Il nudo maschile fa ormai tendenza – inutile tentare di dare interpretazioni sociologiche: quello femminile semplicemente è stato troppo vampirizzato dal marketing pubblicitario – e persino l’arte, che ha sempre attribuito al corpo “nature” dell’uomo una valenza classica e spesso apollinea, sta scoprendo le diverse prospettive estetiche di tale soggetto, ancora controverso. Avevamo parlato diffusamente della discussa mostra Nackte Männer (“Uomini nudi”) al Leopold Museum di Vienna: una versione riveduta e ampliata è stata inaugurata martedì scorso presso il prestigioso Musée d’Orsay di Parigi, è visitabile fino al 2 gennaio 2014 e s’intitola Masculin/Masculin – L’uomo nudo nell’arte dall’800 ai giorni nostri.
Come spiega chiaramente il sottotitolo, si tratta di un excursus sulla rappresentazione della nudità maschile negli ultimi tre secoli, costituito da più di duecento opere fra dipinti, fotografie e sculture (solo una dozzina delle opere di Nackte Männer è presente al d’Orsay). Dalla classicità mitologica di Anne-Louis Girodet e il suo bellissimo Sonno di Endimione, passando per il nudo possente di Jacques Louis David Académie d’homme, si arriva al pop contemporaneo di Pierre&Gilles e David LaChapelle. È possibile scoprire le magnifiche e innovative fotografie in bianco e nero del dimenticato George Platt Lynes (1907-1955), fonte d’ispirazione per i nudi di Mapplethorpe, oppure i delicati naturisti dell’impressionista Frédéric Bazille (1841-1870) nello splendido Il pescatore di sparvieri. Uno splendido seminudo muscoloso di colore, quasi santificato da una fonte di luce che sembra provenire dalla sua testa mentre un altro uomo lo scopre con una coperta color lilla, è la versione provocatoria del cristologico Ecce Homo e lo firma il trentaseienne Kehinde Wiley.
Non può certo mancare San Sebastiano martire, nella versione fiammeggiante di Horace Le Blanc o immaginato da Alfred Courmes con blusa da marinaio e genitali esposti. Ovviamente ci sono anche gli stilizzati disegni erotici di Cocteau, i nudi nodosi di Lucian Freud e quelli tormentati di Francis Bacon.
«Il d’Orsay è un museo adulto – ha spiegato all’ANSA il presidente Guy Cogeval – e vent’anni fa, quando la cultura gay era ancora tabù, una mostra su questo tema era improponibile. Sarà che oggi si è più sfrontati. Abbiamo trattato il nudo maschile come un normale soggetto di storia dell’arte, cosa che non era mai stata fatta prima. È una mostra classica al passo con i tempi – aggiunge – senza dimenticare una certa dose di ironia. Le opere esposte raccontano come nel corso dei secoli sia cambiato il modo di vedere il corpo maschile. Durante la Rivoluzione francese il nudo maschile rappresentava un ritorno alla Repubblica e alla virtù, mentre oggi prevale la bellezza omosessuale. Per esempio il dipinto ‘Il sonno di Endimione’ rappresenta la dea Diana che, trasformata in raggio di luna, culla Endimione, il bellissimo giovane di cui si è innamorata. È più che evidente che si tratta di una scena eterosessuale, ma per via della bellezza ambigua del giovane, il dipinto negli anni è stato reinterpretato in chiave gay. E il bell’Endimione è diventato una vera icona omosessuale».
Curiosità: durante il vernissage della mostra, un modello di Rennes apparso sulla copertina del mensile gay Têtu, tale Arthur Gillet, ha realizzato una bizzarra performance vagando completamente nudo tra i visitatori fino all’intervento del direttore della sicurezza. Sì, il nudo maschile fa proprio tendenza. Ovunque.
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