Verso un nuovo quartiere gay?

A Milano, si sa, la vita gay è dispersiva. La gay street non è mai decollata, e il resto è sparso ai quattro venti. Eppure ora forse qualcosa si sta muovendo. Ecco qualche riflessione e una proposta.

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MILANO – Nessuno di voi ha la sensazione che, nel corso dell’ultimo anno, anno e mezzo, il baricentro della gay life milanese si sia in qualche modo spostato verso il nord della città? Nella fattispecie in quella zona – a dire il vero abbastanza ampia – che va dai bastioni di Porta Venezia verso nord-nordest, in direzione Città Studi e Lambrate (pensiamo alla piscina Ponzio, alla sauna Royal Hammam o al Glitter), ma anche lungo via Padova e Viale Monza. In fondo alla prima prosperano da parecchio tempo realtà come il Company Club, il Flexo e il Depot, ai quali di recente è andato ad aggiungersi il King Bar, scatenando un’esplosione di eventi e serate bear (ma non solo) di notevole successo, anche in sedi “distaccate”, e spesso in zone limitrofe. Il fronte viale Monza, invece, ha visto di recente l’enorme successo del Toilet estivo, tanto frequentato da costringere i gestori, in alcune serate, a lasciare fuori parecchia gente. È un movimento lento e quasi impercettibile, che per il momento vede la massima concentrazione più a sud, verso l’inizio di Corso Buenos Aires, ma la felice riapertura della Libreria Babele in Viale Regina Giovanna è parsa a molti una conferma che qualcosa, da quelle parti, si sta muovendo. Chi ci vive conferma l’impressione di una presenza gay e lesbica superiore alla media, anche solo sui marciapiedi dello shopping diurno nel corso.

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Non stiamo parlando di un nuovo Greenwich Village o di una nuova Castro, sia chiaro, ma viene naturale ripensare all’eterna questione del carattere dispersivo della vita gay milanese. In effetti Milano resta una delle poche metropoli gay europee a non possedere un quartiere dedicato. Come tutti sanno, ci si è provato, o meglio ci si prova da tanti anni con la gay street di via Sammartini (peraltro non distante). Un progetto mai davvero decollato, in primis per ragioni legate alla dislocazione geografica (una zona metodicamente condannata al degrado dalla politica dell’amministrazione comunale), ma forse anche per una tipologia di offerta che oggigiorno segna un po’ il passo. Ogni volta che si parla di “gay street” o “quartiere gay”, poi, salta sempre su qualcuno che la considera un’ipotesi autoghettizzante. Viene da rispondere: siete mai stati a Madrid? E a Chueca? Vi pare un ghetto, quello? Mezza Madrid va lì a divertirsi, indipendentemente dall’orientamento sessuale, e questo perché ci sono un sacco di bei locali facilmente accessibili senza senza dover ricorrere alla macchina, a mezzi poco affidabili o costosi taxi. Il fatto che una metropoli possieda un quartiere gay non significa che in altre zone non possano esistere realtà analoghe. Le due cose possono coesistere, anzi: è auspicabile. E infatti noi continuiamo a sperare di averla, prima o poi, la nostra piccola Chueca, e se via Sammartini prosegue la sua lotta per darsi nuova dignità, nel frattempo è bene tenere le antenne dritte per capire dov’è che le cose si muovono davvero.

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Nella area di Porta Venezia, per esempio, da un paio di anni un locale è andato a completare e rigenerare un ideale triangolo composto dagli storici Lelephant e Atomic Bar: il Mono. Dopo un esordio di impronta alternativa, il successo del locale è cresciuto a dismisura. Considerata la quantità incredibile di persone che si accalcano al suo esterno durante il fine settimana (quanto ci piacerebbe un’isola pedonale lì!), è assai probabile che molti di voi ci siano passati almeno una volta. Fenomeni del genere portano nuova linfa a tutto il circondario, ed è innegabile che la presenza del Mono abbia restituito vita a un’area che, fino a poco tempo fa, sembrava vagamente sull’orlo del declino. Non dimentichiamoci poi l’Illumined, che sta a due passi, e altri posti non necessariamente gay ma molto friendly, come il bar eritreo Piqoke, che raccoglie i transfughi dell’adiacente Lelephant, e il Cibboi, a 10 metri dal Mono (per non parlare del ristorantino indiano che fornisce birra economica a tutti quelli che il bancone del Mono non riescono a raggiungerlo). Porta Venezia, inoltre, è un quartiere particolare, di grande transito, collegato benissimo, dove regna una strana commistione di signorile ed esotico, popolare e sofisticato, e dove razze e provenienze si mescolano in maniera tutto sommato armonica. Un terreno perfetto per creare situazioni interessanti.

Tutto questo per dire che sarebbe bello se in futuro altri provassero a battere questo cammino, continuando a creare nella zona punti di interesse per la comunità glbt. Volete aprire un bar, un negozio, organizzare una serata o un evento, insomma qualsiasi cosa possa essere di interesse per gay, lesbiche e trans? Prendete in considerazione la possibilità di farlo da quelle parti, e chissà che in futuro , accanto a Soho, a Chueca, al Marais, a Kreuzberg, non figuri anche il nostro bel quartiere affacciato sui giardini. Buon fine settimana a tutti, e mi raccomando: qui sotto c’è uno spazio per i commenti, apriamo la discussione!

di Matteo Colombo

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