Nell’esercito sì, negli scout no. È questo il paradosso che si è venuto a creare in America. La commissione della "Boy Scout of America", incaricata di esaminare la richiesta di ammissione di persone omosessuali nelle file della più antica e prestigiosa associazione scoutistica made in USA, ha infatti deciso che perseguirà nella politica di esclusione dei gay.
I lavori del comitato, durati due anni e svolti da 11 componenti volontari, ex scout e attuali dirigenti, hanno deciso di ignorare una petizione con ben 300mila firme era stata consegnata alla dirigenza dell’associazione da gruppi che avrebbero voluto una maggiore apertura degli eredi di Baden Powell nei confronti dell’omosessualità. Il portavoce dell’associazione con sede a Dallas, Deron Smith, ha spiegato che la commissione, pur "con diverse prospettive e opinioni", è stata unanime nel "raccomandare che la politica fin qui seguita dagli Scout d’America sia preservata". "Con il Paese che avanza verso una maggiore inclusione", ha commentato Chad Griffin, presidente di Human Rights Campaign, "i leader dei Boy Scouts d’America hanno scelto di insegnare la divisione e l’intolleranza".
I casi di Jennifer Tyrrell, madre di quattro bimbi ed ex leader di un gruppo di piccoli scout, improvvisamente espulsa lo scorso aprile perché gay, e di un diciannovenne del Missouri costretto a lasciare dopo aver fatto coming out, hanno suscitato negli Stati Uniti un aspro dibattito. E la conseguente raccolta di firme.
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