Brucia l’estate gay, nel vero senso della parola. Quaranta ettari della pineta Ramazzotti sono andati in fumo a causa di un incendio che ha distrutto il tratto tra Lido di Classe e Lido di Dante, meta etiva delle vacanze non solo dei gay romagnoli anche grazie alla spiaggia naturista lì presente. Certamente il disastro ambientale della pineta è immenso e senza precedenti". Che sia stato un incendio doloso lo sta accertando in queste ore la magistratura, ma il comandante della Forestale dell’Emilia-Romagna, Giuseppe Giove ventila quella che secondo lui è più di un’ipotesi: "è una strana coincidenza che nei lidi ravennati sia andata a fuoco la pineta, proprio in un periodo di polemiche", riguardo la presenza dei naturisti.
"La nostra città – evidenzia Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista Per Ravenna in consiglio comunale – paga un tributo altissimo per non avere saputo e voluto regolare e tanto meno limitare la presenza e perfino l’occupazione umana nelle aree protette elette a Riserva Naturale che da Lido di Dante a Lido di Classe, componendo l’unicum inscindibile rappresentato dalla spiaggia e dalla pineta retrostante, non ammettono presenze umane se non attraverso visite guidate. Presenze umane vestite o svestite non importa, è stato solamente il falso problema in cui la politica si è dilaniata perdendo di vista l’obiettivo primario della rigorosa protezione della spiaggia e della pineta da ogni indebita antropizzazione ed armando forse le mani scellerate dirette da cervelli esaltati che, eliminando la pineta, possono aver pensato di non avere più ostacoli su una spiaggia "libera" tutta per loro: ma che ora dovranno invece girarne alla larga, se non rinchiusi, secondo giustizia, dove non possono più fare danni".
Già il 2 luglio, ricorda Ancisi, "Lista per Ravenna, presentando pubblicamente il proprio dossier su presente e futuro di questi luoghi, invocava che, superando la sterile diatriba tra nudisti e tessili, si puntasse, valorizzando la ragione sociale del Corpo Forestale, alla mission fondamentale della tutela dell’ambiente naturale e delle sue biodiversità. Richiamammo anche la possibilità che fosse introdotto diffusamente il divieto di accesso alle aree degne di massima protezione, da recintare opportunamente".
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