Calci, pugni, offese pesanti. La sera del 23 gennaio, ma il fatto è
stato reso noto solo oggi, tre uomini hanno aggredito un disabile gay a Pordenone, nella centralissima piazza XX Settembre (in foto), e sono poi fuggiti. Le forze dell’ordine però sono riusciti a identificare gli aggressori che ora sono accusati di violenza privata tentata e continuata in concorso, aggravata per aver commesso il reato ai danni di un disabile.
Si tratta di un uomo di 43 anni e due ragazzi di 22 e 21 anni. "Volevamo dare una lezione ai froci", hanno detto i tre alla polizia nel corso degli interrogatori dai quali è emersa una premeditazione meticolosa della violenza.
«Questo episodio accade di fronte all’assenza drammatica di politiche sociali e culturali da parte delle istituzioni – Governo e Parlamento in testa – al fine di contrastare questa lunga ondata di omofobia e di violenze d’odio che negli ultimi anni si è abbattuta sul Paese», ha detto il presidente di Arcigay Aurelio Mancuso. «In particolare nel Nord-Est – continua Mancuso – la cultura delle ronde leghiste sta alimentando un clima di sfiducia, pregiudizio e paura dell’altro che legittima a rifiutare ogni diversità e fa sì che la “giustizia fai-da-te” del nostro paese sia in mano a gruppi di fanatici integralisti.»
Dello stesso parere anche Imma Battaglia: «Dopo avere parlato tanto delle ronde e degli immigrati sugli stupri, ora cosa dice la politica che individua negli immigrati il pericolo della violenza, su questo episodio a quanto pare tutto italiano? Urge una risposta chiara e inequivoca che passi prima di tutto dall’approvazione di una legge che riconosca le aggravanti sui reati d’odio omofobo.» Per questo «non si può andare oltre e aspettare i tempi di una politica sorda e cieca. Per uscire dal silenzio della politica su tutto ciò che riguarda i gay sabato mattina convochiamoci tutti in sit-in davanti ai palazzi della politica a Montecitorio e Palazzo Chigi (a Galleria Colonna) alle ore 11.00».
Non sembra preoccupato invece il sindaco di Pordenone. Perché «nonostante il fatto sia di una gravità notevole, la città è tollerante». Lo dimostrerebbe la mancanza di atti simili nei confronti degli immigrati «che a Pordenone costituiscono il 15% dell’intera popolazione».
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