Andiamo, non vorrete dirmi che non vi è MAI capitato?
Per strada, a scuola, in ufficio, in coda, con la mente rivolta ai mille piccoli problemi quotidiani, vi ritrovate a fischiettare/mugugnare/canticchiare alcune strofe di quella Canzone Che Proprio Non Vi Piace.
Che ODIATE.
Ma che, a causa di un massiccio bombardamento mediatico o di una sorellina particolarmente insistente vi si è stampato nel cervello.
E, come un ex troppo insistente, NON SE NE VUOLE ANDARE.
Ehi, niente di male in questo.
Io conosco appassionati di musica polifonica del 500’ disperati perché non riescono a togliersi dalla mente “Relax…take it easy…” oppure “ Va, distruggi il Male e va…Alabarda Spaziale!”
Non ESATTAMENTE la colonna sonora adatta quando ti stai dirigendo ad un funerale, ad esempio.
Pietra sopra.
Io le chiamo le Canzoni-Uncino.
Ti si insinuano sotto-pelle e quando provi a toglierle..beh si portano via un bel po’ di epidermide.
E lasciano SEMPRE una cicatrice.
Per me, alcuni Serial sono come le Canzoni-Uncino.
Forse non saranno eccezionalmente ben scritti, o particolarmente complessi e forse non avranno la dicitura “Capolavoro” impressa a lettere di fuoco ma…….
Funzionano.
Eccome se funzionano.
Torchwood è un serial inglese, prodotto dalla BBC, ed è uno spin-off (ovvero una derivazione) del più famoso telefilm di sci-fi britannico, in onda fin dai lontani anni 60’: Doctor Who.
E’ incentrato su una organizzazione segreta fondata dalla Regina Vittoria con lo scopo di preparare l’umanità al First Contact con alieni che potrebbero essere un po’ meno simpatici ed amichevoli di E.T.
Ed il suo protagonista è…mhhh come definirlo…pansessuale.
Nel senso che interagisce con chiunque: uomini, donne, alieni, esseri di incerta definizione.
A dare voce e corpo (e che corpo!) al capitano Jack Harkness (Jack..oh Jack) è un artista poliedrico che risponde al nome di John Barrowman, una vera icona della comunità gay britannica, amatissimo anche oltreoceano soprattutto per le sue memorabili interpretazioni nei classici dei musicals a teatro.
Lo ammetto dopo averlo “googlato e youtubato” me ne sono innamorata.
Come una pera cotta.
Ma non è questo il motivo per cui adoro Torchwood.
Adoro Torchwood perché e’ un buon serial, solido, con sceneggiatura brillante, grandi attori, ottima caratterizzazione.
E milioni e milioni di difetti.
Come i suoi protagonisti.
Meschini.
Egoisti.
Opportunisti.
Non fisicamente perfetti. (Ok, alcuni sono decisamente bruttini ma ci dobbiamo accontentare. Oddio, la protagonista femminile ha una fessura fra i denti attraverso la quale potrebbe passarci un camion).
Adoro Torchwood perché parte dal presupposto che “un posto disumano crea mostri umani”.
Adoro Torchwood perché quando uno dei protagonisti è gentile…accadono cose brutte.
Adoro Torchwood perché, dopo generazioni di Star Trek, Guerre Stellari, Stargate (Varie Versioni) finalmente c’è un telefilm dove il sesso mostrato (sempre troppo poco a mio parere) non è quello versione Pollyanna ma quello sporco e sbagliato.
Quello senza garanzie, tanto per intenderci.
Ma soprattutto adoro Torchwood perché in ogni episodio della prima stagione, Russel T. Davies (creatore di Queer as Folk-Uk) affronta un tema differente: la percezione di sé (Everything
changes), il passato (Out of time), la paura del diverso (Cyberwoman), l’alienazione (Countrycide).
Non tutti gli episodi sono qualitativamente allo stesso livello ma, se dovete sceglierne uno, il dodicesimo (Captain Jack Harkness) è il mio preferito, con il bacio gay più hot dai Segreti di Brokeback Mountain.
Attualmente Torchwood è in onda su Jimmy.
Camminate, no correte a registrarlo d’accordo?
(di Carmilla)
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