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Persone trans non tutelate: Strasburgo condanna l’Italia

Secondo la Corte europea, l’Italia non avrebbe rispettato l’art. 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

persone trans california
2 min. di lettura

La Corte si è espressa l’11 ottobre, nei confronti di una ragazza trans a cui non era stato riconosciuto il cambio di sesso all’anagrafe.

La decisione della Corte europea è stata resa nota dall’avvocato Giovanni Guercio, con un post su Facebook in cui riporta la bandiera dedicata alle persone trans. Il post indica la data dell’11 ottobre e la scritta “Prima condanna per l’Italia da parte della Corte europea dei diritti umani per la tutela delle persone transgender“. Una sentenza storica per l’Italia da parte dell’Europa. E arrivata dopo 10 anni di battaglie legali che si sono susseguite nei diversi gradi di giudizio, fino ad arrivare alla Corte europea.

La ragazza transessuale non aveva ancora eseguito l’operazione per il cambio di sesso, ma secondo l’articolo 8 della convenzione dei diritti dell’uomo, la Prefettura avrebbe comunque dovuto riconoscere la nuova identità della donna.

Un traguardo per tutte le persone trans

Un importante traguardo raggiunto che ricordi a tutti noi che l’essere umano viene prima di ogni altra cosa” ha spiegato infatti l’avvocato Guercio. Lui, assieme al collega Maurizio De Stefano, ha seguito la causa dall’inizio, nel 2008. Guercio è noto per le sue battaglie a favore delle persone transgender. E soprattutto per le sue vittorie in questo ambito.

Dal 1997, l’avvocato porta avanti la sua difesa verso le persone trans. In quell’anno, era riuscito a non far nominare un perito prima dell’autorizzazione all’operazione di cambio sesso di un suo assistito, e in un’altra causa aveva ottenuto la rettifica del sesso anche senza intervento. Infine, nel 2011, per la prima volta il tribunale aveva autorizzato l’operazione per un suo assistito minorenne. In questa nuova causa, la ragazza richiedeva semplicemente di modificare il nome (maschile) in uno più indicato al suo aspetto, nonostante non avesse ancora eseguito l’intervento. Con la sentenza della Corte europea, la Prefettura dovrà accettare la rettifica del nome. Prima di questo, però, sia il tribunale che il TAR avevano rigettato la richiesta.

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