The Voice of Italy: trashcronaca della quarta puntata

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Ed eccoci qua per le ultime blind auditions, a vivere la “drammatica” esperienza (come la definisce Troiano) dei coach di dover giudicare un cantante senza vederlo. Comunque ormai dopo 4 puntate è chiara la differenza tra The voice e X factor: nel primo sequestrano i giudici, nel secondo almeno gli davano il tempo di farsi una doccia e cambiarsi. Cioè 4 puntate con lo stesso abito. Ed è chiaro che se ci siamo già persi tre outfit diversi della Carrà vuol dire che questo programma non vuol dir nulla. C’è comunque da dire che secondo me alla Carrà per rinnovarsi il colore basta solo un’alzata di ascella di Pelù.
Il punto cruciale della serata è che se queste audizioni finiscono quando Cocciante trova i sei cantanti che gli mancano rischiamo di stare qui fino a Pasquetta. Il fatto è che, secondo me, lui vorrebbe fare tipo la trottola con la sedia, ma poi ha paura quando si gira troppo velocemente: propongo di mettergli la cintura dei bambini sul seggiolone.

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A onor del vero vedere Richard, colui che parla senza muovere la bocca, così mesto mi ha indotto a caricare Margherita sull’ipod che tengo in macchina. Poi la skippo di continuo, ma almeno ho fatto il buon gesto.
Ma andiamo ad analizzare alcuni dei concorrenti (che dimostrano tutti almeno 10 anni di più di quelli che dichiarano: un trucchetto per non svelare la reale età, che andrebbe cercata con il carbonio 14, di Raffa e Riccardo) che hanno completato le squadre dei nostri beneamati giudici: innanzitutto Marianna e Pamela sono unite da un dettaglio comune. Il capello corto rosso col ciuffo. Per un momento ho pensato che Noemi, come una rediviva Visitor volesse trasformare la sua lesbo-milizia e costringere tutti a tingersi i capelli di rosso, invece entrambe, soprattutto la seconda, romana, che cantando “Big spender” si guadagna il titolo ad honorem di Shirley Bassey de tor Pagnotta, diventano parte del team Raffaella (che sempre di più pigia solo se sente una canzone che anche lei ha cantato in una delle 19462946 puntate di “Pronto Raffaella”).

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Come ennesima riprova che The Voice è la discarica di tutte le carriere finite male e di tutti gli altri reality, questa sera arriva Danny Losito, già componente dei Double Dee, già cantante di “successo” approdato al Sanremo meno visto della storia, quello della Ventura, e per di più piazzatosi tra gli ultimi duettando con le Las Ketchup. Già questo dovrebbe marchiarlo tipo lettera scarlatta e invece lui, indomito, si ripresenta e finisce, sull’orlo dei cinquant’anni, nel team Pelù.
Elhaida è già tra le favorite e rilancia alla grande l’ormai appannato “Albania Pride” dei primi anni DeFilippiani. Con lei i giudici si sperticano nell’usare le parole che ai loro tempi erano indice di modernità: nella Raffa domina “hai grinta” e “sei forte”, Pelù invece va di “sei un uragano”. Lei, alla fine sceglie Cocciante.

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Non manca la solita infilata di omosessuali, dichiarati, velati o presunti che siano: c’è quello che canta i Muse che vengono definiti da Cocciante una “nuova proposta della scena rock”. Wikipedia, parlando di loro dice: “sono un gruppo musicale alternative rock britannico formatosi nel 1992”. Mi fa molto ridere pensare a Cocciante che sente Madness in radio e poi dice: “Chi è questo Mius? Ora sono suo fan da sempre!”
C’è l’orsetto che vuole diventare Amy Winehouse al maschile che tocca nuovi vertici nella presentazione: di solito nel momento pietà c’è il canarino morto o il cane con la pertosse, invece la combinata ex grasso e orfano di padre e zia non l’aveva ancora avuta nessuno. Ahimè viene bocciato, peccato perché meritava.
Il corto circuito arriva con il catechista. La mia testa era già andata in off quando ha detto che gestisce un ‘gruppo di scalmanati in parrocchia’. Per di più canta Joe Cocker: ma come si fa?

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Joe Cocker necessita di un minimo di sfascio esistenziale, non che la massima emozione che uno abbia provato nella vita sia essersi dimenticato di dire “Uno” durante una sfida a carte, eddai! Raffa comunque è un mito: lo boccia e le dice: non ho pigiato questo BENEDETTO bottone. Sempre sul pezzo.
Il primo a chiudere la squadra è Pelù che saluta la sua ultima prescelta Valentina con un “Mi hai fatto venire in mente un film che ho visto da ragazzino”: era indubbiamente un porno.
Noemi con Teresa, un misto tra Mariella Nava e Anna Tatangelo con un chiaro problema di abbinamento di colori e strati di tessuti completa la sua. 16 cantanti con denominatori comuni la gonna freak, il capello alla Maria Maddalena e il gusto nel vestire di un sottomarino dell’ex Unione Sovietica. Di alcune penso che l’unica “grande strada” che potranno fare sia il grande raccordo anulare.
Arriva il momento settimanale del job placement di Cocciante con Belenis, donna dai lineamenti che sono un mash-up tra Veronica Lario, la moglie di Mike, la Bruzzone e una camicia alla Brenda Walsh, che vive tra Los Angeles e Las Vegas e incise un duetto per un disco di Cocciante una ventina di anni fa.

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Canta piuttosto male “The best”: un pezzo che negli States è ormai da balera, mentre per Raffa e Richard è un evergreen. Finisce giustamente nel team Cocciante: che la riconosce, onore al merito.
Raffa completa la sua squadra con il notevole Matteo Liotti con la sempre ottima “Via” del Baglioni dei tempi d’oro.
A questo punto manca solo Riccardo, che è come il partner che non riesce a concludere quando tu hai già finito da mezz’ora. Chiude il suo team con Gabriella che deturpa un po’ una canzone meravigliosa come “I dubbi dell’amore” di Fiorella Mannoia.
Ora finite queste quattro puntate di selezione (così lente che mi sono sembrate quattordici. Almeno) attendiamo dalla prossima settimana la seconda fase: le battaglie.
Io intanto vado a riposare esprimendo un desiderio che spero di trovare nell’uovo di Pasqua: vorrei che la sera prima di dormire la Carrà mi leggesse una favola col suo tono da Carramba. Dita incrociate!

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