Delitto Varani: l’inchiesta del Giornale che soffia sull’omofobia

Inchiesta in diverse puntate del quotidiano conservatore, dai locali romani al sadomaso

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Senza senso del limite. Senza rispetto per le persone. Senza fare i dovuti distinguo. Così, Il Giornale diretto da Alessandro Sallusti, sta conducendo una inchiesta sul mondo gay romano, dipinto a tinte fosche tra locali notturni, droga, applicazioni per incontri, chem-sex e pratiche sadomaso. Come se gli spacciatori evitassero accuratamente i locali eterosessuali o il sadomaso non fosse stato inventato dal Marchese De Sade, gran donnaiolo. E come se, di Marc Prato e Manuel Foffo, il mondo gay fosse strapieno.

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E’ firmata da due collaboratori del Giornale, Giuseppe De Lorenzo e Marco Vassallo, l’inchiesta che il quotidiano sta conducendo nel mondo gay romano. Ieri è stata la volta dei tre principali locali del weekend gay romano: il Muccassassina, la serata GIAM all’Alpheus e il Frutta e Verdura, un after in realtà frequentato da ogni genere di pubblico.

È passata appena una settimana dall’omicidio che ha sconvolto la Capitale e la comunità omosessuale romana. Eppure nulla, o troppo poco, sembra essere cambiato. Al Qube, locale che ospita l’evento, saliamo fino al terzo piano, il più trasgressivo. “Lì troverai il mondo del chill-out” – racconta un omosessuale che chiede l’anonimato – uno spaccato del divertimento romano a base di droga e sesso”.

E così, nella prima puntata dell’inchiesta il Muccassassina diventa un locale frequentato da Manuel Foffo (su questo a noi non risulta nessuna evidenza), tanto da far dire ai due giornalisti che “è evidente come il traffico di stupefacenti sia ben conosciuto e, soprattutto, tollerato” e – ancor peggio – che “queste erano, e sono tutt’ora, le serate di Marco Prato e Manuel Foffo, star di quelle notti romane in cui la droga è facile da trovare e lo sballo è dietro l’angolo”. Non una sola parola per dire che tantissimi eterosessuali li frequentano e che il mondo della notte non va criminalizzato. Non una sola riga per descrivere ciò che può accadere in tantissimi altri locali non gay della Capitale e d’Italia. Non un solo distinguo. Neppure un accenno alla stragrande maggioranza degli avventori dei locali, che non vogliono aver nulla a che fare con la droga.

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La seconda puntata, quella messa online nel primo pomeriggio di oggi, è altrettanto pesante. “Sesso, sangue e sadomaso: ecco i festini della morte” è il titolo che già descrive tutto: una totale equiparazione tra due criminali – quali in tutta evidenza sembrano essere Marc Prato e Manuel Foffo – ed il mondo gay descritto solo tra applicazioni per incontri (con Grindr in primis nel mirino dei due giornalisti), chem-sex organizzati (a loro dire) in poche ore tramite smartphone e pratiche sadomaso.

Come ci spiegano alcuni omosessuali “adiacente alle discoteche c’è il mondo del Chill-out”. Festini privati in cui circolano droga e sesso per giorni. Proprio il tipo di party che ucciso Varani.

Così inizia il “viaggio” dei due giornalisti nel mondo degli incontri gay, dove non si fa menzione che la stragrande maggioranza delle persone non utilizza droghe ed invece su quelle applicazioni cerca legittimamente di passare qualche ora divertente con un partner o di incontrare l’amore della sua vita. Una totale ed indiscriminata criminalizzazione del mondo gay, descritto a tinte fosche, con – nuovamente – una correlazione diretta con l’omicidio di Luca Varani ad opera di due criminali, come se su Grindr fosse una sorta di routine incontrare personaggi alla Marc Prato o alla Manuel Foffo.

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L’inchiesta de Il Giornale drammaticamente prosegue nei prossimi giorni e viene ovviamente commentata molto pesantemente dai suoi lettori che – si sa – non sono certamente liberal. “Finalmente qualcuno squarcia il velo camorristico della lobby LGBT, è noto che i gay cambiano partner più volte in una serata senza pulizia e infatti molti sono malati ( amltra cosa di cui non si parla ). Poi individui del genere vogliono pure adottare bambini, per farne che cosa!”, dice un utente, o “Meglio omofobo che omosessuale” si azzarda a scrivere un altro, mentre un certo Luigi dichiara: “e hanno fatto una legge x questi 4 pervertiti ????? ma siamo propio dei CxxxxxxI.” Pochissime le voci di dissenso tra i commenti per i toni sensazionalistici e criminalizzanti dell’inchiesta, molti purtroppo quelli esplicitamente omofobici, ovviamente non censurati dalla redazione del quotidiano.

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NC 18.3.16 - 19:01

Condivido l'indignazione per la maniera con cui il Giornale sta cavalcando la faccenda, e certamente ricondurre un omicidio così crudele solo all'identità sessuale (o alla droga, se per questo) è fuorviante, per non dire peggio. Però se si vuole stigmatizzare il modo sbagliato di fare informazione di altri bisognerebbe essere i primi a fare attenzione: Sade non è "l'inventore del sadomasochismo" più di quanto Benjamin Franklin sia l'inventore del fulmine, e soprattutto non era certo (soltanto) un gran donnaiolo: era decisamente bisessuale, come gran parte dei suoi personaggi, e aveva una spiccata predilezione per il coito anale, tanto attivo quanto passivo. Basta leggere qualcuno dei suoi libri, o di quelli che sono stati scritti su di lui, a partire dalla fondamentale biografia di Gilbert Lely.

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