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Sex Education, quando la 2ª stagione supera la 1ª, tra accettazione e amore LGBT

È raro che una stagione 2 faccia meglio di una già apprezzata stagione 1. Ma Sex Education, serie Netflix, è riuscita nell’impresa.

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Un anno fa, era l’11 gennaio del 2019, faceva il suo esordio su Netflix una serie inedita inizialmente poco pubblicizzata. Sex Education, creata da Laurie Nunn, con traino della sublime sessuologa Gillian Anderson come unica vera celebrity, è immediatamente esplosa, con critiche entusiastiche e streaming alle stelle, tanto dall’essere diventata una delle serie Netflix più viste del 2019.

Non è un caso che il colosso si sia subito messo al lavoro per produrre la stagione 2, uscita la scorsa settimana in tutta la sua interezza, nuovamente composta da 8 episodi e in grado di compiere un autentico miracolo. Perché Sex Education 2 supera, qualitativamente parlando, Sex Education. Evento raro, rarissimo, che l’autrice Laurie Nunn e i registi Kate Herron e Ben Taylor sono riusciti a tramutare in realtà, dando vita ad una stagione sempre più ‘istruttiva’, sotto tutti i punti di vista, per giovani e non.

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L’educazione sessuale, come si evince dal titolo, è ancora la spina dorsale di una serie adolescenziale che ha la straordinaria capacità di parlare tanto ai ragazzi quanto agli adulti, raccontando i loro problemi relazionali, i dubbi e le paure sessuali, i difficili rapporti familiari e sentimentali. Tutti i protagonisti della prima stagione si evolvono con incredibile capacità, in questa season two, maturando nel corso di un anno scolastico che li obbliga ad affrontare problematiche da tutti noi vissute, almeno una volta nella vita. Nel farlo, la Nunn, Herron e Taylor hanno abbracciato ancora una volta la tematica LGBT, guardando all’accettazione dell’omosessualità dei suoi protagonisti. Ragazzi e ragazze che per la prima volta capiscono di essere attratti da persone del proprio sesso, con tutti i timori che ne susseguono, mentre l’amore gay, in egual misura a quello etero, vive di intoppi, di inciampi, di malintesi.

L’ironia, a tratti strabordante, continua ad essere la carta vincente di un progetto che bilancia impeccabilmente sorrisi e lacrime, portando non solo i suoi personaggi ma anche i suoi spettatori a porsi delle domande, a guardarsi dentro, a darsi delle risposte. La stagione 3, ancora non ufficializzata, sarà di fatto obbligatoria, per una delle serie Netflix più ispirate e ingiustamente sottovalutate. È arrivato il momento che anche i maggiori premi televisivi internazionali si accorgano di Sex Education, vero gioiello seriale qui in Italia lanciato da Netflix con il volto di Amanda Lear, sessuologa per un giorno.

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