Tra pochi giorni in concorso al Festival di Cannes con la sua ultima fatica, Dolor y Gloria, Pedro Almodovar troneggia sulla copertina dell’ultimo numero di Vanity Fair Italia.
Il regista spagnolo, due volte premio Oscar, è tornato a parlare degli abusi subiti in seminario, rappresentati anche al cinema con La mala educación, ribadendo il disgusto provato nei confronti di un certo tipo di sistema educativo religioso.
Sicuramente non volevo diventare prete, ma avrei voluto imparare qualcosa, apprendere, sapere di più sui miei dubbi precoci legati all’esistenza di Dio e al senso della vita. Ma fu un’esperienza atroce. Fecero di me un bambino incolto e ignorante che passava il tempo cantando, con insegnanti del tutto inadeguati al compito. In collegio c’erano moltissimi abusi, soprattutto tra i bambini più piccoli. Avevo 10 anni e con i miei coetanei passavo 24 ore al giorno. In camerata, di notte, ci raccontavamo le nostre esperienze. Mi ricordo di almeno venti bambini che vivevano nel collegio ed erano stati molestati. Ci provarono anche con me, ma riuscii sempre a scappare. C’era un prete che in cortile mi dava sempre la mano perché gliela baciassi. Io quella mano non l’ho mai baciata. Fuggivo. Fuggivo sempre e sotto i portici del chiostro, quando ero solo, non camminavo ma correvo. Avevamo paura. Le voci degli abusi erano arrivate oltre le mura del collegio e i casi erano così concreti e così numerosi che la direzione dei salesiani non poté far altro che intervenire. E come intervennero? Cambiarono collegio ai sacerdoti mandandoli in un collegio di adolescenti. Nessuna punizione. Nonostante la menzogna e l’abuso su un’età così indifesa e la devastazione imposta a chi si affaccia alla vita, sapevano che sarebbero stati coperti perché così accade da sempre: si coprono l’un l’altro. Lo facevano e continuano a farlo. Ne parlai solo una volta, con il confessore. Mi chiese comprensione e mi disse non parlarne con nessuno. Ma come si fa ad avere comprensione verso un adulto che si comporta così?
Ricordi terrificanti difficilmente dimenticabili, con Almodovar che punta il dito contro la Chiesa Cattolica e il Vaticano, oggi guidato da Papa Francesco. Non esente da colpe.
Io non so se il Papa stia attuando una rivoluzione o se non stia facendo niente. Quello che so è che non sta facendo a sufficienza. Non solo contro gli abusi, ma anche con tutto ciò che ha a che fare con la sessualità dei preti. Al Papa non è mai passato per la testa di pensare al fatto che uomini e donne sono esseri umani e hanno desideri che non si possono tagliare come si taglia il ramo di un albero. Sono sicuro che se si concedesse l’addio al celibato, il 90 per cento degli abusi scomparirebbe. Non essendo cattolico non posso rimproverare l’inerzia al Papa, ma come cittadino posso farlo. E lo faccio. Tutti dicono che la Chiesa avanza, ma io non la vedo avanzare. E lo stesso vale per il ruolo delle donne che non possono dir messa né dare la comunione. In un momento storico in cui il femminismo rialza la testa, la Chiesa continua a considerare la donna un essere inferiore senza alcun diritto.
Interpretato da Antonio Banderas, Asier Etxeandia, Leonardo Sbaraglia, Nora Navas e con la partecipazione speciale di Penélope Cruz, “Dolor y Gloria” racconta una serie di ricongiungimenti di Salvador Mallo, un regista cinematografico oramai sul viale del tramonto. Alcuni sono fisici, altri ricordati: la sua infanzia negli anni ‘60 quando emigrò con i suoi genitori a Paterna, un comune situato nella provincia di Valencia, in cerca di fortuna; il primo desiderio; il suo primo amore da adulto nella Madrid degli anni ‘80; il dolore della rottura di questo amore quando era ancora vivo e palpitante; la scrittura come unica terapia per dimenticare l’indimenticabile; la precoce scoperta del cinema ed il senso del vuoto, l’incommensurabile vuoto causato dall’impossibilità di continuare a girare film. “Dolor y Gloria“, dal 17 maggio al cinema, parla della creazione artistica, della difficoltà di separarla dalla propria vita e dalle passioni che le danno significato e speranza. Nel recupero del suo passato, Salvador sente l’urgente necessità di narrarlo, e in quel bisogno, trova anche la sua salvezza.
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grande Almodovar. mio regista preferito. anch’io ho fatto il triennio della scuola media dai Salesiani. ne io ne i miei amici hanno subito molestie. in compenso ci hanno preparato molto bene e alle scuola superiore abbiamo vissuto di rendita per un po’. grande il nostro tutor. oggi fa il missionario in Sud America. una volta all’anno ci troviamo con lui. e ne sono passati di anni