Piemonte, l’assessora leghista Caucino vuole escludere le persone LGBTQIA+ dal sistema degli affidi familiari

"Quello delle coppie omogenitoriali è un modello che non vogliamo veicolare". "Io ho tanti amici gay per i quali mi batterò sempre, e che sono perfettamente d'accordo con me".

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Piemonte, l'assessora leghista Caucino vuole escludere le persone LGBTQIA+ dal sistema degli affidi familiari - Chiara Caucino - Gay.it
Chiara Caucino e Matteo Salvini
3 min. di lettura

Biellese, avvocato e soprattutto assessore regionale all’Infanzia, Genitorialità, Famiglia, Casa, Animali, Pari opportunità della regione Piemonte, Chiara Caucino ha proposto delle modifiche al regolamento in materia di affido familiare dei minori, volte ad escludere le coppie e le famiglie LGBTQIA. A darne notizia, con sconcerto, il Coordinamento Torino Pride.

“Crediamo fermamente che un bambino che ha già subito dei traumi debba essere accolto da una mamma e da un papà. Solo loro possono garantirgli la stabilità necessaria”, ha detto Caucino a LaStampa, per poi aggiungere: “Quello delle coppie omogenitoriali è un modello che non vogliamo veicolare”.

Il Coordinamento Torino Pride ha parlato di “modifiche che dimostrano di non aver alcun interesse o rispetto del preminente diritto delle persone minori, ma atte solamente a fare becera campagna elettorale sulla pelle di bambine e bambini. Modifiche sulle quali non è mai stato avviato alcun confronto aperto a tutte le associazioni che si occupano del tema”.

Il sistema dell’affidamento familiare, va ricordato, è un processo temporaneo che può durare al massimo 24 mesi, atto ad assicurare a una persona minore salute e benessere psicofisico in assenza di una famiglia di origine pronta a farlo. Ecco perché risulta improprio parlare di “mamme e papà”, genitori che in questi casi nella maggioranza dei casi sono ancora in vita, spesso alla causa dei traumi in oggetto. Sono poco più di 12.800 i minori dati in affido ogni anno nel nostro Paese, secondo i dati forniti dal ministero delle Politiche sociali, con il 40% di loro che ha meno di dieci anni. Tutti questi bambini sono stati allontanati dal loro contesto familiare per situazioni di disagio fisico, psicologico o economico, tali da pregiudicare il loro percorso di crescita. Solo nel 5% dei casi il nucleo affidatario è rappresentato da coppie omosessuali. A Torino sono sette in totale, su 290 procedure.

L’esclusione delle persone LGBTQIA+ dal sistema degli affidi è una presa di posizione pregiudizievole e non suffragata da alcuna fonte scientifica: una scelta violenta e offensiva, nei modi e nelle parole, nei confronti di migliaia di persone che scelgono, con rispetto e delicatezza, di mettere a disposizione tempo, energie e denaro per la cura e il supporto a minori in cerca di aiuto“, hanno ribadito dal Coordinamento Torino Pride.

Ma lei, Caucino, ha ribadito a La Stampa. “Parliamo di bambine e di bambini che vengono da situazioni di alta fragilità affettiva. Io ho tanti amici gay per i quali mi batterò sempre, e che sono perfettamente d’accordo con me. Se poi ci saranno aperture nazionali sul tema le adotteremo”.

Duro il commento di Jacopo Rosatelli, assessore ai Diritti di Sinistra ecologista del Comune di Torino. “Nella revisione della delibera regionale che sta circolando dalla fine della scorsa settimana la Regione Piemonte neppure cita gay e famiglie omogenitoriali tra le figure che possono proporsi per l’affidamento dei minori. La legge non lo vieta e il Comune di Torino lo fa da molti anni. È un’offesa gravissima alla dignità dell’intera comunità Lgbtq+”.

La cosa incredibile è che nella delibera non vengono preclusi single o vedovi: “Ma quelle sono situazioni che un bambino può incontrare nella sua vita. È ben diverso da una coppia di due uomini o due donne. Non è quello il meccanismo di affidamento che vogliamo promuovere, e su questo hanno anche convenuto le associazioni e i servizi sociali che hanno partecipato al tavolo”, ha concluso Caucino.

La proposta di revisione del regolamento sull’affido dei minori proposta dall’assessora regionale alla famiglia Chiara Caucino ci provoca sconcerto e rabbia. – ha affermato il coordinatore del Torino Pride Luca MiniciCome al solito, c’è chi si disinteressa delle figlie e dei figli per poi usare il tema come clava elettorale al momento giusto. A farne le spese, come sempre, in primis le persone minori e, in secondo luogo, le persone LGBTQIA+, escluse e violate nella propria dignità. Troppo facile mascherarsi dietro l’indimostrata superiorità della famiglia tradizionale per nascondere la propria inadeguatezza politica nel rispondere ai bisogni delle famiglie, di qualsiasi composizione. Bambine e bambini hanno bisogno di persone che si prendano cura di loro, soprattutto quando attraversano momenti traumatici e di difficoltà: la capacità e l’adeguatezza delle famiglie affidatarie vanno giudicate nel merito, e non secondo preconcetti che non hanno più contatto con il mondo reale“.

Vogliamo ricordare che le situazioni fragili a cui si riferisce l’assessora sono state perpetrate all’interno di un nucleo composto da uomo e da una donna, quasi nella totalità dei casi – dichiara Margherita Anna Jannon, segretaria del Torino Pride e attivista di RGR-Rete Genitori Rainbow – Le famiglie omogenitoriali di prima e seconda costituzione esistono e vivono nella società senza tutele e garanzie sulle loro vite. Possono contare solamente sul loro amore e le loro relazioni, sulle associazioni e sulle persone che sanno guardare oltre a sesso e identità di genere per capire che “famiglia è chi famiglia FA”. Rimandiamo al mittente le violente parole usate dall’assessora e dall’intera giunta, artefice di questa scelta scellerata“.

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stefano belli 28.1.24 - 19:01

SONO STATE VOTATE, QUESTE PERSONE, QUINDI ABBIAMO QUELLO CHE CI MERITIAMO!!!

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Johnwhite 26.1.24 - 16:16

Si può essere sia celibi che nubili per ricevere un affido, ma è comunque una proposta di legge impensabile nel 2024. Cosa c'entrano i transgender?

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