stonewall Inn che si trova in Christopher Street di New York City. Altri incidenti si verificarono durante quella notte.
2 – La prima marcia dell’orgoglio gay, il primo Pride, per intenderci, ebbe luogo solo l’anno successivo, ovvero il 28 giugno del 1970. Non c’erano carri: era una manifestazione più politica di quanto non siano molti pride adesso.
3 – Responsabile del’inizio degli scontri fu una lesbica il cui nome è sconosciuto. Quando un poliziotto la colpì alla testa con il manganello e la ammanettò, lei si voltò indietro verso la folla urlando: "Perché nessuno fa niente?". Dopo che un poliziotto la caricò su un cellulare, "la scena divenne esplosiva".
4 – Le reazioni della folla contro la polizia che tentava di contenere la rivolta includevano calci e slogan sul tema della canzone di Howdy Doody (uno show televisivo per bambini il cui protagonista era un bambino marionetta, in onda negli States fino al 1960, ndr).
5 – Lo Stonwall Inn era di proprietà, e gestito, dalla mafia. C’era uno spioncino sulla porta e se il buttafuori non riconosceva il cliente o pensava che non si trattasse di un gay, non lo lasciava entrare.
6 – Allo Stonewall non c’era acqua corrente dietro il bancone del bar e in quegli anni i bicchieri di plastica non erano certo di uso corrente. Le toilette intasate erano all’ordine del giorno.
7 – All’epoca della Rivolta, il travestitismo era illegale e si poteva essere arrestati perché non si indossavano un certo numero di indumenti adatti al genere d’appartenenza. La notte degli scontri, agenti di polizia donne portarono clienti del bar vestiti da donne nei bagni per verificarne il sesso.
8 – Anche se adesso sembra strano, il settimanale The Village Voice, che oggi è considerato un promotore dei diritti dei gay, prese una posizione anti-gay nel coprire gli eventi di quella notte. Manifestanti arrabbiati cercarono di dar fuoco alla redazione.
9 – Il settimanale The Voice riportò una copertura favorevole del primo Pride l’anno successivo, iniziando il suo graduale passaggio ad un approccio equilibrato alle questioni lgbt.
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