“Mamma e papà hanno una funzione essenziale e costitutiva nel processo di crescita”: questa dichiarazione, rilasciata dallo psicologo Giancarlo Ricci in un programma di Rete 4 un paio di mesi fa, aveva scatenato le ire del Consiglio dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia.
Alcuni colleghi lo avevano segnalato all’Ordine e lo psicologo era destinato a processo. L’accusa parlava chiaro: Giancarlo Ricci non aveva seguito l’articolo 5 del regolamento dell’Ordine, che impone a tutti gli iscritti il dovere dell’aggiornamento professionale. La maggior parte delle ricerche, infatti, sostiene che non vi sia alcuna differenza tra omogenitorialità e genitorialità tradizionale.
Il colpo di scena, però, è arrivato negli scorsi giorni. Nessuna sentenza, anzi, ma il rinvio del processo a data da destinarsi: la richiesta di ricusazione presentata dai legali di Ricci nei confronti di due componenti del Consiglio, infatti, ha bloccato tutto.
Il legale dello psicologo, Simone Pillon, ha dichiarato: “Speriamo che ciò giovi a garantire che il mio assistito sia giudicato da un collegio terzo e imparziale come previsto dalla Costituzione. Le sue affermazioni sono semplicemente un pensiero e non possono di certo formare oggetto di censura disciplinare”.
Ricci, che ha più volte rimarcato di non considerare l’omosessualità una malattia, è finito sotto procedimento due volte (nel 2009 e nel 2012) con l’accusa di sostenere le teorie e le terapie riparative: entrambi furono archiviati.
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