Se siete abituali fruitori di internet probabilmente vi sarete già imbattuti in qualche cartone animato realizzato con l’ausilio di Flash. Da quando questo software è stato diffuso (nella metà degli anni 90) ha rappresentato una piccola rivoluzione nel mondo dell’animazione digitale, offrendo l’opportunità di realizzare una gran quantità di cartoni animati in tempi brevi e a costo zero e – soprattutto – fruibili istantaneamente da tutti i computer del mondo.
Nonostante i limiti tecnici di Flash (che non offre movimenti fluidi e richiede una buona dose di ingegno per essere sfruttato al pieno delle sue possibilità), molti animatori e aspiranti tali sono riusciti a trasformarlo in una inesauribile cornucopia di idee che – prima di Flash – non avrebbero mai potuto essere trasposte in animazione. Basti Pensare a come Joe Phillips ha utilizzato il programma per realizzare le animazioni omoerotiche di The House of Morecock, o come persino l’Italia (che è agli ultimi posti al mondo per quel che riguarda le produzioni animate) possa vantare un personaggio animato in Flash molto popolare anche al di fuori del web (ovvero Gino il pollo). Tuttavia Flash ha avuto anche il merito di tenere a battesimo la prima serie animata dedicata ad un animale antropomorfo dichiaratamente gay: Queer Duck.
L’idea è venuta a Mike Reiss, sceneggiatore televisivo che ha alle spalle collaborazioni di tutto rispetto con sit-com e serie animate come I Simpsons, e che ha voluto realizzare (col supporto dell’animatore Xeith Feinberg) un cortometraggio con Queer Duck nell’ormai lontano 1999. Il cortometraggio è stato fatto girare sui siti specializzati in Flash-animation e ha attirato l’attenzione del canale satellitare statunitense Showtime nel 2002, proprio quando stava cercando delle idee per lanciare al meglio la versione Made-in-USA di Queer as Folk. Così è stato deciso che, alla fine di ogni episodio di Queer as Folk, sarebbe stato mandato in onda un nuovo cortometraggio di Queer Duck: la prima serie animata dichiaratamente gay mai realizzata.
I cartoons di Queer Duck durano pochi minuti, e in ciascun episodio si punta l’attenzione su di un aspetto del mondo gay in maniera ironica ed estremamente dissacratoria. Queer Duck è una giovane anatra gay dichiarata, fa l’infermiere e sta insieme ad un alligatore squattrinato (ma molto sensibile)
con aspirazioni artistiche: Openly Gator. Della loro comitiva di amici fanno parte il ridanciano orso leather Bipolar Bear e il raffinato dandy felino Oscar Wildcat.
Riassumere in breve la serie non è un impresa facile: ogni episodio è un’inesauribile fonte di citazioni, doppi sensi e ironia gay
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Riassumere in breve la serie non è un impresa facile: ogni episodio è un’inesauribile fonte di citazioni, doppi sensi e ironia gay, che stravolge i canoni delle serie animate tradizionali a favore di una prospettiva che sarebbe riduttivo definire queer.
I personaggi, che rappresentano in maniera quasi inquietante vizi e virtù della comunità gay, si ritrovano di volta in volta alle prese con situazioni che sfociano in un umorismo surreale e un po’ cinico, ma non per questo risultano meno divertenti. Basti pensare che nel primo episodio Queer Duck decide che per la giornata nazionale del coming-out presenterà ai suoi genitori il suo ragazzo, dichiarandosi in famiglia. Quando, dopo una buona dose di tentennamenti e fraintendimenti, l’anatra riesce a dire chiaro e tondo di essere gay i genitori rimangono estremamente composti, e sua madre va in cucina per preparare il tacchino da servire per cena senza battere ciglio. Quando tarda a tornare e comincia a sentirsi odore di anatra arrosto tutti si precipitano a controllare e scoprono che mamma anatra – in un raptus di disperazione – ha deciso di cuocersi nel forno al posto del tacchino! Più avanti si scopre anche che Queer Duck ha un fratellone (etero, con tanto di figlio a cui Queer Duck tenta di fare da baby-sitter con risultati un po’ discutibili) e una sorella (ovviamente lesbica).
Nei venti episodi che compongono la serie si spazia davvero fra argomenti di tutti i tipi (dall’omofobia ai matrimoni gay), e gli animali umanizzati che compaiono nella serie diventano spesso loro stessi l’argomento delle gags, parodiando personaggi famosi sotto mentite spoglie (come il pesce-spada Ricky Marlin che fa il verso a Ricky Martin e Truly Coyote che lo fa a Truman Capote). Riprendendo lo stile di altre recenti serie animate americane dal taglio satirico, c’è spazio anche per la “presenza” di celebrità che compaiono senza bisogno di essere camuffate: Bob Hope, Jack Nicholson, Cary Grant e, in particolare, Barbra Streisand per la quale Queer Duck (da bravo gay americano) nutre una passione smodata. Nella serie compare anche, e in maniera ricorrente, una delle ultime nemesi della comunità omosessuale statunitense, ovvero la psicologa e opinionista televisiva Laura Schlessinger, che diventa il vero proprio “nemico ufficiale” di Queer Duck e compagni.
La serie, che negli Stati Uniti è un piccolo cult, ha ottenuto proprio quest’anno un’ulteriore “consacrazione”: è infatti da poco uscito un vero e proprio film animato dedicato alle peripezie dell’anatra gay. Questa volta è alle prese con una terribile crisi di coppia col suo ragazzo, tanto che rischierà addirittura di essere convertito all’eterosessualità da un predicatore evangelico! Il film apprezzato da pubblico e critica, sembra destinato a rimanere inedito in italiano (assieme alla serie animata del resto). Inutile dire che i motivi sono molteplici: dal fatto che in Italia manca una concezione “multimediale” del pubblico omosessuale, al fatto che da noi mancano gli spazi televisivi che parlano del mondo GLBT rivolgendosi direttamente alla comunità GLBT (e non, come accade oggi, agli eterosessuali incuriositi dall’argomento). Senza contare che viviamo in un paese dove il Movimento Italiano Genitori (MOIGE) può fare il bello e il cattivo tempo in TV con i suoi 16000 iscritti (non verificati), a dispetto degli oltre 150000 cittadini italiani (regolarmente tesserati) che risultano iscritti all’ARCIGAY. Forse sarebbe il caso che qualcuno lo facesse notare anche ai direttori dei palinsesti televisivi.
Se volete scoprire qualcosa di più su Queer Duck andate sul sito https://metahusky.net/~nick/
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di Valeriano Elfodiluce
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