RoMan Volley, intervista al presidente: ‘sul campo di gioco non esistono differenze’

Intervista a Giovanni Vidili, presidente dell'associazione sportiva gay più grande d'Italia.

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5 min. di lettura

Nel mondo dello sport professionistico si contano sulle dita di due mani gli omosessuali dichiarati, eppure ci sono migliaia di gay che ogni giorno riempiono palazzetti, palestre e parchi per allenarsi, giocare e divertirsi.

 

Nel corso degli anni sono nate associazioni sportive orgogliosamente LGBT che di fatto coprono qualsiasi tipo di sport, di cui solitamente nessuno parla mai. Fino ad oggi. Gay.it ha infatti deciso di dar loro spazio e voce, in quella che potremmo chiamare una sorta di ‘Domenica Sportiva LGBT’. L’intenzione è quella di farle conoscere al grande pubblico, rimarcandone l’utilità ed abbattendo gratuiti luoghi comuni.

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Il nostro viaggio parte dalla Capitale e da uno sport che leggenda narra sia molto amato dagli omosessuali. La pallavolo. A parlarcene Giovanni Vidili, presidente della Roman Volley.

Nata nel 2004, la Roman Volley è la prima associazione gay di pallavolo della Capitale. A chi venne l’idea di formare una squadra di pallavolisti gay, e perché sentiste il bisogno di riunirvi.

‘L’idea nasce da un gruppo di amici con in comune la passione per la pallavolo. In molte città europee erano già presenti squadre gay e tornei gay, formando una squadra avrebbero avuto la possibilità di partecipare rappresentando la nostra città. Da questa idea è nata poi il “progetto RoMan Volley”, con la creazione dell’associazione e l’idea di unire più atleti e appassionati di pallavolo. Fondamentale è stato l’impegno di Giovanni Fiorentino che ha presieduto e curato l’associazione nei primi anni di vita’.

Dopo quasi 14 anni di vita ci sono obiettivi che rivendicate con orgoglio e quali vi augurate di poter abbracciare nel prossimo futuro?

‘Tra gli obbiettivi sportivi sicuramente quello di aver raggiunto la Serie D nel 2015 e la finale di Coppa Lazio nel 2017 (persa per un soffio). L’obiettivo a medio lungo periodo è quello di ritornare a quei livelli e magari di migliorarli. Come associazione la vittoria più grande è quella di essere un punto di riferimento per molti giovani gay e non che trovano da noi la possibilità di allenarsi, giocare e incontrare altre persone in un ambiente che non li giudica e che li fa esprimere nel loro essere. Inoltre siamo anche uno dei principali punti di riferimento per lo sport gay romano, siamo l’associazione sportiva gay più grande d’Italia. Abbiamo tra gli obbiettivi futuri quello della formazione di una squadra femminile e una mista’.

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Quanti atleti avete accolto, in quasi tre lustri, e in che modo un ragazzo innamorato della pallavolo potrebbe provare la strada della Roman Volley. Quali sono i passaggi da dover compiere e soprattutto quanto l’impegno richiesto.

‘Negli anni saranno quasi 1.000 gli associati che sono passati dalla RoMan Volley. Oggi contiamo 120 atleti iscritti, divisi in 6 squadre di ogni livello (2 squadre agonistiche e 4 amatoriali). Per far parte della RoMan Volley non servono requisiti specifici. L’idea di dividerci per livello è nata proprio per far trovare a ognuno la squadra giusta per la propria preparazione e l’impegno che si vuole mettere. Abbiamo anche un corso principianti, ideale per chi non ha mai giocato o fatto parte di una squadra. Insomma per entrare nella RoMan Volley basta contattarci e partecipare a un allenamento di prova’.

Dal punto di vista finanziario, invece, quanto è complicato portare avanti una simile realtà. Avete mai avuto un aiuto da Comune, Regione e Provincia?

‘E’ complicato perchè non siamo professionisti, la RoMan Volley si regge grazie al lavoro dei volontari che si offrono di organizzare, pianificare e mettere in atto tutto il lavoro necessario. Non esiste una “proprietà”, ci autogestiamo e autofinanziano e questo oltre a essere una difficoltà è probabilmente anche però motivo di orgoglio e identità.
Purtroppo non abbiamo mai goduto di aiuto da parte di enti pubblici. In passato abbiamo potuto contare sull’appoggio di EMC e da quest’anno abbiamo la fortuna di avere uno sponsor, l’Ufficio Consunlenti Finanziari di Banca Mediolanum che per noi, oltre a essere un grande aiuto, è anche un altro motivo di orgoglio’.

Lontani dai campi da gioco, come si presenta Roman Volley all’interno dell’associazionismo LGBT romano.

‘La RoMan Volley ha buoni rapporti con tutte le associazioni romane. Il nostro ambito è quello sportivo, lasciamo la politica a chi sa farla, nel nostro piccolo ci piace far da eco a tutte le iniziative tematiche organizzate. Abbiamo collaborato con tutte le maggiori associazioni, aderiamo da anni al Pride e alla settimana rainbow. Cerchiamo di dare visibilità allo Sport LGBT ed è per questo che dallo scorso anno ci siamo associati al EGLSF che rappresenta squadre sportive LGBT di moltissimi paesi europei. Per l’Italia c’era solo il Gruppo Pesce (altra storica associazione Romana) e ci è sembrato importante far capire che anche in Italia c’è una cultura sportiva LGBT. Inoltre ogni anno organizziamo un torneo Internazionale di volley LGBT che quest’anno si svolgerà dal 27 al 29 aprile. Al momento ci sono già diverse formazioni europee già iscritte. Per citarne qualcuna Madrid, Parigi, Varsavia, Praga, Brussels’.

Lo sport come scuola di civiltà, di libertà e di integrazione è il vostro motto, eppure nel mondo dei professionisti questo switch non è ancora scattato. Possibile che non esista un pallavolista gay dichiarato nella Lega Volley italiana? Persino nella pallavolo professionistica, sport da sempre considerato come ‘friendly’, esiste il timore del coming out?

‘Mi viene molto difficile pensare che non ci siano stati atleti gay tra i professionisti del volley, specialmente tra le generazioni che, come la mia, sono cresciute con Mimì e Mila. La pallavolo è da sempre uno degli sport preferiti dai Gay e quindi sono certo che anche oggi ce ne siano nella Lega Volley Italiana cosi come in quelle degli altri paesi. Purtroppo in Italia è raro assistere ad un coming out, figuriamoci nello sport, probabilmente perchè ancora considerato simbolo di machismo, ovviamente non sto dicendo che essere gay corrisponde a non essere macho, parlo dell’idea diffusa della nostra società’.

In molti, anche all’interno della comunità LGBT, si chiederanno il senso di un’associazione sportiva per soli omosessuali, accusandovi di un’ulteriore ‘ghettizzazione’. Perché sbagliano.

‘La nostra comunità ha fatto grandi passi in questi anni, ma c’è ancora molta strada da percorrere. Noi siamo la dimostrazione che sul campo di gioco non esistono differenze, i nostri avversari sanno che dovranno sudare e impegnarsi per batterci. Inoltre grazie alla RoMan Volley molti ragazzi, che non avevano mai praticato sport o fatto parte di una squadra, si sono avvicinati al mondo sportivo. Non ci sentiamo e non vogliamo ghettizzarci. Basti pensare che partecipiamo a tornei FIPAV e Amatoriali dove affrontiamo squadre composte prevalentemente da eterosessuali e lo facciamo con orgoglio e senza nascondere il nostro orientamento sessuale. Altro che ghetto siamo proprio il simbolo evidente della nostra presenza e esistenza. Quello che vogliamo dimostrare è che essere gay e un buon sportivo è possibile’.

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