Persecuzioni in Cecenia, “i morti sono almeno 50” secondo la giornalista che ha denunciato i fatti

Elena Milashina di Novaya Gazeta ha raccontato gli orrori delle cinque prigioni in Cecenia e la persecuzione degli omosessuali.

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6 min. di lettura

Elena Milashina (Novaya Gazeta) ha raccontato in esclusiva a Simone Alliva di Huffington Post gli orrori delle cinque prigioni in Cecenia e la persecuzione degli omosessuali. Ecco l’intervista integrale.

È Elena Milashina ad aver rivelato al mondo l’orrore dei cento uomini sospettati di essere gay: rinchiusi, torturati e uccisi nelle prigioni cecene. Un inferno di unghie strappate, percosse, scosse sui genitali, sedie elettriche. Non quattro ma potrebbero essere “cinquanta i morti” racconta a Huffington Post Italia la giornalista del quotidiano russo di opposizione, Novaya Gazeta. Milashina che nel 2014 ha ricevuto il prestigioso Women International of Courage Award da Michelle Obama, è stata compagna di scrivania di Anna Politkovskaja. Da vent’anni, oltre a seguire il lavoro d’inchiesta sull’uccisione della sua collega scomparsa, di cui viene considerata l’erede, denuncia le violazioni dei diritti umani in Cecenia: “Qui le leggi non esistono“. Tra i torturati non ci sono soltanto uomini imputati di essere considerati omosessuali: ci sono anche intellettuali, nemici politici. Un paese avvolto in “un silenzio disumano” dove trincerati dietro il muro della paura e dell’omertà, nessuno denuncia: “in Cecenia non hanno alcun aiuto e non lo avranno mai”. Questa è la prima intervista che Elena Milashina rilascia dopo l’inchiesta che ha sconvolto il mondo.

Elena Milashina, ci può raccontare cosa sta succedendo in Cecenia?

La situazione è questa: cento persone sono state arrestate illegalmente all’interno della campagna contro la comunità LGBT della Cecenia.

Come hanno fatto queste persone a contattarvi per raccontare la loro storia?

Abbiamo avuto le prime informazioni sulla campagna contro le persone LGBT circa due settimane e mezzo fa e abbiamo provato a contattarle utilizzando diverse fonti. Lavoro in Cecenia da molti anni e ho diverse contatti tra i cittadini, nei servizi segreti, nella polizia e così via. Ma non sono stata la sola ad ottenere queste informazioni, tanti giornalisti che si occupano della Cecenia e alcuni attivisti dei diritti umani in Russia avevano questa informazione. E insieme stiamo cercando di dimostrare che è vera.

In che modo?

Per prima cosa, con il network LGBT russo, abbiamo aperto una linea di emergenza per le persone nel Caucaso, in particolare in Cecenia, che sono riuscite a scappare e che hanno bisogno di aiuto. Abbiamo reso pubblica questa linea diretta sui social e poi abbiamo pubblicato la nostra storia, a distanza di due giorni. Dopo la pubblicazione su Novaya Gazeta, questa informazioni sono state confermate da chi era fuggito dalla Cecenia, che conosceva la situazione e ne era vittima, ma è riuscito a scappare e a lasciare la Russia e ora vive in Europa. Quando abbiamo pubblicato l’articolo abbiamo iniziato a ricevere telefonate sulla linea d’emergenza. Più di ottanta persone che sono state detenute illegalmente e torturate solo perché gay, adesso sono arrivate salve in diverse città della Russia dove stiamo provando ad aiutarle.

Alcune di queste persone sono state rilasciate, come è potuto succedere e perché?

Le ragioni variano a seconda dei casi. Quello che sappiamo finora è che c’è stata una prima ondata di repressioni. La campagna contro le persone LGBT della Cecenia è iniziata alla fine di febbraio. Esattamente il 9 marzo, quando Alexey, un’attivista famoso in Russia, stava conducendo la sua campagna contro le autorità russe che non gli permettono di organizzare il gay pride a Nal’čik una città del Caucaso. Un episodio che ha sollevato un polverone e così è iniziata la seconda ondata. Molte persone sono state rilasciate sotto cauzione e poi quando Alexey ha avuto il permesso di organizzare i gay pride è iniziata la seconda ondata di arresti e molte persone arrestate la prima volta sono state detenute di nuovo. E quando Mr Kadirov, capo della Cecenia ha saputo che alcuni erano stati rilasciati nella prima ondata, si è arrabbiato molto ed ha vietato il rilascio. Le persone che sono state arrestate per una seconda volta sono ancora in prigione.

Un portavoce di Kadirov ha detto che in Cecenia i gay non esistono e nega questa operazione.

Sì, ha detto anche un’altra cosa importante. Che se esistessero, dovrebbero essere uccisi, perché se lo meritano, perché non possono vivere tra i ceceni. Come tutti sappiamo, ora possiamo anche provarlo, abbiamo almeno 80 persone salvate dalla Cecenia che appartengono al mondo LGBT senza dubbio. Possiamo dire che in Cecenia ci sono i gay, come in ogni altro luogo del mondo. E subiscono repressioni, vengono torturati e uccisi solo perché gay, senza aver fatto altro.

Tre persone sono morte, hai maggiori dettagli?

Sappiamo che sono morte molte più di tre persone.

Molte di più?

Alcune informazioni che ho ricevuto parlano di 50 persone. Le uccisioni si sono perpetrate per due mesi, durante la campagna contro le persone LGBT. Lo abbiamo ampiamente confermate grazie a numerose fonti. E abbiamo già delle fonti certe.

Scusi ma lei sta dicendo che sono morte cinquanta persone?

Abbiamo informazioni dai servizi segreti in Cecenia, sono la mia fonte lì. È una notizia che è stata confermata da mail, dai luoghi in cui queste persone vivono, dai posti di lavoro, dalla data della loro reclusione. Ma noi confermiamo in maniera certa che quattro persone sono morte.

Ha contatti con le famiglie dei perseguiti?

No, non abbiamo contatti con le famiglie perché quella del Caucaso è una società ultra tradizionalista e anche i parenti mettono in atto persecuzioni e uccisioni. Non è solo la polizia Cecena, sono soprattutto i parenti a fare questo ai loro cari quando scoprono che sono gay.

Quindi queste persone sono completamente sole?

Certo, questo è il problema. Non hanno alcun aiuto e non lo avranno perché è una società conservatrice, tradizionalista e omofoba.

Puoi raccontarci le storie di queste persone? Una storia che possa dire al mondo quello che sta succedendo.

Sa, abbiamo pubblicato diverse testimonianze, cinque, delle persone che raccontano la loro storia. Sono tutte molto simili. Queste persone ci hanno detto che sono state ricattate dalla polizia cecena dopo che questa ha scoperto il loro orientamento sessuale. È una cosa molto diffusa in Cecenia, la polizia chiede soldi per non rivelare informazioni e loro hanno pagato la polizia per molto tempo. Ma improvvisamente è iniziata la campagna contro le persone LGBT. Negli ultimi tre anni, lavorando in Cecenia, abbiamo visto campagne di detenzione illegale: le persone sono state arrestate, torturate e perfino uccise per svariati motivi. E ora c’è la campagna contro LGBT: arrestati, torturati e uccisi solo perché gay. È una pratica diffusa in Cecenia perché qui non ci sono leggi, le leggi russe, non esistono. Vivono secondo le proprie leggi. Queste persone sono arrestate e tenute in prigione, molti di una sola prigione. Ma ora sappiamo di cinque prigioni segreti dove tengono le persone LGBT

Non una ma cinque “prigioni segrete”?

Cinque sì. Ma nella prima ondata, le prime persone con cui abbiamo parlato, parlavano di una sola prigione, sono state portate in una prigione ad Argun. È una città della Cecenia dove hanno una prigione segreta, costruita tanti anni fa dai soldati federali russi. Era usata come prigione segreta per diverse tipologie di persone, qui detengono tante altre persone. Ad esempio, le persone che fanno uso di droghe o quelli che vogliono andare in Siria per unirsi all’ISIS, e così via. E tra loro ci sono anche le persone LGBT. Ma anche le persone che fanno uso di droghe e che sono state arrestate, picchiate e torturate, alla fine hanno avuto il permesso di torturare anche le persone LGBT. Torturate anche con la sedia elettrica.

Queste persone sono state torturate così che potessero fare altri nomi?

Sì. Ho parlato con un ragazzo che è riuscito a scappare perché la polizia ha iniziato a cercarlo quando era già fuori dalla Cecenia. Ma prima, è stato ricattato dalla polizia in quanto gay. Quando sono andati a casa sua, hanno detto che erano obbligati a portarlo alla stazione di polizia dove lo avrebbero torturato e se solo non avesse fatto i nomi di altri gay, suoi amici. La polizia lo ha restituito alla famiglia dicendogli che avrebbero dovuto ucciderlo. E quando il fratello ha detto al ragazzo che avrebbe obbedito agli ordini imposti dalla polizia, il ragazzo è scappato. Non è più tornato in Cecenia. È fuggito dalla Russia. E ora vive in un paese europeo.

Ricevete supporto dalla comunità internazionale?

Tanti media hanno letto la nostra storia e ora li stiamo aiutando a incontrare le persone scappate dalla Cecenia e pronte a parlare. Queste persone sono riuscite a scappare ed a raggiungere l’Europa e hanno iniziato a parlare coi giornalisti stranieri. Molti giornalisti si stanno occupando di questa storia ed è di grande supporto. Inoltre possiamo contare sul sostegno della rete LGBT russa che ha iniziato a dedicarsi a queste persone in Cecenia ed hanno il sostegno della comunità Lgbt internazionale. Confidiamo nella comprensione dei paesi straniere affinché possano ottenere i visti per queste persone che ormai non hanno alcuna possibilità di far ritorno in Cecenia, sarebbero uccise. Ed è l’unico modo per farle andare via dalla Russia.

Qual è il ruolo dei media fuori dalla Cecenia, cosa possiamo fare?

Parlare di questa situazione perché è un crimine conto l’umanità. Non ho mai visto niente del genere, in Europa almeno. Centinaia di persone sono state arrestate, torturate e anche uccise perché gay. Questa situazione dovrebbe allarmare il mondo intero. Occupandovene, contribuirete ad attirare l’attenzione su quanto sta accadendo, aiuterete il movimento LGBT a fare pressioni sul governo federale perché da quando abbiamo pubblicato l’articolo la situazione è peggiorata. Chiediamo che un’indagine parta subito ma non c’è l’ombra. È una situazione terribile perché il governo russo dovrebbe fare qualcosa per salvare le vite di quanti sono stati arrestati in Cecenia.

Lei sa che moltissimi quotidiani europei hanno titolato la notizia con “campo di concentramento per omosessuali”?

Voglio essere chiara: la prigione segreta non è solo per omosessuali. È una prigione segreta in Cecenia dove sono detenute diverse persone, con accuse diverse. E sono lì tutte insieme. È la stessa prigione che usavano anni fa, e ora ci tengono le persone LGBT.

Ritiene che il leader ceceno Kadirov and e il presidente russo Putin siano responsabili?

Certo che lo sono, e non hanno reagito in alcun modo. E come ho detto non c’è stata alcuna indagine dall’uscita del nostro articolo, il primo aprile. Ed è spaventoso perché non sappiamo cosa sta succedendo a queste persone che sono ancora detenute, Sono vive? Non lo sappiamo. Chiediamo un’indagine immediata

Avete avuto problemi dopo l’articolo?

Abbiamo pubblicato l’articolo il primo aprile e il tre aprile 15.000 religiosi ceceni hanno annunciato la jihad contro i giornalisti che si sono occupati di questa storia. Hanno detto che abbiamo infangato l’onore della Cecenia e del suo popolo dicendo che tra di loro ci sono dei gay, e che dovremmo essere perseguiti per questo. La protesta continuerà finché i giornalisti di Novaya Gazeta non saranno perseguiti.

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Gerardo Romeo De Stefano 15.4.17 - 19:59

Tutti i governi europei devono reagire con determinazione a questa vergogna. Gli Stati Uniti restano un punto interrogativo nelle mani di Tramp che potrebbe anche appoggiare. Restiamo vigili! L' uomo non impara mai dalla storia.

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