La persona che più avrei voluto conoscere, ma il destino non lo ha permesso, è stata Pier Paolo Pasolini.
Era l’inizio di novembre 1975, stavo andando a Firenze al congresso del Partito Radicale, dove avrei voluto incontrarlo, e in treno leggo dell’omicidio a opera di Pino Pelosi. Da allora tutto è cambiato, è stata la scintilla della ribellione da parte di molti di noi che fino ad allora erano chiusi in se stessi, era ora di dire basta.
Sono orgoglioso di aver dato 40 anni della mia vita al mio essere gay e alla comunità che mi circonda. Tutto ha inizio nel giugno del 1975, a 18 anni, stanco di nascondermi, stufo delle sedute all’Astanteria Neuropsichiatria del Policlinico di Bari, decido di vivere la mia prima storia, desiderata e accettata, con un bel ragazzo. Il giorno successivo, agli esami di maturità, svolgo il miglior compito d’italiano di tutta la sessione e mi diplomo con 58/60, nonostante durante l’anno, a causa della mia situazione di crisi, non abbia studiato tanto da meritarmi un ottimo punteggio.
Accettare la mia omosessualità ha significato sentire la necessità dell’impegno politico. Militavo nella sinistra rivoluzionaria di “Avanguardia Operaia”, dei gruppi anarchici e di “Lotta Continua”, ma nessuno aveva ancora affrontato all’interno un dibattito sulla sessualità.
Poiché proprio in quel periodo il Partito Radicale, con Marco Pannella, lottava anche per la liberazione sessuale e i diritti civili, mi iscrivo e fondo il primo gruppo gay al sud, la sezione locale del F.U.O.R.I.! (Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano). Così, a soli 18 anni, organizzo seminari sull’omosessualità, convegni, interventi nelle Università, volantinaggi, scritte sui muri, collaborazioni con riviste alternative quali “Re Nudo” e “Stampa Alternativa”, arrivando a inserire un candidato gay nella lista radicale alle elezioni del comune di Bari.
Il FUORI! decide di federarsi al Partito Radicale e di utilizzare le sue sedi e strutture. Organizza con l’appoggio dei radicali un congresso nazionale omosessuale a Napoli (aprile), e partecipa al 15° congresso del P.R. a Firenze. Questa decisione non è gradita da tutti i collettivi omosessuali e quindi si crea una scissione, si formano collettivi autonomi dal FUORI! a Milano, Firenze, Bologna, Catania… che pubblicano un loro giornale: “Usciamo Fuori!”, con redazione a Milano.
La situazione politica sta mutando, all’interno della nuova sinistra si dibatte del personale (droga, sessualità, rapporti interpersonali, femminismo…). Il collettivo di Milano, di cui ora fanno parte anche Francesco Pertegato e Giovanni Brivio, diventa collettivo autonomo e si confronta con la sinistra extraparlamentare: la provocazione della “scheccata” unita al serrato dialogo teorico.
Partecipo a Licola, vicino Napoli, al Festival del proletariato giovanile che ha segnato la prima uscita ufficiale dei collettivi gay all’interno della sinistra rivoluzionaria. Sempre in quel periodo conosco Mario Mieli, Angelo Pezzana, Alfredo Cohen, Corrado Levi, Massimo Consoli, Dario Bellezza, Gianni Vattimo e tutti i pionieri del movimento gay italiano. I rapporti tra gli esponenti del Partito Radicale barese e noi del FUORI! sono difficili, la nostra presenza nella struttura può provocare a loro giudizio attentati e interventi della polizia.
Sin da allora ero uno spirito ribelle che non riesce a essere ingabbiato o etichettato, difatti non mi sono mai più iscritto a nessun partito. Adoravo Pannella e ho partecipato a tantissime sue iniziative, ho perfino dormito per ben 15 giorni nella sede del Partito Radicale di Roma tanto ero “militonto”.
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I partiti tradizionali di sinistra intanto tacciono. Questo nuovo fermento e interesse nei confronti della tematica omosessuale si è sviluppato a partire dalla morte di Pier Paolo Pasolini. Il movimento omosessuale in tutto il mondo decide di adottare come simbolo la lettera greca lambda iniziale del verbo greco (λuεiυ) sciogliersi, liberarsi. Il “Quotidiano Dei Lavoratori” e “Il Manifesto” pubblicano le prime lettere di lettori omosessuali, pubblicizzano le riunioni dei collettivi e accolgono nelle loro organizzazioni i militanti omosessuali dichiarati (anche se con fatica).
La frattura tra il FUORI! e i collettivi autonomi è insanabile. I militanti dei collettivi autonomi fanno riferimento all’area della nuova sinistra, sono molto combattivi, usano metodi un po’ “terroristici” (dal linguaggio alla provocazione nell’abbigliamento e nel trucco) e hanno spazio su riviste alternative (“Re Nudo”); il Fuori! è più istituzionale, non è rivoluzionario nemmeno nelle sigla ed è federato al Partito Radicale: si muove quindi nell’ottica di richiesta di diritti civili.
La frattura tra il FUORI! e i collettivi autonomi è insanabile. I militanti dei collettivi autonomi fanno riferimento all’area della nuova sinistra, sono molto combattivi, usano metodi un po’ “terroristici” (dal linguaggio alla provocazione nell’abbigliamento e nel trucco) e hanno spazio su riviste alternative (“Re Nudo”); il Fuori! è più istituzionale, non è rivoluzionario nemmeno nelle sigla ed è federato al Partito Radicale: si muove quindi nell’ottica di richiesta di diritti civili.
Foto: Luca Locati e Giovanni Rodella
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è un articolo che fa rivivere il fascino della battaglia politica. Bravo.