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La dura vita della comunità LGBT in Paraguay

L’obiettivo di SOMOSGAY è aprire un secondo centro nel Paese per i giovani LGBT rifiutati.

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2 min. di lettura

Anche in Paraguay la vita della comunità LGBT non è delle più semplici.

Fatima è stata cacciata di casa ad Asunciòn quando aveva solo 18 anni perché lesbica. Non sapeva dove andare: era senza lavoro e senza soldi. Per sua fortuna, però, ha trovato il centro comunitario SOMOSGAY: a raccontare la sua storia è proprio Simòn Cazal, che ne è il direttore esecutivo. In questo centro gli operatori l’hanno aiutata a rimettersi in piedi mediante corsi di formazione professionale e assistenza psicologica.

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Per legge, però, le case di accoglienza possono rifiutarsi di aiutare le persone LGBT. E il centro, dunque, è spesso l’unico luogo in cui i giovani LGBT senzatetto possono trovare aiuto. Senza considerare che poche settimane fa è stata votata una legge che proibisce alle scuole di utilizzare piani di studio che includano tematiche LGBT: il ministro dell’Educazione in persona ha dichiarato che brucerà i manuali che non rispettino queste direttive. Il Paraguay è l’unico Paese del sud dell’America Latina a non avere leggi a tutela dei diritti LGBT.

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Per questo l’organizzazione vorrebbe aprire un nuovo centro comunitario in una regione più remota del Paraguay (precisamente a Villeta), dove queste risorse sono ancora più difficili da trovare. Tramite l’organizzazione internazionale LGBT All Out è possibile fare una donazione per supportare l’iniziativa.

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