Antonia Monopoli è un’attivista transgender, scrittrice, responsabile dello Sportello Trans ALA Milano Onlus, nata a Bisceglie ma ormai residente a Milano. Prima sui social e a seguire dalle pagine del Corriere della Sera ha denunciato quanto le è accaduto, che ha dell’incredibile nel suo essere inaccettabile.
“Ogni tanto mi viene il pallino di volermi prendere un diploma e su Facebook c’era un annuncio di una scuola privata che non ricordo il nome a cui io ho cliccato per prenotare una consulenza”, ha premesso sui social Antonia. “Sono giorni che mi chiama un numero di telefono di rete fissa e cellulare, io avendo poco tempo non ho mai risposto, stamattina dopo tante insistenze ho risposto e dall’altra parte del telefono si sentiva la voce di un uomo extracomunitario, il quale ha chiesto di parlare con Antonia Monopoli. Io gli ho risposto che ero io. Lui mi dice che la voce è di un uomo e preferisce parlare con la signora. Io tranquillamente gli ho detto che sono un ex uomo e sono una donna transgender. Lui di risposta mi ha mandato a fanculo e ha chiuso il telefono. Poi mi ha richiamato e mi ha detto: conosci la storia di Hitler? Io ho risposto: “certo”. Lui: “la gente come te deve andare a finire nei forni crematori. Poi ha chiuso”.
E non è finita qui, perché il giorno dopo l’uomo l’ha richiamata, a mezzanotte, sempre da un numero con prefisso ’02’. All’ennesimo squillo Antonio ha risposto e si è ritrovata la stessa voce del giorno prima: “dove sei putta*a!” con una voce importante e aggressiva, io al che ho chiuso la comunicazione velocemente e con la paura in corpo”. Il timore, giustamente, è che agli insulti transfobici si aggiunga persino lo stalking. Ecco perché Antonia ha denunciato il tutto anche ai carabinieri, contro ignoti. La Monopoli non ricorda il nome della scuola privata a cui aveva chiesto la consulenza. “Fatti come quello che è accaduto a me non devono passare in sordina”, scrive oggi su Facebook. “Non voglio che accadano di nuovo, e se non ci fossi stata io che sono un’attivista, ci fosse stata un’altra ragazza o donna transgender non attivista sarebbe caduta nello sconforto. Per fortuna mia sono circondata da persone che mi vengliono bene e che continuamente mi stanno vicini, altrimenti sarei crollata a livello psicologico”.
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Ci si domanda come mai un tizio X, pieno di odio e rancore nei confronti di una comunità, perda tempo a leggere e commentare articoli di un sito che non gradisce... O è omofobia interiorizzata o è ossessione, scegli tu, l'importante è che tu vada dallo psicologo e ti curi, invece di rendere internet un posto schifoso.
a ridaje. un uomo resta uomo anche se si sente donna. ha il diritto di gridarlo ma non di imporlo. un interlocutore potrebbe anche sentirsi preso in giro, se al telefono. di persona lo avrebbe visto .a questo punto la reazione intelligente sarebbe di chiudere il discorso e finirla li. diverso è il caso di chi ha anche i documenti con cambio di sesso e voce ancora un po maschile. cque secondo me , tutto si risolve col buon senso da parte di entrambi.io x esempio mi rifiuto di dare del lei a luxuria