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L’agghiacciante storia di Ferdinando, ucciso dalla ‘ndrangheta perché gay

Allora come oggi, l'omosessualità per i clan era tabù. Solo l’idea che un gay potesse avere rapporti certe famiglie suscitava scandalo.

2 min. di lettura

Aveva solo 33 anni ed era uno dei negozianti più in vista di Gioia Tauro. Fu ucciso senza pietà da due sicari, nel 1990, in uno dei retro bottega dei suoi esercizi. La colpa? Intrattenere una presunta relazione con tale Gaetano Mazzitelli, esponente di una famiglia di ‘Ndrangheta, imparentata con il ferocissimo clan Mole”. È quanto emerge dall’incredibile racconto di Roberto di Palma, sostituto procuratore, sulla storia di Fernando Caristena: l’uomo è stato intervistato da Klaus Davi nel suo programma “Gli Intoccabili“, in onda su LaC.

Caristena non solo aveva avuto la colpa di aver avuto una presunta tresca col cognato del boss ma, secondo le risultanze processuali, aveva in contemporanea anche una relazione con la sorella di lui, dal nome Donatella, che si era innamorata follemente di lui al punto che tra i due si parlava di un possibile matrimonio. Un triangolo esplosivo ed inaccettabile per il mondo della ‘ndrangheta e per la potentissima cosca dei Molé che decise di farlo fuori. I Molè erano allora uno dei clan più influenti e sanguinari della Piana di Gioia Tauro, con interessi di rilievo nei traffici illeciti che passano dal porto della città tirrenica. Allora come oggi, l’omosessualità per i clan era tabù. Solo l’idea che un gay potesse avere rapporti certe famiglie suscitava scandalo. Caristena, in più aveva convissuto con un uomo che poi morì per alcune complicanze, risultando positivo all’HIV. Per tale ragione, si diffuse la voce in città che lui fosse gay. Per i clan solo l’idea che un omosessuale potesse introdursi in una famiglia di ‘ndrangheta non era accettabile. Per Caristena non ci fu nessuna pietà. E, infatti, venne ucciso da due killer, uno dei quali era Girolamo Molé. Per la ‘ndrangheta un gay non solo non verrebbe mai affiliato, ma creerebbe seri problemi di ‘reputazione’ al Clan”.

Il comune di Gioia Tauro intitolerà una strada a Ferdinando, vittima della ‘ndrangheta ma soprattutto del pregiudizio. “Caristena non deve essere dimenticato: ora che si è  fatta veramente luce sulla vicenda, grazie al lavoro dei magistrati, anche la città deve fare la sua parte“, afferma l’assessore Francesco Toscano.

– L’intervista a Roberto di Palma parte al minuto 1:24:35 del video in alto –

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