Il Parlamento Europeo di Strasburgo ha ieri pronunciato una ferma condanna dell’Ungheria, evidenziando preoccupazioni gravi riguardo ai diritti e alla democrazia nel Paese guidato da Viktor Orbán, grande alleato di Giorgia Meloni in Europa.
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La risoluzione punta il dito verso la torsione del sistema democratico, conle carenze del sistema giudiziario, i conflitti di interesse del circolo di potere raccolto intorno al premier Orbán, la manipolazione del sistema mediatico a fini propagandistici, la violazione di diritti fondamentali (come la legge per denunciare anonimamente alle autorità le famiglie LGBTI).
La condanna del Parlamento Europeo è stata espressa con 544 voti, di cui 399 a favore, 117 contrari e 28 astenuti. Tra i sostenitori, il PPE (che include anche Forza Italia), i SocialDemocratici (che include il PD), Renew Europe (che include M5S, Verdi e sinistre). I gruppi Ecr e Identità e Democrazia, che includono Fratellid’Italia e Lega, si sono opposti (come già in passato).
La risoluzione esprime profondo sgomento per la violazione persistente, sistematica e deliberata della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali da parte del governo ungherese. In particolare, si condanna l’istituzione dell’Ufficio per la protezione della sovranità, con ampi poteri e un severo sistema di sorveglianza e sanzioni, che viola i principi democratici come il diritto a elezioni libere ed eque, lo Stato di diritto e i diritti fondamentali. Quest’autorità, strettamente legata al governo, proibisce finanziamenti esteri alle campagne elettorali, un atto che ha portato la Commissione europea ad avviare una procedura d’infrazione.
La risoluzione non si limita a denunciare, ma invita la Commissione e il Consiglio dell’UE ad agire con decisione, sottolineando che il loro inazione ha contribuito al declino del Paese verso un regime di autocrazia. Il Consiglio è chiamato a organizzare audizioni periodiche e affrontare rapidamente i problemi emergenti, mentre la Commissione è sollecitata ad utilizzare pienamente strumenti come le procedure d’infrazione accelerate e i ricorsi alla Corte di Giustizia.
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La legge anti-LGBTI+ ungherese, secondo il rapporto di Amnesty, sta avendo effetti devastanti sulla popolazione queer.
I deputati condannano anche la decisione della Commissione di rilasciare fondi europei congelati fino a 10,2 miliardi di euro, una mossa che ha portato il Parlamento a presentare ricorso alla Corte di giustizia dell’UE. La risoluzione sottolinea che, alla luce delle recenti rivelazioni sull’Ungheria, la Commissione dovrebbe revocare l’erogazione di fondi UE, poiché è incomprensibile concedere fondi citando miglioramenti nell’indipendenza della magistratura mentre altri fondi rimangono bloccati a causa di carenze.
La risoluzione critica anche la mancanza di indipendenza del controllo giudiziario, le pratiche discriminatorie sistemiche contro giornalisti, accademici, partiti politici e società civile, nonché le imprese in settori ritenuti strategici dal governo ungherese e dagli oligarchi. Infine, viene condannato l’abuso del potere di veto in seno al Consiglio, che ha impedito aiuti essenziali all’Ucraina, compromettendo gli interessi strategici dell’UE.
Tutto questo avviene mentre l’Ungheria si prepara a guidare l’UE nel prossimo semestre, suscitando preoccupazione sulle capacità del Paese di adempiere credibilmente a tale incarico. Giorgia Meloni lo scorso Settembre ha affiancato il premier ungherese Viktor Orbán sul palco di un forum dedicato alla famiglia, accodandosi alla propaganda “Dio, patria e famiglia” (qui il video). Sostegno alle politiche ultraconservatrici ungheresi sono giunte anche da Papa Francesco.
L’Ungheria e la Polonia sono ultime nell’indice europeo per i diritti, l’Italia è terzultima.
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