Una settimana fa il parlamento polacco ha iniziato ad esaminare una proposta di legge, presentata da diversi gruppi religiosi cattolici e appoggiata anche dalla Conferenza episcopale polacca (una delle più conservatrici in Europa), che se approvata proibirebbe in toto la pratica dell’aborto: l’unico caso che ne rimarrebbe fuori sarebbe quello del “grave pericolo di vita della donna incinta”. Solo un giorno dopo il disegno è stato approvato con 267 voti su 460 e dovrà ora passare per due organi parlamentari: il clima è tesissimo e le proteste stanno divampando in tutto il paese.
Il provvedimento andrebbe a rendere l’interruzione della gravidanza sostanzialmente impossibile: già nel 1993 la pratica venne circoscritta a soli tre casi, diventando di fatto una delle più coercitive al mondo (aborto consentito fino alla venticinquesima settimana in caso di gravissima malformazione, pericolo di vita per la madre e stupro). La proposta si inserisce in un più ampio atto riformatorio portato avanti dal governo in carica, guidato dal partito cattolico ultraconservatore Diritto e Giustizia (Pis), comprensivo di un’ambigua riforma costituzionale che, secondo la Commissione Europea, porterebbe alla deriva autoritaria del Paese: la situazione è così grave che l’UE ha avviato per la prima volta un’inchiesta sullo stato di diritto di un paese membro, definendo il disegno di legge anti-aborto “un pericoloso peggioramento dei diritti delle donne”.
Secondo i dati del sistema sanitario locale gli aborti legali sono poco più di 1800 l’anno: questo perché quasi 200.000 donne polacche ricorrono a metodi clandestini per interrompere la gravidanza (da medici complici, santoni, profani o in altri Stati limitrofi). Se la legge dovesse passare, il medico o la donna che dovessero effettuare un aborto clandestino andrebbero incontro ad una detenzione che può arrivare fino a cinque anni, la Polonia diventerebbe l’unico paese europeo dove la pratica è quasi sempre illegale (al pari del Vaticano) e verrebbero vietati gli aborti per le vittime di stupro, pedofilia o incesto, oltre che per i feti gravemente danneggiati.
Il portavoce del governo ha dichiarato alcuni mesi fa che questa ondata riformatrice si inserisce in un piano per “restaurare il primato dei valori cristiani di difesa della vita e distanziarsi dal comodo mainstream dell’Europa secolarizzata“. Nel frattempo, i sondaggi effettuati da vari organi di stampa rivelano risultati contrastanti: secondo Polska magazine il 74% dei polacchi vorrebbe mantenere la legge attuale, mentre secondo il Wall Street Journal il 58% sarebbe d’accordo sulle nuove linee proibitive.
La Sinistra Unita (ZL) ha presentato un disegno di legge opposto, per consentire l’aborto in ogni caso fino alla dodicesima settimana: i risultati erano prevedibili, visto che la proposta è stata prontamente bocciata, ma ha quantomeno influenzato le discussioni future.
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Non credo che i trattati europei riguardino questi temi sui quali ogni nazione resta libera e sovrana.