Tra via Castagna e via Stassano, fino alla zona industriale, a Brescia, si trova una fitta pineta. Da 20 anni è il luogo dove le persone omosessuali si recano per avere dei rapporti sessuali. Chi ci va, ha un obiettivo ben preciso. Ed è sicuro di portarlo a termine. Così si presenta questa zona, un grande “boschetto”, come lo chiama la gente del posto. A raccontare la storia di questa pineta amata dagli omosessuali è TPI, in un articolo di Federico Gervasoni e Marco Foglia. Il boschetto non è conosciuto solamente dai bresciani, perché ogni notte accoglie gente da Verona, da Milano, da Pavia, da Lodi, da Piacenza e da Bergamo.
E chissà quanti turisti ci capitano, in estate. Sia di giorno e soprattutto di notte, il parco è frequentato ad ogni ora. Una volta, oltre 20 anni fa, in quella zona c’era un famoso locale, il Trap. Amato dalla comunità LGBT, la vicina pineta era perfetta per continuare a divertirsi in altro modo. In visita al boschetto, TPI spiega che chi sta cercando un incontro occasionale lo si riconosce subito . Le scarpe sono sporche di fango e sanno bene dove andare per trovare qualcuno con cui divertirsi, perché camminano spediti. Ad aiutarli ad orientarsi, i due autori del reportage si affidano a un assiduo frequentatore del posto, un 43enne che passa qualche ora lì ogni sera, dopo il lavoro. Non ha problemi a dirlo, è omosessuale e vuole divertirsi.
Da 15 anni, il boschetto di Brescia è diventato una zona pericolosa
L’uomo ricorda com’era quel luogo fino a 15 anni fa: non c’erano rapinatori, spacciatori e malintenzionati. Si andava solo per divertirsi. Ora non è più così, perché sono molti coloro che ne approfittano per vendere droga e nei casi peggiori per aggredire gli omosessuali mentre cercano compagnia. Fingendosi alla ricerca di rapporti, si avvicinavano alle loro vittime, e arrivati in un luogo definito, con dei complici aggrediscono l’uomo con calci e pugni. E gli rubano tutti gli oggetti di valore.
La Polizia è inesistente. Non pattuglia la zona, non passa nemmeno una volante con i lampeggianti accesi, come per dire “siamo qui”. E’ una zona abbandonata a se stessa, dove si possono trovare ragazzi talvolta minorenni che si prostituiscono, drogati in cerca di soldi, o semplicemente qualcuno che vuole divertirsi. E talvolta, finire all’ospedale. Sono molti coloro che vengono picchiati, ma la vergogna è troppo grande per denunciare. Così tutti sanno cosa succede all’interno del boschetto, ma nessuno interviene.
Durante la loro visita alla pineta, Gervasoni e Foglia intravvedono in lontananza delle persone. Non sono uomini in cerca di sesso, hanno dei bastoni in mano. Sono le vedette. Sono coloro che monitorano la zona, che fanno girare gli affari. Sanno riconoscere chi è alla ricerca di un rapporto sessuale, e se lo puntano, il prescelto ha già il destino segnato. Prima c’erano gli slavi, racconta invece un ragazzo di 24 anni, rovinato dalla droga e in continua ricerca di una dose. In quella zona lui andava assieme ad altri 5 ragazzi per aggredire gli omosessuali. Li rapinavano e con i soldi andavano subito ad acquistare della droga. Alcuni di loro si concedevano anche a dei rapporti, pur di racimolare qualche euro.
Gli assidui frequentatori
I testimoni di questo reportage raccontano che spesso arrivano in quella zona anche gente vestita di tutto punto. Parcheggia poco distante l’auto lussuosa, si avvicina a piedi e fa quel che deve fare. Sono Forze dell’Ordine, sacerdoti, uomini conosciuti. Soprattutto è gente non dichiarata, e nel boschetto è sicuro di avere la riservatezza che cerca.
Un luogo di perdizione, direbbe qualcuno. Zone di cruising, direbbero altri. Per altri ancora, un modo come un altro per chi ancora non è dichiarato ma vuole comunque ritagliarsi qualche ora di svago senza pensieri. Anche se certe volte può essere pericoloso.
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