La testimonianza di Andrea al Cagliari Pride: ‘un figlio ha bisogno di amore’

Diritti e adozioni per le coppie gay: ecco il pensiero di Andrea, 21enne sardo presente alla parata di Cagliari.

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2 min. di lettura

Il 6 luglio è stato un altro sabato di pride lungo tutto lo Stivale. E toccato anche a Cagliari, dove il quotidiano Casteddu Online ha intervistato Andrea, un ragazzo di 21 anni che abita a Tortolì, un piccolo comune di 11 mila abitanti in provincia di Nuoro. Anche lui, assieme a migliaia di persone, ha marciato lungo le vie principali della città per il Sardegna e il Cagliari Pride. Ha voluto indossare una gonna arcobaleno e un paio di scarpe con tacco 15, perché oltre alla parte commemorativa del pride – che ricorda le rivolte a Stonewall iniziate il 28 giugno 1969 – c’è anche una seconda parte, fatta di colori, di festa, di balli e di musica. Ed è quello che si vede a ogni pride, da oltre un mese. 

Andrea, al Cagliari Pride ha detto la sua su diritti, famiglie omogenitoriali e adozioni gay. E anche su quanta apertura c’è nella sua Sardegna. Secondo lo studente universitario di Scienze della Comunicazione, Cagliari è una città molto aperta, dove sono rari gli episodi di omofobia. Un’altra cosa è invece la Sardegna in generale, ma la questione sarebbe legata più a una chiusura mentale. Ma non per questo si deve desistere dal manifestare e mostrarsi per quello che si è. Ad esempio Andrea, quest’anno, ha convinto l’amministrazione del suo paese a esporre la bandiera arcobaleno in Comune. E seguendo l’esempio di Tortolì, si sono aggiunte anche Villagrande e Lanusei. Piccoli ma significativi gesti, che dimostrano la vicinanza dell’amministrazione alla comunità LGBT+.

Adozioni per le coppie gay al Cagliari Pride

Per Andrea non ci sono scuse: un piccolo ha bisogno di amore. Poco importa che abbia due mamme, due papà e una mamma e un papà. E riguardo il rischio che vengano bullizzati, ha raccontato una discussione capitata solo pochi giorni fa:

Ieri stavo parlando con una persona che mi ha detto che i bambini già vengono bullizzati così, se poi dovessero avere due papà o due mamme verrebbero bullizzati ancora di più. Il problema non sono i genitori omosessuali o omogenitoriali, ma quelli che non spiegano il rispetto ai bambini.

Nulla di più. Informazione, educazione, rispetto. E apertura. 

Foto: Casteddu Online

© Riproduzione riservata.

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