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L’intervista a Oliviero Toscani di Stefano Bolognini apparirà sul numero di novembre della rivista Pride.
Oliviero Toscani con le fotografie per la pubblicità della Benetton hai infranto numerosi tabù (Aids, pena di morte, razzismo) ma non hai mai rappresentato l’omosessualità. Con la pubblicità della Rare finalmente hai proposta un immagine fortemente connotata all’omosessualità…
«…Perchè cosa fanno? Cosa ha a che fare con il sesso? Cosa fanno?»
Nulla di sessuale. Sono coppe di maschi che si toccano nelle parti intime e si baciano…
Appunto. Non siamo maniaci. Io non sono omosessuale e ho giocato tante volte con i miei compagni di scuola così. Allora perché deve essere omosessuale? Subito si etichetta e anche voi omosessuali avete questo vizio. Non è perché siete omosessuali che avete ragione.
Come mai se non è connotata è stata proibita?
Questo non lo chieda a me. Non l’ho proibita io. Lo chieda a chi l’ha proibita.
La moda attinge ampiamente dall’omosessualità…
…attinge dai bambini, dalle donne, dalla famiglia…
…perché si insiste a dichiarare che non ha nulla a che fare con l’omosessualità?
Chi l’ha detto. Siete voi che dite così. Ho detto qualcosa?
Lei ha detto che l’immagine della Rare non ha una connotazione omosessuale.
No. Omosessuale perché?
Repubblica ha pubblicato un bacio tra i due modelli della Rare e la stampa ha diffuso la notizia che i due nella vita reale sono una coppia.
Vabbe’ e allora? Chi lo sa? Chi lo ha detto?
Il quotidiano “La Nazione“.
Ma sì, quelli della Nazione lo dicono perché devono vendere il prodotto. Non è che la stampa sia la verità.
Il mio lavoro è fare le immagini giuste al momento giusto, quando la società è sensibile a certe problematiche. Le discussioni fatele tra di voi omosessuali, eterosessuali bigotti, libertini per favore… io non c’entro.
Quando il mondo della moda non avrà bisogno di alibi per rappresentare l’omosessualità?
Il mondo della moda è in mano agli omosessuali. È proprio degli omosessuali il problema di dimostrare di essere tali. Sono gli omosessuali che hanno un complesso e hanno problemi a dirlo in famiglia. Sono gli omosessuali i primi ad avere il problema dell’omosessualità. Non voglio generalizzare ci sono omosessuali senza problemi.
All’uscita della pubblicità della Rare molti gay si sono identificati. Sembrava che una ditta si rivolgesse direttamente a loro.
Non mi rivolgo a loro mi rivolgo a tutti. Mi fa piacere che si rivolga anche loro. Fantastico. Questo è il mio modo di lavorare…
Però lei non rappresenta dei gay…
No. Non è una pubblicità gay. È una pubblicità umana. Ma siete gay prima di essere degli essere umani? Questo mi ha sempre dato fastidio. Vi dichiarate gay prima di essere uomini…
…non ci stiamo dichiarando…
Mi ha sempre dato fastidio anteporre la sessualità all’umanità all’omosessualità. Mi fa piacere che i gay si sentano rappresentati, ma mi sento rappresentato anch’io da quella pubblicità. E non sono omosessuale.
L’ufficio stampa della Rare ha rifiutato la copertina di “Pride”…
Hanno ragione diventa subito una ghettizzazione. Loro fanno vestiti per il mercato. Che poi gli omosessuali si sentano coinvolti va benissimo. Perché dovete generalizzare?
Dobbiamo diventare più adulti. Sennò sembriamo quei bambini delle scuole elementari che perché uno è nero si dicono “Guarda quello è nero”. È nero ma siamo tutti nella stessa classe.
È la prima volta che vediamo tappezzate le nostre città di gigantografie che rappresentano… chiamiamola “omoaffettività”?
Non siete contenti?
Sì, ma vorremmo sentirci dire che si tratta di gay.
È logico parlo anche di gay. Ma non è che sia subito gay. Voi subito a fare le classe, nemici e contrapposizioni…
Non mi pare ci siano contrapposizioni…
Ma guarda le reazioni degli eterosessuali coglioni a quella pubblicità…
…è questo che vi spaventa?
Non dico niente. È un’immagine. Piace ai gay. Sono contento. Piace a tanti eterosessuali e non esiste solo la sessualità nel rapporto umano. Se fossi stato gay non avrei fatto quella foto così bene. Sarebbe stata più neutrale.
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di Stefano Bolognini
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