TUTTI I GAY DI BERLINO

Film festival: innumerevoli i film omosex

TUTTI I GAY DI BERLINO - Fish and elephant - Gay.it
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BERLINO – 6 febbraio 2002: se fosse vivo, il grande regista francese François Truffaut avrebbe compiuto settant’anni. Nello stesso giorno inizia il Festival di Berlino, il terzo per tradizione storica in Europa (anche se ha scavalcato Venezia da anni e nessuno lo ammette), il più gay-friendly del mondo, l’unico non specialistico con una giuria laterale ma ufficiale di premi gay arrivata al quindicesimo anno, il Teddy Award, ideato da Manfred Salzgeber e Wieland Speck grazie alla collaborazione dell’allora direttore Moritz De Hadeln. E solo Berlino poteva omaggiare Truffaut in modo così trasgressivo, con un film in concorso, ‘Otto donne‘ del regista gay François Ozon – nomen omen! – che vede avvinghiate appassionatamente due delle massime dive truffautiane, Catherine Deneuve e Fanny Ardant (un terzetto lesbo con Jeanne Moreau sarebbe stato davvero il top). Ozon ha dichiarato che il suo è un omaggio intenzionale al regista de ‘I 400 colpi’ e al cinema che non c’è più, da Douglas Sirk a Otto Preminger.

TUTTI I GAY DI BERLINO - Otto donne - Gay.it

‘Otto donne’ è un curioso giallo ludico ambientato negli anni ’50 con un morto e otto sospettate, a metà strada tra il Cluedo e Agatha Christie, bizzarre parentesi musicali che interrompono l’azione e un ambientazione claustrofobica in una villa immersa nella neve alla vigilia di Natale. L’intero territorio francese è tuttora disseminato di poster pubblicitari del film di otto diversi tipi, uno per attrice in figura intera, con la scritta: ‘E’ lei la colpevole?’

Accenni lesbici in concorso saranno riscontrabili anche in ‘Piedras‘ di Ramon Salazar, dove cinque donne innamorate ma deluse da cinque uomini cercano nuove complicità e difese tra di loro.

Innumerevoli gli altri film gay del festival, disseminati soprattutto nella storica sezione ‘Panorama‘ ex Info-Schau (e non la nuova direzione di Dieter Kosslich è garantita meno America, più Europa e più autorialità).

TUTTI I GAY DI BERLINO - pinero - Gay.it

Nel biopic ‘Piñero‘ di Leon Ichaso la star hollywoodiana Benjamin Bratt (ex fidanzato di Julia Roberts) interpreta l’attore-poeta-commediografo newyorchese ma di origine portoricana Miguel Piñero, considerato il poeta della strada precursore del rap e dell’hip-hop, tossicodipendente, condannato a Sing-Sing per diversi furti, bisessuale e marchetta, autore della pièce di estremo successo a Broadway ‘Short Eyes’ nominata ai Tony Awards. Distribuito dalla Miramax, lo vedremo prossimamente nelle sale italiane grazie a Mediafilm.

Un amore travagliato tra un affermato compositore inglese, Richard Kennington, e un giovane allievo che gli gira le pagine delle partiture dà il la a ‘Food of love‘ dello spagnolo Ventura Pons, tratto da una novella di David Leavitt (potremo probabilmente vedere entrambi al prossimo Festival Gay di Torino). Infatuazioni virtuali invece in ‘On_line‘ di Jed Weintrob, dove amori pansessuali, cybersesso e altre video-amenità si intrecciano nei cavi bollenti della rete multimediale.

Primo lungometraggio per il regista gay Tony Ayres, ‘Walking on water‘, racconta invece di una coppia etero che cerca il modo migliore per non far più soffrire l’amico omosessuale morente di Aids.

TUTTI I GAY DI BERLINO - The Cockettes - Gay.it

Ricchissima l’offerta gay tra i documentari: dall’attesissimo ‘The Laramie Project‘ di Moises Kaufman che ha inaugurato il Sundance, puntuale ricostruzione dell’omicidio del giovane Matthew Shepard che ha sconvolto l’opinione pubblica americana, al nuovo documentario dello storico attivista tedesco Rosa Von Praunheim ‘Queens don’t cry‘ sulla vita in comune di quattro celebri drag queen tedesche tre delle quali sieropositive. Un interessante excursus storico sul fenomeno dei Drag Kings sarà l’argomento di ‘Venus Boys‘ di Gabriel Baur; in ‘The Cockettes‘ di David Weissman e Bill Weber (quasi certo al Togay) si rivivranno le vicende di un mitico gruppo di travestiti di San Francisco negli anni ’70; un padre di famiglia che ha cambiato sesso è invece il protagonista di ‘Tutto su mio padre‘ del danese Even Benestad.

Già in odore di scandalo il primo film cinese che affronta il tema del lesbismo senza tabù, ‘Fish and Elephant‘ (Pesce e elefante) di Li Yu, sull’amore travolgente tra l’addetta di uno zoo specializzata in elefanti e la proprietaria di un negozio di abbigliamento. Si potrà vedere al Forum, sezione laterale dedicata al cinema dei giovani registi emergenti.

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