Un amore omosessuale che offende il mondo, sopravvive al tempo e resta impresso come in una foto sbiadita e ritrovata molti decenni dopo. È così che Marchi (@_michelemarchi_) presenta il suo nuovo singolo “Gennaio” con il videoclip d’autore, diretto da Giovanni Iavarone e prodotto da Francesco De Giorgi.
Gennaio è un breve racconto cinematografico di taglio intimista che ritrae con sguardo poetico ed evocativo i frammenti di una giornata felice nelle vite dei protagonisti. Gli attori scelti per il videoclip sono Michele Piccolo e Pietro Gambacorta, che interpretano due giovani innamorati durante una gita nella Val di Mello degli anni ’30.
Gennaio è il racconto epico di un amore omosessuale, fatto di tenerezza, carezze, sguardi, voglia di scoprirsi e grande passione. Il videoclip è una cartolina dal passato, e anche le riprese che vedono come protagonista Marchi appaiono piene di nostalgia, ricordi e oggetti provenienti da un altro mondo.
Marchi, nome d’arte di Michele Marchi, è un giovane cantante indipendente, dietro di sé ha già una lunga carriera – nel 2010 e 2013 è stato finalista al Premio De André. Nel suo processo artistico unisce musica, cantautorato, cinema e sceneggiatura.
Gay.it lo ha intervistato per conoscere il suo lavoro, il progetto di Gennaio e il motivo che lo ha spinto a raccontare l’amore tra due uomini e qual è portata rivoluzionaria di questo gesto in un’epoca di fluidità e abbattimento delle barriere di genere.
Come il cantautorato e l’attività di regista e sceneggiatore collidono nell’elaborazione della tua poetica?
Guarda, non sento una linea di demarcazione netta tra queste due attività, perché hai sempre a che fare con una specie di materia oscura che è l’ispirazione. E da un punto di vista empirico, scrivere una canzone o una sceneggiatura è uguale, perché parti sempre da delle immagini.
La differenza è più di sistema, credo. Nel senso che, esclusi i progetti personali chiaramente, il Cinema ha a che fare per la maggior parte con committenze. Un film è un’arte complessa che coinvolge una marea di persone fin dalla fase dell’ideazione e per portarlo avanti devi scendere a molti compromessi. Ed è così anche se lo fai da indipendente.
La Musica, invece, da questo punto di vista è più gestibile; ti permette di avere un risultato tangibile immediato: scrivi una canzone e la fai sentire subito a chi ti pare. Puoi comunicare immediatamente, in modo più libero e onesto. Quando scrivi un film, invece, prima di vederlo realizzato passano almeno tre anni. La maggior parte dei film a cui ho lavorato è ancora o in lavorazione o addirittura in fase di ricerca fondi da anni, pensa te!
Quale di questi ambiti artistici ti fa sentire più al sicuro nel momento in cui decidi di esporti?
Più al sicuro nessuno dei due, perché come ti dicevo sono due ambiti artistici che partono dalla parola e dalla scrittura e scrivere ti obbliga a esporti! Quindi sono anch’io tra quelli che trovano che scrivere sia un atto molto intimo e molto politico allo stesso tempo.
Detto questo, la canzone, essendo una forma di comunicazione più diretta e meno artefatta, ti fa sentire molto più scoperto di un film o di un personaggio inventato. Cantare delle frasi che hai scritto in un momento d’intimità è come parlare nudo davanti a qualcuno che resta vestito. O come lasciarsi fare da chi ti ascolta una specie di radiografia sentimentale. Ti lasci puntare contro una torcia e ti lasci guardare e giudicare dentro e fuori. La cosa bella è che se hai scritto con sincerità, quella torcia non ti spaventa. Perché è come se ormai non avessi più nulla da nascondere. Hai vuotato il sacco insomma!
Il video ha dei toni nostalgici, affermi che l’ispirazione derivi dal ritrovamento di fotografie d’epoca di ragazzi e ragazze omosessuali. Quali emozioni ha scatenato in te questo ritrovamento?
Tenerezza, prima di tutto, e stima. Stiamo parlando di fotografie molto antiche, di fine Ottocento e inizio Novecento. Farsi scattare una foto a quei tempi doveva essere già di per sé un evento speciale, ufficiale in un certo senso: ci si pettinava, si indossava il vestito buono delle occasioni, si andava allo studio del fotografo e ci si metteva in posa. C’è una certa epicità e poesia in quegli sguardi ritratti.
Oggi uno scatto può sembrarci un’azione scontata, ne facciamo e ne cancelliamo cento al minuto. Eppure un tempo dietro a una banalissima foto c’erano storie simili a quella del video! C’è stato un tempo in cui scattare una foto era una cosa piena di significato. Figuriamoci per una coppia di ragazze o di ragazzi omosessuali costretti ad amarsi in segreto e che desideravano avere un semplice ricordo come tutti gli altri. Qualcosa che sopravvivesse al tempo, da portare dentro a un taschino come portafortuna o da mostrare con orgoglio dentro a una cornice del soggiorno.
L’amore nel singolo e nel video è un amore pieno di tenerezza, carezze, sguardi e pause. Nelle scene che ti vedono protagonista, appari circondato da montagne di suppellettili, memorie del passato e oggetti che non ci sono più. Il sentimento che porti in scena è oggi un’utopia? Un amore che vive solo nei ricordi?
Forse sì. L’amore ha sicuramente tante sfaccettature ma quello sentimentale probabilmente ha un po’ a che fare con l’utopia. Nel caso di “Gennaio” si tratta di ricordi. Ho cercato di raccontare un momento in particolare, quello degli inizi di una storia, e di fermare quelle sensazioni precise, per ricordarle. Volevo provare a descrivere quanto ci sia di puro e di favolistico nei primi istanti di un nuovo amore.
Pensando alle relazioni in generale invece sono un po’ più disincantato, non credo che l’utopia sia sempre positiva. Nel senso che a volte tendiamo a ricrearci un’immagine dell’amore come più ci serve e ci piace e la riguardiamo di continuo come se fosse un feticcio, chiedendogli di restare sempre lo stesso e di non cambiare mai!
Nella società contemporanea che si veste di fluidità e abbattimento del binarismo di genere, come mai credi sia ancora importante mostrare un bacio tra due uomini? Qual è il valore o la portata rivoluzionaria di un bacio omosessuale, oggi come allora?
C’è ancora chi si piglia le botte e finisce in ospedale per un semplice bacio dato per strada, e da che mi risulta si tratta sempre esclusivamente di coppie omosessuali. Quindi sì, prendendo a esempio proprio le foto pioneristiche che hanno ispirato il videoclip, direi che se pure da allora un po’ di strada è stata fatta, nel presente continuiamo a essere ancora molto lontani da un sano concetto di uguaglianza. Ecco perché un bacio avrà sempre una portata rivoluzionaria e un valore inestimabile, al pari di un Gay Pride o di una legge o di una foto o di una canzone che ci rappresenta e ci rende liberi.
C’è chi per natura è più timido e combatte intimamente, chi si attiva nel pubblico, chi fa film o chi scrive romanzi… Ognuno fa quello che può, ma quello che può lo deve fare! Con sincerità però, rispettando la propria natura e solo se mosso dall’urgenza di comunicare qualcosa di vero e di sensato. Perché hai detto bene, per ora sembra soltanto una società che si cuce addosso l’etichetta con su scritto “fluidità” per stare al passo coi tempi, ma che in fin dei conti questo concetto non sa bene cosa sia.
Cos’è che oggi offende il mondo nella manifestazione di un amore? Citando uno dei versi chiave del tuo singolo.
Non lo so. Forse ci disturba quello che non riusciamo a capire. Quello che è altro da noi e che non fa parte della nostra esperienza. Io di solito mi offendo se qualcuno mi manca di rispetto, e mi offendo molto con me stesso se mi lascio mancare di rispetto! Non mi sento mai mancare di rispetto da chi si da un bacio in pubblico però. Sono discorsi difficili e temo irriducibili. Però sai cosa, alla fine capisco tutti. Cioè, cerco di farlo. Perché credo che se quella per i diritti è una battaglia che si vuole vincere, bisogna imparare a comunicare con le persone più difficili, e questo lo puoi fare soltanto cercando di portare la tua esperienza agli altri in modo onesto. Con la mia canzone e il videoclip abbiamo cercato di fare questo. E in questo senso sì, se vuoi è anche un atto politico.
GENNAIO – MARCHI: YouTube / Spotify
Michele Marchi: @_michelemarchi_ / Facebook / Linktree
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