SUPERDIVI SUPERSEXY

Owen il supersexy. Murphy l’androgino. Lopez l’icona bear. Wilson lo charmant e Cage il bietolone. Pitt? Sempre Pitt. Sei divi supersexy in altrettanti film nelle sale, alcuni da vedere, altri no.

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In assenza di nuovi film gay nel weekend, ci urge segnalare un sestetto supersexy formato da altrettante star del grande schermo (in alcuni casi superstar e non certo da ieri) in sei film molto diversi tra loro, alcuni da vedere, altri no. Uno svettante manipolo di divi che consegna nell’immaginario omo una nuova generazione di divi machi e seducenti – con la rilevante eccezione dell’androgino e bravissimo Cillian Murphy – che non occhieggia solo a un pubblico femminile ma, sempre più miratamente, anche a un attento bacino cinefilo queer. Eccoli in ordine di rigorosa preferenza per sex appeal e doti recitative:
1)CLIVE OWEN in “I FIGLI DEGLI UOMINI” di Alfonso Cuarón

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È lui il nuovo divo sexy del Duemila e oltre, 007 mancato, con quell’aria un po’ stropicciata da gattone ruffiano con surplus di fascino garantito grazie a un volto segnato da vero maschio e un’espressione sicura di sé ma un po’disillusa. E il film in cui è l’eroe indiscusso è una delle belle sorprese di questa stagione, I figli degli uomini diretto dal messicano Alfonso Cuarón, regia mozzafiato con vertiginosi piani sequenza adrenalinici da far impallidire Brian De Palma, per un thriller futurista ambientato nel 2027 in una cupa Inghilterra in cui non nascono più figli come nel resto del Mondo, invasa da pericolosi gruppi terroristici e colonie di immigrati trattati come bestie.
E il rude Theo che deve accompagnare una donna incinta di colore verso il barcone della salvezza, è reso ancora più sexy dal fatto che rimane scalzo per quasi tutto il film e attraversa con rassegnata compostezza spettacolari scene di massa tra credibili attentati (l’agguato alla macchina in cui viene uccisa Julian è pura maestria registica) e sparatorie a ripetizione da guerra civile in atto. Lo rivedremo in tre film molto diversi tra loro: l’action fumettistico Sin City 2, lo storico The Golden Age e il poliziesco Shoot’Em Up. Grande Clive.
2)CILLIAN MURPHY in “IL VENTO CHE ACCAREZZA L’ERBA” di Ken Loach

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L’emergente Cilliam Murphy è la risposta metrosexual al tipico macho hollywoodiano: fascino androgino, impenetrabili occhi di ghiaccio, una predilezione per scomodi ruoli ambigui (il travestito ultraglam Kitten nel fiabesco Breakfast On Pluto, il ribelle Darin in Disco Pigs), il trentenne irlandese illumina il dramma bellico di Ken Loach Il vento che accarezza l’erba, uno dei meno riusciti del maestro inglese – e una delle Palme d’Oro più deboli degli ultimi anni – sulla guerra civile irlandese negli Anni ’20, piatto e sempliciotto (con scontri armati girati con quattro mortaretti e due camionette, se va bene). Gli unici veri motivi di interesse sono la bravura e il magnetismo del dottor Damien interpretato da Murphy, dilaniato dal burrascoso rapporto col fratello idealista Teddy (Padraic Delaney) che si ritroverà a combattere sul fronte opposto.
Il film di Loach rubò ingiustamente la Palma a danno del mirabile Volver, la cui maledizione non sembra arrestarsi: anche agli European Film Awards il povero Almodóvar si è visto soffiarsi il premio come miglior film da un’anonima opera prima tedesca sulle spie dell’ex DDR, Le vite degli altri di Florian Henckel von Dommersmarck, pur vincendo complessivamente cinque premi.
3)BRAD PITT in “Babel” di Alejandro Gonzales Iñarritu

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Brad è sempre Brad, anche se…
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3)BRAD PITT in “Babel” di Alejandro Gonzales Iñarritu

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Brad è sempre Brad, anche se rischia di diventare ‘Mr. Jolie’ dopo il matrimonio con Angelina e le minacce dei fondamentalisti islamici sul set indiano di A Mighty Heart di Winterbottom coprodotto proprio da Pitt. Oltre che bello – ma le rughe iniziano a vedersi: tra due settimane compirà 44 anni – nel virtuosistico Babel di Alejandro Gonzales Iñarritu dimostra di essere anche molto bravo nei panni di un turista americano sconvolto dal ferimento casuale della moglie (Kate Blanchett) durante un viaggio in Marocco. Trittico sull’incomunicabilità e i capricci del destino nel caotico mondo contemporaneo, Babel intreccia tre episodi girati in Messico, Marocco e Giappone (ma quest’ultimo è il meno riuscito ed è legato al resto della storia in maniera troppo pindarica) attraverso un cast di classe in cui, tra Cate Blanchett e Gael Garcia Bernal, spicca proprio il nostro Brad. E se arrivasse la seconda nomination agli Oscar?
4)SERGI LOPEZ in “Il labirinto del fauno” di Guillermo Del Toro

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Potrebbe essere lui l’ “icona bear” che manca all’immaginario gay. Massiccio e ben piantato, sguardo cucciolone irrobustito da quelle sopracciglia così folte, l’oculato attore spagnolo Sergi Lopez si concede con discrezione privilegiando il cinema d’autore (lo ricordiamo soprattutto nel criptogay Harry, un amico vero di Dominik Moll). Lo possiamo rivedere sul grande schermo come protagonista di uno dei film più originali della stagione, il fantasy in armi Il labirinto del fauno di Guillermo Del Toro, bizzarro mix tra una bella fiaba gotica – l’incontro tra la piccola protagonista e il mostro con gli occhi sulle mani farebbe gioire il mago degli effetti speciali Harryhausen – e un cruento film bellico ambientato nel 1944 sugli scontri nelle boscaglie a cinque anni dalla fine della guerra civile spagnola. Molto sanguinolento e feroce, raggiunge il suo top violento proprio grazie a Lopez che si mette a cucire di suo pugno, imperturbabile, una ferita che gli ha allargato la bocca fino alla guancia.
5)LAMBERT WILSON in “Cuori” di Alain Resnais

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È la risposta ‘charmante’ e sofisticata del cinema intellettuale francese: volto scavato e naso importante, un’allure aristocratica che dà nobiltà ai suoi gesti ma un’aura un po’ maudite per la tendenza “scavezzacollo” dei suoi personaggi. Ci riferiamo all’elegante Lambert Wilson, 48 anni da Neuilly-sur-Seine, una vaga somiglianza – e non solo nel nome – con lo sciupafemmine Christophe Lambert, è uno dei sei protagonisti del malinconico Cuori del maestro della Nouvelle Vague Alain Resnais che dall’alto dei suoi 84 anni modella una commedia un po’ sottotono e non particolarmente appassionante sulla solitudine metropolitana. Tra le varie storielline esili esili tratte da Ayckburn spicca proprio il Dan interpretato da Wilson, ex ufficiale alcolizzato che si confida solo col barista solitario Lionel (un sofferto Pierre Arditi) e, dopo aver mollato l’inquieta moglie Nicole (Laura Morante), tenta la fortuna con un incontro al buio tramite annuncio.
Del film si salva la regia sofisticata dell’ancora sperimentatore Resnais, che si autocita nella descrizione del soffitto nell’incipit (L’anno scorso a Marienbad) e si scatena con zoom e riprese dall’alto in un film tutto girato in interni dai cui si vede sempre nevicare (e nella scena più bella piovono fiocchi persino in una cucina).
6)NICHOLAS CAGE in “Il prescelto” di Neil LaBute

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Noi ci eravamo invaghiti di Nicholas Coppola – in arte Cage – in tempi non sospetti quando faceva lo smorfiosetto Ronny nell’adorabile Stregata dalla luna (sarà anche perché c’era la sublime icona Cher?) ma bisogna ammettere che un certo fascino lo conserva ancora a 42 anni suonati. Ma attenzione: il film che lo vede nuovamente protagonista sul grande schermo, Il prescelto di Neil LaBute, è uno dei più brutti in circolazione ed è da evitare come la peste. Remake di un horror cult inglese del 1973, The Wicker Man (alla lettera L’uomo di vimini ma da noi non è mai uscito), racconta di un poliziotto che, per cercare una bambina scomparsa, si reca su una misteriosa isola, Summersisle, dove abita una strana comunità matriarcale dedita all’allevamento delle api e a curiosi riti pagani in costume (terrificante Ellen Burstyn truccata con maschera bicolore alla Renato Zero). Mistero pressoché nullo, tensione azzerata, colpi di scena telefonatissimi e una certa misoginia di fondo (Cage che prende a botte la locandiera dai modi lesbici). Ma ciò che più intristisce è proprio la recitazione svagata e disinteressata di un Cage più legnoso e bietolone che mai, monolitico e inespressivo come non capitava da anni. Provaci ancora, Nicholas!
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