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Provita, lo spot contro la “Teoria gender” e le scuole che resistono

La campagna che punta a terrorizzare i genitori, com'è successo in una scuola di provincia

3 min. di lettura

Lo spot che vedete qui sopra è stato realizzato dall’associazione Provita Onlus, una delle più attive nella lotta contro l’affermazione dei diritti delle persone lgbt e dell’educazione alle differenze (compresa la battaglia contro il bullismo omofobico) nelle scuole. Il video sta facendo il giro del web ed è particolarmente diffuso nei gruppi di insegnanti e operatori della scuola che si trovano su Facebook.

PROPAGANDA ALIMENTATA DA BUGIE

Il refrain è sempre lo stesso: l’inesistente “teoria del gender” (invenzione linguistica particolarmente cara al fronte cattolico fondamentalista, a volte declinata anche come “ideologia del gender”), l’idea distorta per cui i progetti contro il bullismo omofobico nelle scuole punti ad annullare le differenze tra i generi (quando, invece, è vero l’esatto contrario, ovvero il concetto per cui le discriminazioni e le vessazioni contro le persone lgbt, studenti inclusi, si basano su stereotipi che non contemplano la diversità di generi e identità sessuali esistenti) e i presunti traumi che questi progetti creerebbero nei ragazzi (quando le cronache quotidiane ci raccontano un’altra realtà).
Un attacco, quello all’educazione alle differenze e alla lotta al bullismo omofobico nelle scuole, che si sta muovendo su diversi fronti e che, come dimostra anche il video, punta sul coinvolgimento dei genitori terrorizzati ad hoc con vere e proprie campagne di disinformazione. Le stesse sostenute da una certa politica e che, nelle aule istituzionali, vengono utilizzate per contrastare l’affermazione dei diritti, con il supporto di presunti esperti che si scopre, poi, avere mentito sui propri titoli.

PICCOLE SCUOLE CHE RESISTONO

Di esempi se ne possono fare molti altri, meno visibili mediaticamente, e forse proprio per questo più allarmanti. Uno su tutti: giunge notizia che in una scuola in provincia di Pistoia, in Toscana, la preside si sia vista recapitare una raccomandata firmata da un gruppo di genitori, in cui la dirigente viene diffidata dall’adottare progetti contro l’omofobia o che parlino in qualsiasi misura della “teoria del gender” e, addirittura, che parlino di omosessualità specialmente se questa viene descritta in maniera positiva. Nella lettera, i genitori pretendono anche di essere avvisati con giorni di anticipo, nel caso in cui questi progetti dovessero realizzarsi nella scuola, in modo da potere evitare che i loro figli vi partecipino.
Stando alla nostra fonte, la preside ha risposto, garbatamente ma con decisione, che la scuola promuoverà i progetti che ritiene più opportuni per la formazione dei ragazzi e che si muove quotidianamente contro ogni forma di discriminazione, all’interno del dettato costituzionale.

LE ASSOCIAZIONI E L’UNAR, DA SOLI CONTRO LE DISCRIMINAZIONI

Non sempre va così, però, anzi. Le scuole di provincia sono le più soggette a questo tipo di campagne di disinformazione e non sempre dirigenti e insegnanti rispondono manifestando l’intenzione di tutelare la laicità della scuola e il suo ruolo di educazione di cittadini che rifiutano le discriminazioni. Sappiamo di scuole in cui gli insegnanti trovano sulle cattedre copie dei soli quotidiani di area cattolica, ad esempio. Un fenomeno che si sta allargando a macchia d’olio, le cui vittime principali sono proprio i ragazzi, perché è contro di loro che avvengono violenze e vessazioni, insulti e attacchi quotidiani, a prescindere che siano gay, lesbiche, transo o che semplicemente appaiano un po’ fuori da quella che viene considerata “la norma”. Un fenomeno, ancora, che vede il solo contrasto delle associazioni lgbt sparse sul territorio. Si devono proprio alle associazioni, infatti, e ai dirigenti scolastici più illuminati, le attività di contrasto al bullismo omofobico e agli stereotipi, oltre che quelle di educazione alle differenze di genere. A supporto delle associazioni, c’è il lavoro dell’Unar (Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali) organismo che, però, sta subendo un forte depotenziamento e la cui azione rischia di risultare inefficace senza un adeguato sostegno del governo e dei ministeri competenti.

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Daniele Arboscelli 28.1.19 - 12:57

Al papa' una botta pero' gliela darei...

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