Sembra quasi uno scherzo, ma è vero: i cani in Thailandia non abbaiano. O almeno, non ne ho sentiti abbaiare. Così i thailandesi è difficile che li senti urlare, o litigare, o anche solo discutere animatamente: serafici e sorridenti, rimangono impassibili come quella signorina della Thai-Airlines che l’ho vista sorridere al turista americano che dall’altra parte del vetro le urlava di tutto perchè la sua prenotazione non risultava.
In compenso, se non sono i latrati dei molti cani randagi a rompere il silenzio thailandese, ci pensa un traffico intenso e caotico che ti insegue ovunque, per le vie di Bangkok come per quelle delle altre cittadine turistiche. A Bangkok, poi, le strutture del treno veloce che passa sopraelevato sulle arterie principali crea una incredibile cassa di risonanza e fa sì che lo smog rimanga tutto ad altezza naso… insomma, un inferno.
E’ proprio in queste condizioni che si trova il quartiere gay di Bangkok. Una decina di strade, i centri commerciali che pullulano di ragazzi gay al 99%, i locali, i ristoranti, qualche albergo, le discoteche, le bancarelle dove puoi trovare magliette e cinture di Calvin Klein, camicie e t-shirt di Polo Ralph Lauren e qualsiasi altra "patacca".
La strada a fondo chiuso Soi 4, una traversa della più grande Silom Road, è il cuore del quartiere gay. Lì c’è lo Sphinx Restaurant, consigliabile per i prezzi modici e per la qualità del cibo, difficilmente trovabile in altri ristoranti gay. E c’è il Balcony, un grande bar adatto per bere qualche birra. Ma lì intorno, c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Ma com’è la vita gay thailandese? Profondamente diversa dalla nostra. Partiamo dall’assunto che in Thailandia l’omosessualità è generalmente accettata dalla popolazione, fuorchè nel profondo sud dove la religione praticata è prevalentemente quella musulmana. Da alcuni sondaggi effettuati alla visita di leva per il militare, ne sono scaturiti dati incredibili: oltre il 30% degli intervistati aveva avuto rapporti omosessuali, e nella maggior parte dei casi si trattava di rapporti sessuali completi, ben oltre il sesso orale. Non che questa è la percentuale dei gay in Thailandia, ma certamente qui, più che in altri paesi del mondo, vi è una cultura che non condiziona in alcun modo l’orientamento sessuale delle persone.
La Thailandia quindi come paradiso gay? Beh, andiamoci molto piano. Iniziamo col parlare della prostituzione minorile, sia maschile che femminile, che c’è e si vede pure: ragazze e ragazzi sotto i 18 anni, palesemente sfruttati sessualmente per compiacere qualche europeo o americano in cerca di attenzioni da parte di giovani. La prostituzione non minorile è pure largamente diffusa e sono evidenti gli interessi che animano quei ragazzini ventenni al tavolino con quarantenni e cinquantenni occidentali, a parlare del nulla. Qui un pò di tristezza è d’obbligo, almeno per chi ha a cuore la dignità delle persone. Aldilà di questi fenomeni, è però altrettanto evidente che esiste una comunità gay thailandese, e che i gay thai se la passano tutto sommato bene, sotto certi aspetti molto meglio di noi italiani.
Bangkok è comunque una città che offre moltissime attrazioni. Fatevi portare dai taxi (e non dai tuc-tuc, una sorta di taxi-Ape, se amate i vostri polmoni) nei bellissimi templi buddhisti del centro città. E se volete sperimentare il massaggio quello vero, e non quello che ammicca al sesso,
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